Il piano
Crolla l'export e Gazprom vuole aumentare il prezzo del gas in Russia
Il vicepresidente del colosso statale ha proposto al governo di liberalizzare i prezzi all'ingrosso. Questo comporterebbe un'ulteriore perdita di competitività delle industrie del paese, già fiaccate dalle sanzioni
Gazprom vuole aumentare i prezzi del gas in Russia per compensare i mancati introiti delle esportazioni in Europa. Secondo Kommersant, il quotidiano economico russo, il vicepresidente del colosso statale Vitaly Markelov ha proposto al governo di liberalizzare i prezzi all’ingrosso per i consumatori industriali di alcune regioni sottolineando che il settore del gas “dovrebbe spostare l’attenzione dall’export al mercato interno”. Una decisione che causerebbe un aumento dei prezzi per i russi, e un’ulteriore perdita di competitività per le industrie del paese, già compromesse dalle sanzioni e dalla carenza manodopera.
Gazprom è costretta a orientarsi al mercato interno a causa della guerra in Ucraina. La liberalizzazione dei prezzi è in discussione da vent’anni, ma la riforma non ha mai avuto luogo. Attualmente Gazprom ha una quota di mercato interno del 63 per cento e vende gas secondo una tariffa fissata dalle autorità, a differenza di Novatek e Rosneft, che possono venderlo a un prezzo libero che tuttavia è fortemente influenzato da questa tariffa. Allo stesso tempo però, Gazprom è obbligata a vendere gas alla stessa tariffa anche nelle regioni in cui quel prezzo non copre i costi, andando in perdita. I vertici di Gazprom ritengono che Novatek e Rosneft stiano mettendo la società statale fuori mercato prendendo clienti nelle regioni più redditizie e lasciando a loro quelli delle regioni non profittevoli. Pertanto, vogliono che anche per Gazprom venga eliminata ogni limitazione nel determinare il prezzo.
In precedenza questo problema non esisteva, poiché ogni perdita di Gazprom era ampiamente compensata dall’export in Europa. Adesso invece la società ha bisogno di fare cassa sul mercato interno per continuare a fare profitti e distribuire dividendi. In teoria un aumento della concorrenza dovrebbe portare a una diminuzione dei prezzi per i consumatori, ma nel caso della Russia gli esperti non si aspettano niente del genere. Perché il mercato russo è sempre stato protetto dalle esportazioni, che assicuravano alle società di guadagnare e allo stato calmierare i prezzi e finanziare il bilancio. Mosca oggi deve affrontare, dato di marzo, un crollo delle entrate da oil & gas del 46 per cento rispetto al 2022.
La Russia era il principale fornitore di gas europeo con una quota del 39,3 per cento nel 2021 ridottasi al 15 per cento nel terzo trimestre del 2022. Secondo i dati di Eurostat, nel periodo da agosto 2022 a marzo 2023 il consumo di gas nell’Ue è diminuito del 17,7 per cento rispetto allo stesso periodo dei cinque anni precedenti, permettendo agli stati membri di arrivare a pochi mesi dall’estate con gli stoccaggi di gas pieni al 55-60 per cento, quasi il doppio rispetto al 2022. Tuttavia, l’ultimo rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) ha rilevato che il calo dei consumi europei è stato in buona parte garantito dalle temperature clementi di un inverno mite. Ciò significa che non bisogna abbassare la guardia. Secondo le ipotesi di scenario dell’Associazione europea degli operatori del trasporto gas (Entsog), per superare senza razionamenti forzati anche il prossimo inverno i paesi europei devono continuare a contenere i consumi. Se le temperature dovessero essere meno miti, o se addirittura si rivelassero molto fredde, un taglio totale delle forniture russe di gas potrebbe consumare gli stoccaggi europei fino a un livello critico. La Russia continua a vendere gas all’Europa perché ha bisogno di soldi, ma il Cremlino non ha rinunciato a giocarsi la carta del ricatto energetico. Soprattutto se arrivasse un inverno freddo.