piani internazionali
L'Ue rischia di dare a Xi voce in capitolo sulla sicurezza e di spezzare l'allineamento con l'America
La leva della Cina sulla Russia ha un solo significato: Pechino ha una leva sull'Europa. A cominciare dalle armi. Ma il messaggio implica una condizione: il disaccoppiamento degli stati europei da Washington
Bruxelles. I leader dell’Unione europea si stanno per lanciare in un’offensiva diplomatica per tentare di allontanare Xi Jinping da Vladimir Putin sulla guerra in Ucraina. Il premier spagnolo, Pedro Sánchez, volerà a Pechino questa settimana. Poi toccherà al presidente francese, Emmanuel Macron, accompagnato dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen. Anche l’Alto rappresentante, Josep Borrell, sta preparando una missione cinese. Sánchez ha detto di voler negoziare con Xi un cessate il fuoco in Ucraina. Macron ha fatto sapere che l’obiettivo è “un ritorno della pace nel rispetto del diritto internazionale”. Borrell ha spiegato che grazie alla Cina si “riduce il rischio di guerra nucleare”.
Nel frattempo il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, sta facendo pressioni per resuscitare l’accordo sugli investimenti Ue-Cina che era stato concluso a fine 2020, salvo essere congelato nel 2021 per le sanzioni imposte da Pechino contro deputati e diplomatici europei in rappresaglia a misure restrittive per la repressione nello Xinjinag. Non è escluso che possa essere convocato un summit Ue-Cina. L’improvvisa solerzia europea nei confronti di Xi segue la sua visita a Mosca per mostrare al mondo il suo sostegno politico a Putin. Intervenendo al Consiglio europeo giovedì, il segretario generale delle Nazioni Unite, Anotnio Guterres, ha detto ai capi di stato e di governo dell’Ue che “ostracizzare la Cina” sarebbe “pericoloso”. L’appello è stato ascoltato. Ma gli europei corrono il rischio di concedere a Xi una doppia vittoria strategica: allontanare l’Ue dagli Stati Uniti e dare alla Cina una voce in capitolo sulla sicurezza europea.
“Xi sta usando Putin per influenzare l’Europa”, ha spiegato ieri il commentatore del Times, Edward Lucas: l’Ucraina è la “questione di sicurezza centrale per l’Europa” e “sarà all’ordine del giorno” degli incontri di Sánchez, Macron e Von der Leyen con il presidente cinese. Nessuno nell’Ue considera la dichiarazione in dodici punti della Cina sull’Ucraina un vero piano di pace. Ma Xi ha nelle sue mani diverse leve per influenzare il corso della guerra. Quella principale sono le forniture di armi, considerata una linea rossa dagli europei (l’Ue continua a dire di non avere prove di consegne di armamenti). Altrettanto importanti sono i beni a uso duale (civile e militare), tecnologie e semiconduttori, dopo che le catene di approvvigionamento occidentali sono state interrotte dalle sanzioni: la durata e perfino l’esito della guerra potrebbero dipendere dalla decisione di Pechino di ridurre o aumentare le forniture di alcuni materiali. Secondo Lucas, “la leva della Cina sulla Russia significa leva sull’Europa”.
Dal 20esimo Congresso del Partito comunista cinese, che ha consacrato il potere assoluto di Xi, e dalla riapertura seguita alla fine della strategia “Zero-Covid”, Pechino ha moltiplicato i segnali di voler riallacciare i rapporti con l’Ue. Alla fine del 2022 è arrivato un nuovo ambasciatore presso l’Ue, Fu Cong, che ha usato toni più diplomatici e inviato segnali di apertura, compreso un grande scambio molto favorevole alla Cina, ma che piace a Berlino: cancellare reciprocamente le sanzioni e firmare l’accordo sugli investimenti. Xi dice spesso che “la Cina sostiene l’autonomia strategica dell’Ue”. È musica per le orecchie di Macron.
Ma il significato per il presidente cinese è molto chiaro: l’Ue dovrebbe disaccoppiarsi dagli Stati Uniti, nel momento in cui Washington cerca di convincere i suoi alleati a disaccoppiarsi dalla Cina. È la ragione per cui alcuni stati membri dell’Ue, in particolare quelli dell’est e del nord, guardano con grande scetticismo alla solerzia nei confronti di Pechino. Ai loro occhi i piani di Xi porterebbero a un conflitto congelato in Ucraina e a rischi per l’Ue. Dopo la visita a Mosca di Xi, il premier lettone, Krišjānis Kariņš, ha chiesto all’Ue di “aprire gli occhi” sulle reali intenzioni della Cina.