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Parigi s'allarma per la spartizione del mercato editoriale tra Bolloré e Kretinski
I due uomini d’affari e le belles lettres non preoccupano soltanto i più radicali. L'oligopolio che si verrebbe a creare costituisce un problema concreto soprattutto per le più di tremila librerie indipendenti di Francia
Parigi. Il mondo dell’editoria francese è in ebollizione. Dopo mesi di battaglie con l’Antitrust europeo, il magnate bretone e patron di Vivendi, Vincent Bolloré, ha accettato di cedere Editis, secondo gruppo editoriale d’oltralpe per giro d’affari: conditio sine qua non imposta da Bruxelles per poter mettere le mani su Hachette Livre. Problema: l’acquirente di Editis è un uomo d’affari ceco che ha fatto fortuna con gas, retail e media e che la Parigi delle belles lettres guarda con sospetto, Daniel Kretinski.
Se due anni fa avessero detto ad Antoine Gallimard e agli altri signori del mondo letterario parigino che il primo e il secondo mastodonte dell’editoria made in France sarebbero stati controllati da Bolloré e Kretinsky, nessuno ci avrebbe creduto, nemmeno per un istante. Per idee, curriculum e frequentazioni sono entrambi lontani anni luce dall’editore-intellò che decide quali libri pubblicare seduto al Cafè de Flore o da Lipp a Saint-Germain-des-Prés, e su quale romanzo puntare per vincere il Goncourt, ma tant’è: l’uomo d’affari bretone, attraverso la finalizzazione dell’acquisto di Lagardère, sarà il proprietario di Hachette Livre (Grasset, Fayard, Stock, Larousse, Calmann-Lévy, JC Lattès) che pesa 1,1 miliardi di euro di fatturato l’anno; Kretinski, tramite International Media Invest, filiale della sua holding Cmi, è in “negoziazione esclusiva” con Vivendi, e guiderà nelle prossime settimane un impero letterario da 850 milioni di euro di introiti annuali, che ha nel suo portafoglio case editrici come Plon, Robert Laffont, Julliard, XO Éditions. “I miliardari fanno man bassa dell’economia del libro”, scrive Mediapart, il giornale della gauche radicale guidato da Edwy Plenel.
Al di là dei toni anticapitalisti di Mediapart, la concentrazione di queste case editrici nelle mani di soli due attori pone diverse questioni. Bolloré, tramite il gruppo Canal Plus, opera già un’influenza non indifferente nel mondo dei media, mettendo in valore i suoi pupilli sovranisti, a partire da Éric Zemmour, ex giornalista del Figaro oggi leader del partito Réconquête!. E il timore degli editori sotto l’ombrello di Hachette Livre è che gli stessi metodi e le stesse linee guida vengano applicati anche a loro.
Kretinski, nonostante il tentativo di ingraziarsi una certa Parigi progressista attraverso l’entrata nell’azionariato del Monde e un prestito di 14 milioni di euro a Libération, è un uomo d’affari con un passato opaco, diventato ricco tramite il gasdotto Eustream, porta d’accesso del gas russo in Europa, e il cui nome è finito nei Panama e nei Paradise Papers per società in paradisi fiscali. Kretinski, pochi giorni fa, è diventato anche il principale azionista di Fnac-Darty, primo distributore in Francia di libri, prodotti culturali, audiovisivi ed elettronici. Come sottolineato da Mediapart, il magnate ceco si appresta a radicarsi “in tutti livelli della catena economica del libro: con le case editrici di Editis, con la sua filiale di distribuzione e di diffusione commerciale, Interforum, e la Fnac”.
La situazione preoccupa molto le librerie indipendenti, che sono più di tremila in Francia. “Che il proprietario del numero due dell’editoria sia anche il principale azionista del più grande venditore di libri in Francia è ovviamente un problema per noi”, ha dichiarato a Mediapart Guillaume Husson, presidente del Syndicat de la librairie française (Slf). Secondo Julien Pillot, economista all’Inseec (Institut des hautes études économiques et commerciales), il problema è che Editis potrebbe riservare alla Fnac l’esclusività delle sue produzioni letterarie, dando così alla Fnac condizioni vantaggiose rispetto a quelle che il gruppo potrebbe imporre ai concorrenti”. Solo l’Antitrust europeo, che ha tempo fino al prossimo 23 maggio per studiare i dossier, potrebbe fermare la spartizione del mondo editoriale francese firmata Bolloré-Kretinski.