dal Cile
Sicurezza e immigrazione fanno crollare i consensi di Boric in Cile
Il Cile era considerato uno dei paesi più sicuri in un continente che ha comunque tassi di omicidi maggiori dell’Europa. Ora gli omicidi sono cresciuti del 33,4 per cento rispetto al 2021. Le scelte fatte dal presidente lo mettono in difficoltà davanti al suo elettorato
Grande protagonista del 28esimo vcertice Iberoamericano a Santo Domingo del 24 e 25 marzo, il presidente cileno Gabriel Boric appare in grave crisi in casa, a poco più di un anno dal suo insediamento (11 marzo 2022). Ma forse le due cose sono collegate. Al vertice, infatti, si è fatto notare per la veemenza con cui ha preso di petto l’involuzione autoritaria in Nicaragua e Venezuela, ripetendo che la sinistra latinoamericana deve smetterla di coprire regimi autoritari solo perché le appaiono ideologicamente vicini. Questo impegno è meritorio, anche perché il modo in cui ha subito offerto la cittadinanza cilena agli oppositori che Daniel Ortega aveva espulso e reso apolidi ha indotto anche altri due presidenti latinoamericani di sinistra come l’argentino Alberto Fernández e il colombiano Gustavo Petro a fare altrettanto.
In Cile, però, il suo problema è un’ondata di criminalità che spaventa i cileni, e lo costringe a adottare provvedimenti e leggi che lo mettono chiaramente in imbarazzo rispetto alla sua storia e al suo elettorato.
Mercoledì, in particolare, il Congresso ha approvato una legge detta del “grilletto facile” che stabilisce una “legittima difesa privilegiata” per i corpi di polizia: una risposta alla commozione popolare per ‘’assassinio della sergente dei Carabinieros Rita Olivares, crivellata mentre scendeva dalla vettura di servizio. Dunque, quando un poliziotto o militare utilizzerà le sue armi di servizio si presumerà che “siano state correttamente impiegate” se lo si è fatto per difesa, salvo la possibilità di dimostrare il contrario. Carolina Tohá, ministro dell’Interno, che è figlia di un ministro di Allende assassinato dal regime di Pinochet, ha puntualizzato che sono state bloccate proposte della destra “francamente aberranti”, ma ha riconosciuto che qualcosa bisognava fare. Il giorno dopo è stato però assassinato un altro poliziotto: il terzo in 23 giorni. In una cerimonia funebre cui hanno preso parte tutti gli ex-presidenti del Cile ancora in vita e dove un generale si è messo a piangere, Boric ha promesso di stanziare l’equivalente di un miliardo e mezzo di dollari all’anno per rafforzare la protezione degli agenti con equipaggiamenti più sicuri.
Una volta, il Cile era considerato uno dei paesi più sicuri in un continente che ha comunque tassi di omicidi maggiori dell’Europa. Ma secondo la Subsecretaría de Prevención del Delito nel 2022 gli omicidi sono cresciuti del 33,4 per cento rispetto al 2021: la seconda maggior variazione dell’America Latina dopo l’Ecuador, dove sono aumentati di oltre l’80 per cento. Una causa della violenza è l’agitazione terrorista di estremisti di etnia mapuche, secondo cui lo stato cileno resta per loro un nemico anche con un presidente di sinistra radicale. Ma più grave è il ruolo di stranieri, che rispondono in gran parte a reti internazionali di narcos, ma sono anche in larga misura corrispondenti a una diaspora venezuelana che vede ormai 7,1 milioni di persone in fuga dal regime di Maduro. Esattamente come avvenuto per la diaspora siriana infiltrata dai jihadisti e dal regime di Assad, anche qui tra tanta gente onesta ci sono delinquenti che comunque non riuscivano più neanche loro a sopravvivere in patria: c’è gente che è stata spinta ai margini della legge dalla disperazione e c’è pure un lavoro di infiltrazione consapevole fatto dal regime di Caracas, appunto per destabilizzare i suoi critici e a tempo stesso screditare i suoi oppositori.
La Procura che indaga sull’ultimo omicidio ha diffuso le foto di due stranieri, e il Procratore nazionale Ángel Valencia ha detto che chiederà la carcerazione preventiva per tutti gli stranieri detenuti privi di carta di identità cilena. Boric ha comunque ammesso che bisogna ripensarci su tutte le accuse di violenza che furono fatte agli agenti durante quelle grandi proteste del 2019 da cui venne il movimento che poi lo ha portato alla presidenza. In questo momento l’approvazione di Boric è appena al 29 per cento, la più bassa della storia del Cile democratico, e i due terzi dei cileni indicano come loro principale preoccupazione la delinquenza.