a bruxelles
Von der Leyen fa l'americana con la Cina e imposta la dottrina del "derisking"
La presidente della Commissione europea ha tenuto un discorso che segna un cambio di rotta nei rapporti con Pechino: l'obiettivo è essere meno esposti al peso dell'influenza cinese. Le sue parole rischiano di non essere ben accolte da Macron, Scholz, Sanchez e Michel
Bruxelles. Xi Jinping vuole imporre un nuovo ordine mondiale dominato da Pechino e l’Unione europea deve rispondere con una politica più assertiva per proteggere la sua sicurezza, ha detto oggi Ursula von der Leyen, in un discorso che segna un netto cambio di rotta della presidente della Commissione sulla politica nei confronti della Cina. Sostegno alla Russia come fattore “determinante” per le relazioni future, nuovi strumenti per vietare esportazioni e investimenti in settori sensibili, revisione dell'accordo sugli investimenti concluso nel 2020, riduzione delle dipendenze: pur ribadendo di preferire il “derisking” (la riduzione dei rischi) al “decoupling” (il disaccoppiamento), von der Leyen si è iscritta nel campo dei falchi nel dibattito interno all’Ue su come ridefinire i rapporti con Pechino. Il grande interrogativo è se i grandi stati membri con interessi in Cina seguiranno la nuova “dottrina Ursula”, che si avvicina a quella promossa dal presidente americano, Joe Biden. A cominciare dal presidente francese, Emmanuel Macron, che la prossima settimana sarà a Pechino, accompagnato proprio da von der Leyen.
La guerra della Russia contro l’Ucraina rimane la principale priorità per l’Ue. Contrariamente ad altri leader europei, la presidente della Commissione ha evitato di minimizzare la visita di Xi a Mosca della scorsa settimana. Ha citato per intero la frase del presidente cinese rivolta a Vladimir Putin al momento del congedo (“In questo momento ci sono cambiamenti come non ne abbiamo visti in 100 anni e siamo noi a guidare questi cambiamenti insieme”). Ha lanciato un avvertimento: “Come la Cina continua a interagire con la guerra di Putin sarà un fattore determinante per le relazioni Ue-Cina”. Ma l’obiettivo di Xi è più ampio: “Un cambiamento sistemico dell’ordine internazionale con la Cina al suo centro”, ha spiegato von der Leyen davanti ai think tank Mercator Institute for China Studies ed European policy centre. Xi ha “voltato la pagina sull’era delle riforme e delle aperture” per aprirne una nuova di “sicurezza e controllo”. Secondo von der Leyen, le linee di comunicazioni devono restare “aperte”. Non è nell'interesse dell’Europa “disaccoppiarsi”. Ma occorre concentrarsi sul “derisking” diplomatico ed economico.
Von der Leyen ha annunciato una marcia indietro sull’accordo sugli investimenti che aveva concluso con Xi nel 2020, ma che non è stato ancora approvato dall’Ue. Va rivisto perché “dobbiamo riconoscere che il mondo e la Cina sono cambiati negli ultimi tre anni” e in alcuni settori scambi e investimenti sono “un rischio per la nostra sicurezza economica e nazionale”. Il “derisking” passa dall’utilizzo più intenso degli strumenti di difesa introdotti negli ultimi anni, come i controlli sugli investimenti stranieri o le contromisure sulla coercizione economica. Ma servono anche “nuovi strumenti difensivi per settori critici”, ha detto von der Leyen, citando microelettronica, quantum computing, robotica, intelligenza artificiale, biotech.
La Commissione pensa di vietare alcuni investimenti europei all’estero che possano portare allo sviluppo di capacità militari. Inoltre, presenterà una nuova strategia di sicurezza economica. Di fronte alla Cina serve “la volontà collettiva di rispondere insieme”, ha detto von der Leyen. Il suo discorso rischia di non essere ben accolto da Macron, Olaf Scholz, Pedro Sanchez o il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, promotori di un appeasement con Xi. Secondo Noah Barkin del Rhodium Group, von der Leyen ha lanciato “il guanto di sfida a coloro che in Europa nutrono ancora illusioni sulla partnership con la Cina”.
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