Un sciopero inusuale blocca la Germania. La via del compromesso
Migliaia di voli sono rimasti a terra così come si è fermato il traffico ferroviario di lunga percorrenza e gran parte di quello regionale. Cosa c'è alla base della più massiccia agitazione nel settore dei trasporti dal 1992
Berlino. I telegiornali hanno offerto immagini inconsuete: grandi stazioni dei treni come quelle di Monaco, Colonia o Berlino completamente deserte mentre su Twitter qualcuno si faceva beffa di Deutsche Bahn che continuava a segnalare l’arrivo in stazione di convogli cancellati. La Germania si è fermata lunedì, la giornata del Mega-Streik, il megasciopero del settore trasporti, vie d’acqua incluse. Migliaia di voli sono rimasti a terra così come si è fermato il traffico ferroviario di lunga percorrenza e gran parte di quello regionale. Lo sciopero di ieri aveva i comuni tedeschi come obiettivo della protesta: è da questi enti che dipendono in gran parte i lavoratori dei trasporti pubblici. Lavoratori generalmente poco specializzati e, a differenza degli stereotipi circolanti in Italia sugli stipendi in Germania, anche poco pagati., come autisti di autobus e metropolitane ma anche educatori d’asilo. Ver.di (la seconda sigla di lavoratori tedeschi e non un partito politico) e il sindacato degli autoferrotranvieri Evg hanno organizzato l’agitazione di lunedì come Warnstreik, ossia “sciopero di avvertimento” per esercitare pressione sui datori di lavoro. Lunedi pomeriggio si è infatti aperto a Potsdam il terzo round negoziale per il rinnovo dei contratti di settore e le due sigle sono arrivate al tavolo dimostrando di essere in grado di mettere la Germania al tappeto.
Quella appena conclusa è considerata la più massiccia agitazione nel settore dei trasporti dal 1992 e ad Anke Hassel, docente di Public Policy alle Hertie School di Berlino ed esperta di mercato del lavoro e politiche industriali, abbiamo chiesto se tale durezza sia comune. “No. Siamo davanti a una situazione speciale perché non abbiamo avuto un’inflazione del genere da almeno 50 anni”, risponde. Nei primi due mesi del 2023 il costo della vita è cresciuto del’8,7 per cento, un livello previsto anche a marzo: percentuali che hanno messo i sindacati in allarme. Ad aggravare la tensione, spiega ancora Hassel, “è la diversa dinamica che esiste fra settore pubblico e privato nei confronti del sindacato”. Negli ultimi sei mesi, nel privato le parti hanno raggiunto accordi in maniera relativamente rapida, “ma va osservato che i lavoratori non sono riusciti a recuperare tutte le perdite subite a causa dell’inflazione”. Il governo federale ha però aiutato detassando i premi una tantum concessi ai dipendenti. L’esercizio di moderazione salariale a cui si è assistito in questo settore, spiega ancora Hassel, riposa però su due assunti: i salari nel privato sono generalmente più alti e perciò meno esposti al carovita; i privati hanno spesso maggiore flessibilità degli enti pubblici, che di norma hanno le mani legate quando si tratta di spendere. E solo pochi giorni fa il ministro delle Finanze Christian Lindner ha ricordato a Länder e comuni che la “festa” degli aiuti a pioggia a cui i tedeschi si sono abituati prima per la pandemia e poi per il caro-energia è finita e che è giunto il momento di stringere la cinghia.
Di soldi ha parlato anche la ministra dell’Interno, Nancy Faeser: arrivando a Potsdam per l’avvio del negoziato l’esponente socialdemocratica ha ricordato che gli stipendi dei dipendenti pubblici sono pagati con le tasse per cui chi troppo chiede (Ver.di il 10 per cento ed Evg il 12) pesa su contribuenti. Per Stefan Kampeter, numero uno dell’Associazione dei datori di lavoro (Bda), la quarta economia globale non si dovrebbe fermare se si fermano gli autisti. “In Germania ci sono troppe poche regole del gioco”, ha dichiarato a Welt Tv, lanciando un appello alla politica affinché “eviti a ogni costo uno scenario alla francese”.
La politica appare in affanno, con l’ennesimo vertice di coalizione per appianare le differenze fra Verdi e Liberali (soprattutto in materia di energia) sospeso dopo molte ore e rimandato a nuova data. La nuova instabilità non è però motivo di preoccupazione: Hassel ha detto di credere a un compromesso. Meno ottimisti sembravano i sindacati, già pronti a dichiarare lo sciopero a oltranza durante il periodo pasquale. Grosse agitazioni nei trasporti risalgono al 1974 e al 1992 durante i governi, rispettivamente, di Willy Brandt e di Helmut Kohl: in entrambi i casi i sindacati chiedevano aumenti attorno al 10 per cento (e lo ottennero nel primo caso e solo la metà nel secondo). In entrambi i casi l’intervento del capo del governo complicò il dialogo fra le parti. Da allora i cancellieri evitano di interferire con i negoziati di contrattazione collettiva.