Kyiv in Italia

Le tappe per la ricostruzione dell'Ucraina secondo il premier Shmyhal

Micol Flammini

Il politico ucraino era a Roma per parlare del futuro di Kyiv con il governo italiano e con le aziende. Ha discusso del piano di pace e dei prossimi passi per l'integrazione con la Nato e l'Ue: maca solo il quando, il cambiamento è irreversibile

L’Ucraina non perde di vista la necessità di pensare al futuro mentre la Russia distrugge: per il premier ucraino Denys Shmyhal, che a Roma ha abbandonato i suoi vestiti verde militare che distinguono la leadership ucraina da oltre un anno per un completo scuro, Kyiv si sta già trasformando e il cambiamento, che Mosca lo voglia o no, è irreversibile. Lo scorso anno Kyiv ha ricevuto lo status di paese candidato assieme alla Moldavia e non ha perso tempo. Ora si aspetta la stessa rapidità da parte di Bruxelles: “Abbiamo portato a termine tutte e sette le richieste che ci sono state poste per questa prima fase,  nonostante la guerra – ha detto Shmyhal rispondendo a una domanda del Foglio durante la conferenza stampa a Roma – Abbiamo creato l’infrastruttura contro la corruzione, siamo passati alla procedura di autocontrollo. Entro la primavera aspettiamo il rapporto della Commissione europea sul compimento di questi sette passi. In autunno ci aspettiamo la risposta ufficiale per poter passare alla fase successiva. Siamo pronti per l’inizio delle trattative entro la fine dell’anno”.  La più grande ricostruzione di un paese dalla Seconda guerra mondiale va iniziata in anticipo. Prima che l’aggressore se ne sia andato del tutto. 

Il premier ucraino  era a Roma per partecipare alla Conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina organizzata dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. E’ arrivato con una lista di richieste da presentare al governo  e alle aziende italiane, una mappa delle cose da fare, delle priorità a cui pensare e in conferenza stampa le elenca in ordine, lentamente: “Ricostruzione delle capacità energetiche dell’Ucraina, sminamento dei terreni, rinnovo dei palazzi abitativi distrutti, ripristino delle infrastrutture critiche”. L’agenzia Sace, ha detto Shmyhal, è pronta a riprendere le operazioni  interrotte in Ucraina nel 2022 per un valore di 500 milioni di euro e di sostenere nuove operazioni dal valore di un miliardo. In Italia il premier ha trovato disponibilità, torna a Kyiv con sei memorandum firmati che riguardano soprattutto energia e industria, a Roma ha parlato con le imprese, con la politica, ha detto che c’è accordo su un principio: “Uniti nella difesa e uniti nella ricostruzione”. 

Sono  tre le preoccupazioni principali per Kyiv: la sicurezza nucleare dal momento che la Russia occupa la centrale  di Zaporizhzhia, una delle  più grandi d’Europa; la sicurezza  energetica minata dagli oltre cinquemila bombardamenti che hanno colpito l’Ucraina nel primo anno di guerra, e infine la sicurezza alimentare. L’invasione russa ha privato Kyiv dell’uso di cinque milioni di ettari di terreno agricolo, non soltanto perché parte delle terre sono nei territori oggi occupati da Mosca, ma perché anche i campi sotto il controllo di  Kyiv sono inutilizzabili  per le mine o per le contaminazioni dovute ai bombardamenti. Combattere mentre si preserva la sicurezza su questi tre livelli è una delle priorità dell’Ucraina, “e serve il sostegno di tutti i paesi per fare pressione sulla Russia”. Per trovare questo sostegno, Shmyhal ha incontrato il Papa, con lui ha discusso della formula per la pace presentata da Zelensky e di cosa potrebbe fare il Vaticano. Lo ha invitato  in Ucraina e ha detto che più attori si impegneranno, più sarà possibile rendere la ricostruzione effettiva. Per questo anche la telefonata tra il leader cinese Xi Jinping e il presidente ucraino è stata vista da Kyiv come qualcosa di positivo. Shmyhal non ha detto di cosa si occuperà il rappresentante speciale della Cina che Xi vuole mandare a Kyiv per risolvere il conflitto, ma ha sottolineato: “Noi abbiamo la nostra formula, sappiamo come arrivare alla pace, si parte da questo, non vediamo altri piani possibili”. L’Ucraina ha sempre escluso la possibilità di prendere in considerazione il piano cinese in dodici punti e ha sempre chiesto – e Shmyhal ieri lo ha ribadito –  che almeno su un punto tutti i paesi siano d’accordo – “l’integrità territoriale” – sul quale Pechino è rimasta vaga. 

 

I cambiamenti per Kyiv sono irreversibili, anche il livello di integrazione tra l’Ucraina e l’Alleanza atlantica lo è. L’esercito di Kyiv si coordina con la Nato, condivide strategie, intelligence, armi, ieri il segretario generale Jens Stoltenberg ha detto che l’Ucraina ha ricevuto il 98 per cento dei veicoli da combattimento promessi. “E’ difficile pensare che l’Ucraina non diventerà parte dell’Alleanza atlantica, è come se già lo fosse, quello che adesso aspettiamo è la risposta alla domanda ‘quando’”, ha detto Shmyhal parlando del vertice che si terrà a Vilnius a luglio e al quale Stoltenberg, durante la sua visita a Kyiv, ha invitato Zelensky. 

 

Kyiv va spedita, cerca il sostegno di tutti gli alleati europei e il premier dice di averlo ottenuto dall’Italia.  “Credo che a chiunque io chieda come si sentirebbe di agire se dei ladri ti entrassero in casa e pretendessero di tenersi una parte della tua casa, nessuno mi direbbe che sarebbe pronto a dargliela. Nessuno mi direbbe che cercherebbe di mettersi d’accordo, lasciandogli una stanza, o magari i figli. Questo è quello che cerco di far capire ai leader internazionali”.  

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)