L'editoriale dell'elefantino

Con Trump incriminato torna alla ribalta il paragone loffio tra lui e Berlusconi

Giuliano Ferrara

L'ex presidente americano martedì andrà davanti a un giudice e per alcuni torna in auge il parallelismo con il Cav. Una suggestione per palati grossi, ma che è ridicola per gli intenditori

Con l’incriminazione di Trump per il caso dei pagamenti a Stormy Daniels si riaccende una lucina per illuminare d’immenso la solita ebetudine del paragone loffio tra lui e Berlusconi. I soldi, la tv, l’egocentrismo, l’immobiliare, gli avvocati, le donne e quelle che in epoca vecchia si chiamavano donnine allegre. Il fatto che l’incriminazione possa girare bene per il tycoon americano, facilitandogli forse, ma molto forse, la ripresa politica fino a ora periclitante, trasformandolo di nuovo in supervittima, aggiunge un suo tocco alla comparazione. Suggestione per palati grossi, ridicola per intenditori

 

L’unica vera somiglianza tra i due è che sono stati esclusi dal sistema politico, ma Berlusconi lo è stato dopo la minacciosa distruzione dei partiti per mano giudiziaria, mentre fino a quel momento era parte dell’establishment di governo, e finanziava l’antica democrazia della Repubblica cui aveva regalato il pluralismo televisivo contro il monopolio di stato e grandi innovazioni di linguaggio industriale. Trump è sempre stato un avventore della tv populista e narcisista, non un editore a suo modo liberale e intuitivo, e più che escluso fu deriso e incautamente provocato nelle sue ambizioni egolatriche e nella sua vecchissima ideologia dell’America First, con ampie radici nel fascismo americano isolazionista dei Lindbergh e nelle tradizioni dei demagoghi del sud alla Huey Long. 

 

Per il resto, la realtà è sotto gli occhi di tutti. Fondando il centrodestra in circostanze avventurose, Berlusconi ha incarnato la riforma del sistema, un fenomeno che ancora dura nonostante la sua relativa marginalizzazione, e ha integrato forze aliene come i leghisti e i missini, trasformati in partito di governo legittimo. Trump ha fatto precisamente il contrario: ha smantellato e cerca ancora oggi di distruggere l’equilibrio bipartisan di democratici e repubblicani, sequestrando il Grand Old Party in una retorica fumosa che ha messo capo addirittura al disconoscimento di legittimità dell’elezione presidenziale, cioè la fine della democrazia liberale, a oscure teorie complottiste, a una amministrazione della paura e della menzogna tutta a vantaggio della trasformazione del popolo in folla anonima e superstiziosa. Berlusconi ha dominato per almeno vent’anni, fino alla sua uscita disordinata ma impeccabile dal potere, sia il potere di governo sia quello di opposizione, senza torcere un capello alle istituzioni, servite con i modi di una gentile padrona di casa, e difendendosi dall’accanimento politico, mediatico e giudiziario che lo voleva a ogni costo morto e sepolto. Con un elemento mattoide, megalomane e autoironico che era degno di finire, com’è finito, in un musical sulla scena di Londra, non in un fantasy pieno di episodi dark come il suo ipotetico corrispettivo americano.

 

Non parliamo della politica estera solidale con il mondo libero, fino alla deriva putiniana, che però non è una cosa seria e ha inizio nell’epoca in cui Putin era corteggiato dalla Nato e dall’occidente, con scopi anche lì di integrazione e non di rissa internazionale; non parliamo della politica economica e sociale, una blanda ripresa di idee e programmi liberali senza troppo crederci, e una amministrazione più o meno saggia dell’esistente. (segue nell’inserto XVI)
E trascuriamo pure un impulso alla rivalutazione delle libertà che lo ha portato nella famiglia europea occidentale senza troppo sforzo e senza quei conati di insurrezionalismo anarchico di cui Trump si è fatto in più episodi e momenti abile e trucido trascinatore. 

 

Parliamo invece di donne e donnine. Il Cav. si è notoriamente consolato di un matrimonio svanito e del tempo che passa e ha formato un harem compensativo, inoltrandosi in una vicenda da commedia all’italiana che è molto diversa dal caso Stormy Daniels, sia per il modo delle elargizioni alle ragazze, sia per la convocazione e gestione delle famose cene eleganti, sia per la generosità del tentativo di salvare dalle grinfie dei tutori del comune senso del pudore le nipotine di Mubarak. Per il suo pseudo-omologo si vedrà, ma il Cav. ha goduto di assoluzioni perché il fatto non sussiste per ben tre volte. Trump è stato invece un molestatore con pagamenti cinicamente affidati agli avvocati, e prelevati dai fondi elettorali secondo chi lo accusa, laddove Berlusconi è stato un corteggiatore e un farfallone amoroso spericolato che ha generato con lo sfarfallio dei suoi successi privati e dei suoi lussi personali una sfilza di donne in vista sul proscenio pubblico di cui il catalogo abbiamo già fatto, ed è a suo modo maestoso. E a proposito di integrazione e sorprese della storia, se non sbaglio, la sua ex fidanzata è capo potenziale di un movimento per i diritti civili.

Di più su questi argomenti:
  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.