Andreas Malm durante un incontro a Parigi 

in francia

Chi è Andreas Malm, star del “leninismo ecologico” violento che piace ai mélenchoniani

Mauro Zanon

Lo scrittore e attivista svedese elogia Hamas e i suoi medoti e predica l’integrazione del sabotaggio nel repertorio delle azioni dei movimenti ecologisti. Tra i milieux radicali francesi è diventato una star

Parigi. Lo scorso 23 marzo, mentre Parigi veniva mezza saccheggiata dai facinorosi ostili alla riforma delle pensioni di Emmanuel Macron, Andreas Malm, 45 anni, sdottoreggiava sulla necessità del “sabotaggio” come metodo di lotta dalla cattedra dell’Institut de la Boétie, il think tank fondato nel settembre del 2022 dalla France insoumise di Jean-Luc Mélenchon, per “sostenere e condividere un pensiero critico che rappresenta oggi l’unica alternativa al sistema dominante e devastatore neoliberale”. Il nome di questo professore di geografia umana presso l’Università di Lund, scrittore e attivista dell’ultrasinistra svedese, non è ancora noto al grande pubblico, ma nei milieux radicali francesi è già una star. “Prendere di mira i Suv e i jet privati può stimolare le persone a unirsi alla lotta”, ha detto a Reporterre, megafono dell’ecologismo radicale francese. “Lo sviluppo della France insoumise e il relativo successo di Mélenchon nel 2022 sono promettenti”, ha dichiarato a Mediapart, il giornale dell’estrema sinistra militante parigina.  

Malm, autore nel 2020 del  libro-manifesto “How to Blow Up a Pipeline: Learning to Fight in a World on Fire”, è il nuovo intellò che tutti si contendono e tutti citano alla gauche della gauche, sedotti dai suoi discorsi oltranzisti a partire dall’idea che sta alla base del suo pensiero incendiario: l’integrazione del sabotaggio nel repertorio delle azioni dei movimenti ecologisti. Malm punta a ridefinire le strategie e le tattiche da utilizzare per abbattere “il sistema capitalista”, rivendica la necessità di imporre un “comunismo di guerra” e un “leninismo ecologico”, e spiega che la società cambierà quando la maggioranza dei cittadini capirà che bisogna aumentare progressivamente il livello di violenza. Il 25 marzo, è andato ad assistere e ad applaudire la guerriglia degli ecologisti radicali contro il progetto di un mega bacino idrico a Sainte-Soline, nella Nuova Aquitania – guerriglia che ha provocato decine di feriti tra i gendarmi, anche gravi. “La violenza contro i nostri gendarmi da parte dell’estrema sinistra a Sainte-Soline: indicibile, insopportabile. Nessuno dovrebbe tollerarlo”, commentò il ministro dell’Interno francese, Gérald Darmanin. Per Malm, invece, le proteste dei militanti ambientalisti a Saint-Soline sono “un’avanguardia”, un assaggio di una ribellione violenta che andrebbe a sua detta generalizzata. “Sono rimasto impressionato sia dal grado di militantismo mostrato dai manifestanti sia dalla violenza della polizia. E’ un evento di importanza storica: è il primo grande conflitto sociale legato al tema del cambiamento climatico. Queste lotte si intensificheranno, man mano che lo squilibrio climatico si accentuerà”, ha detto a Reporterre, dicendo di non parlare francese, ma vantandosi di aver insegnato al figlio lo slogan “Tout le monde déteste la police” (tutti odiano la polizia): “Sono le uniche parole che conosco”. 

Collaboratore di diverse riviste dell’ultrasinistra svedese come Arbetaren e Internationalen, e del magazine anticapitalista newyorchese Jacobin, Malm è noto in Svezia per le sue posizioni radicalmente ostili a Israele, un paese occupato dall’“entità sionista”, dai “coloni”, a detrimento del popolo palestinese, come ha scritto in un testo del 2017, “The Walls of the Tank: On Palestinian Resistance”. L’attivista svedese non perde mai l’occasione per elogiare Hamas e i suoi metodi, e per citare lo slogan islamista “Dal fiume al mare”. “Gli arabi non dovrebbero essere gli unici a rispettare una personalità come Mohammed Deïf”, afferma Malm, in riferimento al leader delle Brigate al-Qassam, braccio armato di Hamas a Gaza e mente della strategia del lancio di razzi contro Israele. Nel 2010, l’ultimo guru dei mélenchonisti ha forgiato il concetto di “capitalocene”, che attribuisce al sistema capitalista tutte le responsabilità del riscaldamento globale, dedicandogli un’opera: “Fossil Capital: The Rise of Steam Power and the Roots of Global Warming”. Il secondo intervento di Malm a Parigi è previsto nelle prossime settimane sempre all’Institut de la Boétie e sarà dedicato alle “strategie di disobbedienza”. Éric Denecé, direttore del Centre de recherche sur le renseignement, mette in guardia i francesi da questo nuovo “profeta”: “L’ecoterrorismo non esiste ancora in Francia, ma il problema di questo personaggio è che con il suo discorso può aprire una nuova fase”. 
 

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