il libro
Il racconto di come l'America è giunta a un passo dalla sua apocalisse
“La tempesta è qui”, di Luke Mogelson. Tra violenze e politica negli Stati Uniti dell'assassinio di George Floyd e della nascita di Black Lives Matter. Tra l'assalto al Campidoglio e la fusione tra patriottismo ed evangelismo
"Si crede facilmente a ciò che si ha bisogno di credere”, diceva Marc Bloch. Questa frase è alla base della situazione di iperpolarizzazione politica dell’America di oggi. Un paese abituato a una stabilità centrista dove lo spettro partitico era molto più ristretto di quello delle realtà europee, negli ultimi vent’anni, con un’accelerazione negli ultimi sei, è diventato terreno di lotte ideologiche e di estremismi attivi usciti dall’ombra nemmeno fossimo nel primo Novecento.
Il 6 gennaio del 2021, quando una folla violenta ha marciato verso il Campidoglio cercando di ribaltare il risultato delle elezioni, aizzata da un presidente che si rifiutava di lasciare lo Studio Ovale, è diventato una di quelle date da prima/dopo della storia. Un momento che ha sconvolto molti. Un paese che spesso si vanta di essere una delle più antiche, e solide, democrazie liberali del mondo, ha visto nella sua capitale un tentativo di insurrezione antidemocratica.
Si è reso conto che quella solidità era solo apparente. E le menzogne, appunto, sono alla base dei sentimenti che hanno portato a questo momento. Per capire come ci siamo arrivati, e come queste bugie sono nate e cresciute, è utile leggere La tempesta è qui di Luke Mogelson, appena portato in Italia dalla neonata Orville Press, la casa editrice fondata da Matteo Codignola. La principale di queste menzogne, la Big Lie, secondo cui Joe Biden non sarebbe stato legittimamente eletto, ma ci sarebbero stati dei brogli e delle irregolarità controllate dal deep state, è solamente quella che traina una narrazione generale che porta a dubitare di tutto.
Un reporter abituato alle guerre, come quella in Afghanistan o quella in Siria, che Mogelson ha coperto per il New York Times e per il New Yorker, sente nell’America all’epoca del Covid i vagiti di una possibile guerra civile. Le nuove regole nate per rispondere alla pandemia sono viste da una parte della popolazione come un’oppressione governativa, come un’occasione per ritirare fuori le bandiere che inneggiano al 1776. La violenza della polizia, la morte di George Floyd, la nascita di Black Lives Matter, scatenano movimenti e prese di posizione che fanno ripensare ai tempi di Martin Luther King, ma al tempo dei social e di Fox News.
Nascono teorie della cospirazione. Ne vediamo la profondità quando, come fa Mogelson da reporter, si parla con le persone, con chi partecipa a saccheggi e manifestazioni nazionaliste, con chi ha perso un amico ucciso dalle forze dell’ordine, con chi ha fondato gruppi Antifa, con chi vorrebbe buttare giù le statue degli schiavisti, con chi si tatua una svastica, con chi è convinto che l’establishment progressista americano sia formato da una setta di pedofili satanisti, con chi crede che Donald Trump sia un guerriero pronto a sfidare questa congrega segreta che controlla il mondo. C’è chi è pronto a farsi soldato di una crociata. C’è chi è pronto a impiccare il vicepresidente e a invocare la ghigliottina. Questa è “una battaglia tra le tenebre e la luce, tra i devoti e i senzadio, tra il bene e il male”, dice il trumpiano Roger Stone alla folla. La fusione tra patriottismo ed evangelismo crea dei mostri.
Frase banalissima – soprattutto in un tempo in cui ci siamo accorti che il confine tra fiction e non-fiction non è più così importante – ma, La tempesta è qui, tradotto da Francesco Pacifico, si legge come un romanzo. Nel senso che c’è un grado di irrealtà, ci sono elementi così americani, così stereotipati per noi europei, nati forse dall’immaginario televisivo e cinematografico, che a volte non ci si crede nemmeno che certe dinamiche, certe convinzioni, possano essere autentiche. Che certi personaggi possano davvero esistere e possano riuscire ad avere un ruolo di primo piano, estremisti sdoganati perché comodi a qualcuno.