la repressione di Putin

Chi è Evan Gershkovich, il giornalista americano arrestato dal Cremlino per spionaggio

Micol Flammini

Cronista del Wall Street Journal, era a Ekatirinburg per scrivere un reportage sul reclutamento dei residenti locali nelle milizie del gruppo Wagner. Lo accusano di “raccolta di informazioni segrete” relative a una del complesso militare-industriale russo

Evan Gershkovich è un giornalista americano del Wall Street Journal, lavora in Russia da sei anni e, come ha dichiarato il servizio di sicurezza russo Fsb, è stato arrestato con l’accusa di essere coinvolto nella “raccolta di informazioni segrete” relative a una del complesso militare-industriale russo. Vuol dire che contro di lui è stato aperto un procedimento penale per accuse di spionaggio. Al momento dell’arresto Gershkovich era a Ekatirinburg, una città che nella costruzione del putinismo e dell’antiputinismo ha un ruolo importante, e l’obiettivo della sua missione era scrivere un reportage sul reclutamento dei residenti locali nelle milizie del gruppo Wagner e indagare anche la reazione alla guerra di una città in cui l’ex sindaco è sotto processo per discredito delle forze militari e che gli uomini vicino al Cremlino definiscono il centro dei “disgustosi liberali”. 
 

Si raccolgono le tracce delle ultime ore in cui è stato visto il giornalista che era accompagnato da un attivista locale , Yaroslav Shirshikov. Ad alcuni quotidiani è stato raccontato di un arresto nel centro di Ekaterinburg, alcuni uomini con abiti civili sarebbero entrati in un ristorante e avrebbero arrestato Gershkovich coprendogli il volto e trascinandolo verso un minibus. Mancano dettagli, ma la conferma ufficiale rilasciata dai servizi russi fa pensare alla funzione di questo arresto, che forse Mosca vorrebbe utilizzare per un futuro scambio di prigionieri. 

 

Dopo il 24 febbraio del 2022, con l'inasprimento della censura e un clima sempre più ostile al giornalismo, molte testate russe hanno chiuso, alcune si sono trasferite fuori dalla Russia. I giornalisti internazionali che in un primo momento avevano abbandonato le sedi di corrispondenza, sono poi tornati.

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)