Giorgia Meloni e Ursula von der Leyen (Lapresse)

Voci vs. numeri

No, l'Italia non è sola sui migranti. Tutto quello che fa l'Ue per aiutarla

David Carretta

La Commissione analizzerà il significato dello stato di emergenza deciso dal governo di Giorgia Meloni. L'allarme europeo è politico: Bruxelles teme di essere presa di mira in una narrazione vittimistica. Che non corrisponde alla realtà

Bruxelles. La decisione del governo di Giorgia Meloni di dichiarare lo stato d’emergenza sui migranti ha fatto suonare un campanello d’allarme dentro la Commissione europea. Mercoledì una portavoce dell’esecutivo di Ursula von der Leyen, pur riconoscendo che la decisione è una competenza nazionale, ha annunciato che la Commissione intende analizzare lo stato d’emergenza per capire “cosa implica”. L’allarme, tuttavia, non riguarda tanto gli aspetti giuridici e la compatibilità con il diritto comunitario. L’allarme è politico: Bruxelles teme di essere nuovamente presa di mira con la litania dell’Italia “lasciata sola” a fronteggiare l'emergenza migranti. A poco più di un anno dalle elezioni europee e nel momento in cui i negoziati sul nuovo Patto su migrazione e asilo entrano nella fase finale, gli effetti di uno scontro con Roma potrebbero essere dirompenti. La Commissione è pronta a reagire con dati e numeri per smentire la narrazione dell’Italia abbandonata a sé stessa.

 

Le prime cifre riguardano la solidarietà finanziaria. L’Italia era e rimane il principale beneficiario degli aiuti dell’Ue per gestire i flussi migratori. Tra il 2014 e il 2020, Roma ha ricevuto oltre un miliardo di euro dal bilancio comunitario: 590 milioni dal Fondo asilo, migrazione e integrazione, e altri 453 miliardi dal Fondo per la sicurezza interna. Per il periodo 2021-27, gli aiuti già programmati dall’Ue per l’Italia si avvicinano al miliardo: 520 milioni dal Fondo asilo, migrazione e integrazione, 315 milioni dallo Strumento per la gestione delle frontiere e 83 milioni dal Fondo per la sicurezza interna. A queste risorse si aggiungono diversi progetti su altre poste di bilancio, come i 7 milioni di euro stanziati per un programma dell’Unicef sull’accoglienza dei minori non accompagnati in Italia. Le agenzie dell’Ue, inoltre, sono presenti in forza. Attualmente Frontex ha oltre 300 funzionari in Italia. Europol ha inviato 21 ufficiali per aiutare sui controlli di sicurezza di chi sbarca e sulle attività di indagine sul traffico di migranti. L’Agenzia per l'asilo dell’Ue ha oltre 170 funzionari per l’accoglienza, le domande di protezione internazionale o la mediazione culturale.

 

Sulla solidarietà, l’attenzione è spesso incentrata sul ricollocamento dei richiedenti asilo. Il meccanismo concordato a giugno del 2022, sotto la presidenza francese del Consiglio dell’Ue, è partito lentamente e ha subìto un brusco arresto dopo lo scontro tra Roma e Parigi sulla Ocean Vikings. Ma ora è ripartito. Delle tremila “relocation” promesse ai paesi di primo ingresso, ne sono state eseguite 884. L’Italia è il primo beneficiario, con 512 migranti trasferiti verso altri stati membri. “Altri trasferimenti sono in preparazione” dopo che è stata concordata una “procedura accelerata”, spiega un secondo funzionario dell’Ue. Alcuni stati membri accusano l’Italia di non rispettare la sua parte del contrattato: la responsabilità in cambio della solidarietà. Da quando è entrato in carica, il governo Meloni ha smesso di accettare trasferimenti di “dublinanti” (i migranti entrati in Italia che si sono trasferiti in altri paesi dell’Ue). Anche la Commissione è criticata perché continua a chiudere gli occhi sulle violazioni delle regole di Dublino da parte dell’Italia.

 

In realtà è sul piano politico che la Commissione sta dando maggiore sostegno all’Italia, anche a costo di minare la propria credibilità sui valori e di abdicare al ruolo di guardiano dei trattati. L’esecutivo von der Leyen ha rifiutato di esprimersi sul decreto che ostacola le attività delle navi delle ong, nonostante lo consideri problematico. Ma in nessun altro settore la condiscendenza della Commissione è importante quanto nella strategia di intercettare i migranti nel Mediterraneo prima che arrivino in acque europee. Il Piano d’azione sul Mediterraneo centrale riprende quanto fatto con la Libia negli scorsi anni. L’obiettivo è di esternalizzare la gestione delle frontiere con aiuti finanziari, motovedette e altro materiale. Dietro l’obiettivo dichiarato di rafforzare le capacità di “ricerca e soccorso” dei paesi terzi c’è la volontà non dichiarata di intercettare i migranti. Ogni rapporto critico – l’Onu ha accusato l’Ue e l’Italia di finanziare e sostenere autorità libiche complici di trafficanti e scafisti – viene accolto dalla Commissione con un’alzata di spalle. Le consegne di motovedette alla Libia andranno avanti. Il 27 aprile la commissaria agli Affari interni, Ylva Johansson, sarà in Tunisia con l’italiano Matteo Piantedosi e il francese Gérald Darmanin. L’intenzione dell’Ue è di rafforzare la guardia costiera tunisina per bloccare i barchini e creare un coordinamento con Italia e Malta per facilitare le intercettazioni. Le autorità di Tunisi dicono di aver impedito a oltre 14 mila migranti di arrivare sulle coste italiane dall’inizio dell’anno: cinque volte di più che nel 2022. Nel frattempo è salito a 24 morti il bilancio dell’ultimo naufragio al largo della Tunisia.

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