Chi sono i big donors pronti a sborsare milioni per la campagna di rielezione di Biden
I manager che sostengono il presidente americano e la sinistra radicale che non vuole, almeno per ora, creare problemi
Se sul fronte repubblicano, i grandi donatori sono indecisi tra Donald J. Trump, appesantito dal suo passato sedizioso, e il governatore della Florida Ron DeSantis, che ha numeri sempre più bassi nei sondaggi, sul fronte democratico tutto sta filando liscio. Joe Biden, dopo l’annuncio della sua candidatura per le presidenziali del 2024, si è ritrovato davanti alla porta la fila di big donors pronti a sborsare i milioni per la sua campagna.
“Nessuno dai tempi di Franklin Delano Roosevelt ha realizzato così tanto per gli americani. Sono esaltato all’idea che la sua straordinaria leadership continui”, ha detto il multimilionario Donald Sussman, hedge fund manager e filantropo, a lungo sostenitore dei Clinton. Oltre a citare i suoi traguardi in questi due anni e mezzo alla Casa Bianca, molti vedono Biden come l’unica alternativa all’estremismo del Partito repubblicano. Charles Myers, ex vice della Evercore, ha detto che ha intenzione di contribuire e di aiutare a raccogliere fondi come mai prima d’ora, visto che “la posta in gioco non è mai stata così alta. Un Trump 2.0 sarebbe devastante per il paese e presumibilmente per tutto il mondo”.
Dalla sua Biden ha anche il cofondatore di Linkedin, Reid Hoffman, e il cofondatore della DreamWorks, Jeffrey Katzenberg, già importanti donatori nel 2020. Katzenberg ha detto che era da un anno che cercava di convincere Biden a ricandidarsi, sottolineando quanto “sia essenziale in un momento come questo rimontare in sella e andare avanti”. Ed è convinto che questa volta Biden riuscirà a ottenere ancora più fondi rispetto alla scorsa campagna, dove aveva raccolto un miliardo di dollari, contro i 740 milioni di Trump. Haim Saban, produttore televisivo miliardario, ha annunciato che “farà tutto il possible per far rieleggere il presidente Biden per un meritatissimo secondo mandato”.
Non si tratta solo di donare, ma anche di organizzare raccolte fondi per convincere altri imprenditori. E molti si stanno già impegnando per ospitare cene e aperitivi da qui al 2024. Il milionario Dennis Mehiel ne ha già due in programma a New York, mentre a Chicago ci sta pensando il businessman John Atkinson.
Anche su Twitter i miliardari si sono fatti sentire, mostrando subito entusiasmo per la candidatura, come Alexander Soros, figlio di George, che alle elezioni di metà mandato ha dato ai democratici 178 milioni, e Tom Steyer, fondatore di Farallon Capital, contento delle politiche ambientaliste del presidente.
Nonostante i dubbi di molti sull’età di Biden, nonostante per alcuni non fosse la prima scelta, nonostante il peso di Kamala Harris e del figlio Hunter, il presidente se la sta cavando bene. Non solo, fino ad ora è riuscito a mantenere compatto il partito. Anche la fronda radicale non vuole, almeno per ora, creare problemi: Bernie Sanders, senatore del Vermont e già candidato alle primarie per diversi anni, ha annunciato che non sfiderà di nuovo Biden. “L’ultima cosa di cui questo paese ha bisogno è Donald Trump, o qualche altro demagogo di destra che cerchi di compromettere la democrazia americana o togliere alle donne il diritto di scelta, o non affrontare il problema delle armi, o il razzismo, il sessismo o l’omofobia”, ha detto Sanders. “E quindi mi impegnerò per fare in modo che il presidente sia rieletto”.
Non è solo la paura di altri quattro anni di Trump a spaventare, ma anche il buon lavoro fatto da Biden, nonché la sua ferma posizione in supporto dell’Ucraina. Gli unici che si sono candidati contro il presidente a eventuali primarie dei democratici sono la scrittrice di libri religiosi self-help Marianne Williamson e Robert F. Kennedy Jr, figlio di Bob, ardente No vax e, si dice, agente del caos mandato dall’alt right. Ma è davvero difficile che i due possano avere il minimo impatto su questa love story tra l’America democratica e Biden, sinistra radicale compresa.
I conservatori inglesi