la telefonata

Zelensky parla al telefono con Xi, senza illusioni

Micol Flammini

Per il presidente ucraino è stato un successo diplomatico, ma Kyiv ha ormai abbassato ogni aspettativa con Pechino. Cosa si sono detti i due leader e chi è il rappresentante speciale che la Cina vuole mandare in Ucraina

Il leader cinese Xi Jinping e Volodymyr Zelensky hanno parlato al telefono, come ha scritto Pechino nel comunicato finale “su invito” del presidente ucraino. Dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, Zelensky ha  chiesto un colloquio con Xi, ma mentre il leader cinese ha continuato a tenere relazioni molto strette con Mosca, non aveva mai accontentato Kyiv. Durante la telefonata, Zelensky ha detto che manderà un nuovo ambasciatore in Cina e Xi invierà invece un rappresentante speciale in Ucraina e in altri paesi per tenere colloqui con tutte le parti coinvolte nella risoluzione della “crisi”: nel comunicato non compaiono mai le parole guerra o Russia. Pechino si sta cimentando in un inedito ruolo da mediatore, Xi è riuscito a far parlare di nuovo Arabia Saudita e Iran, sta partecipando alla costruzione di un asse di alleanze alternativo che condivide con Mosca, e riguardo al conflitto in Ucraina si è dichiarato neutrale, ma c’è una sproporzione evidente tra i suoi rapporti con Putin e quelli con Zelensky. E un dettaglio la dimostra ancora di più: il rappresentante speciale che la Cina ha incaricato di svolgere i colloqui sarà Li Hui, ex ambasciatore di Pechino in Russia e insignito da Putin di una medaglia dell’amicizia nel 2019. 

 

Per Zelensky la telefonata è stata comunque un successo diplomatico, la attendeva da un anno e un contatto con Xi è importante, ma dal richiedere la mediazione di Pechino, Kyiv ha abbassato le sue aspettative  e ora punta a evitare che la Cina possa aiutare la Russia nel conflitto. Per dare questa garanzia, Xi ha detto a Zelensky che Pechino non “aggiungerà benzina alle fiamme, né sfrutterà l’occasione per trarne vantaggio”:  il riferimento è ai partner occidentali di Kyiv,  Stati Uniti in testa,  e all’aiuto che forniscono all’esercito ucraino.  Xi ha detto a Zelensky che Pechino non “aggiungerà benzina alle fiamme, né sfrutterà l’occasione per trarne vantaggio”

Gli Stati Uniti hanno detto che il colloquio tra i due leader è stato positivo e Mosca ha lodato gli “sforzi cinesi”, come li ha chiamati la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova, ed è difficile pensare che il Cremlino non sapesse della telefonata in anticipo. 

 

Dopo questa chiamata le ambiguità rimangono tutte, come già espresse nei dodici punti in cui Pechino presentava la sua visione del conflitto e che in molti hanno scambiato per un trattato di pace. In un anno di guerra, in un anno di richieste finite nel vuoto da parte di Kyiv per un ruolo più attivo da parte di Pechino, in un anno di avvicinamento tanto ostentato e bisognoso da tutte e due le parti tra Xi e Putin, è difficile credere che la Cina possa mediare. Xi dopo le ultime settimane di polemiche europee sui rapporti con Pechino  ha fatto un gesto che a qualcuno potrà anche essere piaciuto, soprattutto a Parigi, ma per l’Ucraina la telefonata è servita a lasciare una porta aperta, per assicurarsi di non trovarsi un nuovo nemico da affrontare. Senza illusioni. 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)