L'Eurogruppo mette Meloni con le spalle al muro sul Mes
Il presidente Donohoe accusa il governo di prendere in ostaggio gli altri stati che potrebbero aver bisogno di una rete di sicurezza per le crisi bancarie. Sullo sfondo c’è anche il negoziato sulla riforma del Patto di stabilità
Bruxelles. L’Eurogruppo ha definitivamente perso la pazienza per la mancata ratifica del nuovo trattato del Mes da parte dell’Italia, al punto che il suo presidente, Paschal Donohoe, anche se con toni diplomatici, si è spinto ad accusare il governo Meloni di prendere in ostaggio gli altri stati che potrebbero aver bisogno di una rete di sicurezza per le crisi bancarie. “Urgente”, “fondamentale”, sono alcune delle espressioni non solo di Donohoe, ma anche della presidente della Bce, Christine Lagarde, e del direttore del Mes, Pierre Gramegna, per definire il nuovo trattato. Il ministro Giancarlo Giorgetti non era presente alla discussione, perché impegnato a Roma con il voto sul Def. Ma dall’Eurogruppo a Stoccolma il messaggio non poteva essere più chiaro e gli è stato ripetuto non appena atterrato: “Capiamo”, ma la ratifica deve avvenire “il più presto possibile” e “non più tardi della fine dell’anno”.
Donohoe ha lanciato il suo richiamo all’Italia sul Meccanismo europeo di stabilità, sin dall’inizio della conferenza stampa al termine dell’Eurogruppo, senza essere sollecitato dai giornalisti. Le recenti crisi bancarie negli Stati Uniti e in Svizzera “ci hanno ricordato il lavoro che ancora dobbiamo fare” e una delle “due priorità riconosciute” dai ministri all’Eurogruppo è “continuare a mantenere il nostro impegno che il Mes possa fornire il backstop (la rete di sicurezza finanziaria, ndr) di liquidità al Fondo di risoluzione unico”, ha detto Donohoe. “Riconosciamo che questa è una questione di grande importanza nel Parlamento italiano e molto importante per il governo italiano. Lo capiamo. Ma è molto importante enfatizzare che, pur rispettando la decisione che l’Italia potrebbe prendere di non accedere mai alla rafforzata capacità che verrebbe creata dalla ratifica del trattato Mes, abbiamo comunque bisogno che il trattato Mes sia ratificato affinché altri paesi possano accedere”. E Donohoe lo ha ripetuto pressoché a ogni domanda dei giornalisti: “Rispettiamo pienamente che un paese possa non voler aver accesso al sostegno che il Mes può offrire per le crisi bancarie, ma è importante che altri paesi abbiano la possibilità di farlo”. Lo stesso è stato detto da Lagarde. “Il nostro settore bancario deve essere a prova di futuro”, ha spiegato la presidente della Bce: “Ci sono stati appelli ricorrenti da parte dell’Eurogruppo in senso largo e del Mes” all’Italia “a unirsi al processo di ratifica che è stato completato da tutti i paesi. Sarebbe bene” se l’Italia ratificasse, “perché avere un backstop in caso di difficoltà servirebbe a tutti”.
L’accordo sul nuovo trattato, che fornisce il “backstop” del Fondo di risoluzione unico per le banche in crisi, era stato raggiunto nel 2020. La riforma del Mes sarebbe dovuta entrare in funzione già nel gennaio 2021. L’Italia è l’ultimo paese a non aver ratificato, a causa della cagnara contro il Mes condotta da Fratelli d’Italia, Lega e Movimento 5 stelle nel corso degli ultimi tre anni. La stessa Giorgia Meloni nel dicembre del 2019 era andata a manifestare a Bruxelles contro l’accordo sul nuovo Mes, che era stato negoziato dal governo gialloverde e approvato dal governo rossogiallo. Oggi la maggioranza di Meloni rischia di spaccarsi sulla ratifica in Parlamento. Senza il M5s, potrebbero non esserci i numeri per l’approvazione. Ma l’Eurogruppo non accetta più scuse. A ottobre aveva deciso di concedere tempo al governo Meloni appena arrivato per trovare una via d’uscita che portasse alla ratifica. Venerdì diversi ministri delle Finanze della zona euro hanno sollevato il problema durante la riunione dell’Eurogruppo. Le tensioni finanziarie seguite al fallimento di Silicon Valley Bank e al salvataggio di Credit Suisse hanno spaventato tutti. Inoltre – spiega al Foglio una fonte dell’Eurogruppo – “la mancata ratifica dell’Italia blocca la discussione” su altre riforme. Ha un “chilling effect” ed è “impossibile discutere di altre misure che possono essere utili nel nostro sistema”, dice la fonte. I ministri delle Finanze stanno negoziando i meccanismi sulla garanzia europea sui depositi, dossier cruciale per l’Italia. Sullo sfondo c’è anche la questione della fiducia tra governi nel negoziato sulla proposta di riforma del Patto di stabilità e crescita appena presentata dalla Commissione.
Donohoe di fatto ha rigettato anche la richiesta di Meloni di rinegoziare il ruolo del Mes prima della ratifica da parte dell’Italia per dare al fondo salva-stati la possibilità di finanziare investimenti. Gramegna “ha già iniziato consultazioni”, ma va riconosciuto “che ci sono visioni diverse sul futuro uso del Mes”, ha spiegato il presidente dell’Eurogruppo. Il direttore del Mes ha ricordato che c’è “un problema di tempo perché i nostri accordi bilaterali sul backstop scadono alla fine dell’anno. E’ fondamentale avere l’entrata in vigore del nuovo trattato sul Mes entro la fine dell’anno. Il tempo stringe”, ha avvertito Gramegna.