Topless proletari
Le polemiche su Schiappa in copertina su Playboy fanno sembrare moderna l'Italia
La segretaria di stato alle Pari opportunità ha fatto incazzare tutti: i francesi avrebbero preferito vederla in mutande piuttosto che con abiti firmati. A Roma invece abbiamo visto le tette di Matteo Salvini in copertina su un rotocalco senza batter ciglio
Una politica francese è in copertina su Playboy, ma non è nuda. Anzi, la cosa peggiore è che è vestita. I francesi avrebbero preferito vederla in mutande piuttosto che con abiti firmati. Ogni scusa è buona per accusare il governo di Élisabeth Borne di essere lontano dalle piazze (anche perché se si avvicina va a fuoco). E così che Marlène Schiappa, segretaria di stato alle Pari opportunità, l’ex blogger e mamma in carriera che ha introdotto le multe contro i fischi per strada e i comportamenti lascivi, ha fatto incazzare tutti.
Non che sia un caso isolato di pessima comunicazione. Circa una settimana fa Macron s’è fatto deridere per aver spiegato il suo pensiero politico sulle pensioni in una lunga intervista su una rivista per bambini (meglio convincerli da piccoli?), questo dopo essersi presentato in tv a parlare di sacrifici con un orologio da migliaia di euro. Ora, a cassonetti ancora fumanti, la viceministra Schiappa si prende la copertina di un giornale in declino per difendere gay e aborti. Non mi stupirebbe se lo facesse infilando la testa direttamente in una ghigliottina. I politici francesi sono più incapaci di comunicare di quelli italiani o forse il problema è che non ci sono più riviste presentabili? Lei si difende con le solite cose: sono una donna, il corpo è mio, sono libera di fare ciò che credo. Forse Playboy esiste ancora per consentire anche alle viceministre progressiste che vorrebbero denudarsi di poterlo fare senza usare frasi kitsch di Paulo Cohelo, ma con dodici pagine di violenza sulle donne, economia solidale, riscaldamento globale. Tutta roba che ai tempi di Hugh Hefner si sarebbe saltata per arrivare alle foto con le tette quando ancora valevano qualcosa. Se la rivoluzione sessuale era un complotto maschile per poter scopare di più, la politica dell’inclusività è un complotto per farci desiderare il ritiro anticipato da ogni cosa.
Sul Playboy degli anni d’oro c’erano anche favolose interviste a Nabokov, Vonnegut, Capote che si trovano negli archivi. Playboy tolte le donne nude era una rivista letteraria. Oggi i giornali sono così disperati che si trovano a pubblicare foto di politici vestiti. Mentre sui giornali italiani circolavano false copertine con la Schiappa in pose lascive e con le tette in mostra. Era l’opera di un tizio su Twitter che s’è divertito con photoshop. Per noi italiani dal Papa col piumino in giù è tutto plausibile, la nostra soglia della realtà è bassissima, ci berremmo persino il sale se Wanna Marchi ce lo chiedesse, e abbiamo già visto le tette di Matteo Salvini in copertina su un rotocalco. Siamo all’avanguardia del porno soft. Credevo che con l’introduzione di nuovi futili reati, i divieti di mangiare carne non in vendita e le multe a parlare lingue che non conosciamo, fossimo messi male. Fortuna che a farci sembrare ancora moderni ci sono i francesi con le loro anacronistiche lotte sindacali per non alzare l’età pensionabile, i referendum contro i monopattini elettrici e le polemiche per interviste concesse a giornali fantasma. Sembrano intrappolati in un altro secolo. Quello in cui a offendere non è il topless ma una che non finge d’essere una proletaria.