i ritardi dell'UE
Che cosa prevede il piano di Bruxelles per rifornire di munizioni Kyiv
L’Unione europea si è accorta di andare troppo lenta sulle forniture all'Ucraina e ha presentato il pacchetto "Asap": 500 milioni di euro affinché l'industria della Difesa faccia fronte alla necessità di rifornire la resistenza ucraina. È tempo di passare a "un'economia di guerra", ha detto Breton
Con 14 mesi di ritardo, l’Unione europea ha scoperto di avere fretta di produrre munizioni per l’Ucraina e per se stessa per rispondere alla guerra lanciata da Vladimir Putin. “C’è urgenza”, ha detto il commissario al Mercato interno, Thierry Breton, presentando la terza parte del piano per fornire un milione di munizioni a Kyiv e ripianare gli stock degli stati membri che si sono svuotati per aiutare l’Ucraina.
Il pacchetto è stato battezzato “Act in Support of Ammunition Production”. L’acronimo è Asap, che in inglese significa “il più presto possibile”. Tra rivalità interne e sottovalutazione della guerra, l’Ue continua a perdere troppo tempo. “L’Ucraina sta resistendo eroicamente all’invasore brutale russo”, ha detto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen: “I coraggiosi soldati dell’Ucraina hanno bisogno di equipaggiamento militare sufficiente per difendere il loro paese”. Durante la conferenza stampa per presentare il pacchetto “Asap”, Breton ha parlato più volte della necessità di passare a “un’economia di guerra” per far fronte alle necessità di munizioni dell’Ucraina e degli stati membri. Il pacchetto include 500 milioni di euro di sovvenzioni dal bilancio dell’Ue, che dovrebbero andare all’industria di difesa di undici stati membri (Italia compresa) per ottimizzare, espandere, convertire le capacità di produzione o crearne di nuove, formare partnership industriali, ricondizionare munizioni e missili esistenti, riqualificare forza lavoro. Gli stati membri potranno usare anche i fondi dei Pnrr per investire in capacità produttive. “Asap” non riguarda solo munizioni calibro 155 millimetri, ma anche i calibri 152, 120 e 122 millimetri, missili e proiettili antiaereo e anticarro. “Sono fiducioso che riusciremo ad aumentare la produzione e a produrre un milione di munizioni l’anno”, ha assicurato Breton, che ha trascorso le ultime settimane a visitare governi e industrie della difesa di mezza Europa. Solo che, finora, la realtà di quanto l’Ue è riuscita a fare sulle munizioni è stata inversamente proporzionale alla sua retorica.
I primi allarmi sugli arsenali europei che si stanno svuotando erano stati lanciati già un anno fa. Il 18 maggio del 2022 lo stesso Breton aveva annunciato un piano per rafforzare le capacità industriali nel settore della difesa attraverso appalti congiunti e uno stanziamento da 500 milioni. A luglio il presidente francese, Emmanuel Macron, si era messo a parlare di economia di guerra. A settembre l’Alto rappresentante, Josep Borrell, aveva lanciato nuovi avvertimenti sugli arsenali quasi vuoti. Ma nel corso del 2022 non si è concretizzato nulla. A far uscire l’Ue dal suo torpore è stata una proposta avanzata a febbraio dall’Estonia di spendere 4 miliardi per comprare un milione di munizioni per l’Ucraina. Poche settimane dopo Borrell ha presentato un piano in tre parti, che prevede di trasferire gli stock esistenti a Kyiv, procedere ad acquisti congiunti e aumentare le capacità di produzione nell’Ue. Il 20 marzo è stato raggiunto l’accordo politico tra i ventisette stati membri. Ma finora solo la prima parte del piano sul milione di munizioni è partita. L’intesa sugli acquisti congiunti è stata raggiunta dagli ambasciatori dei ventisette, perché la Francia ha insistito su una clausola “Buy European” che limita i contratti di fornitura agli operatori economici stabiliti nell’Ue o che producano o assemblino munizioni nell’Ue. Nel frattempo, le risorse finanziarie messe a disposizione dall’Ue si sono ridotte rispetto alla proposta dell’Estonia. Un miliardo di euro è stato stanziato dalla Peace Facility per rimborsare le munizioni trasferite dagli stock esistenti. Un altro miliardo della Peace Facility andrà agli acquisti congiunti. Circa metà dei 500 milioni promessi da Breton sono riciclati dal piano del 18 maggio del 2022 per rafforzare il settore della difesa.
Anche nell’“Asap” di Breton c’è un po’ di “Buy European” francese. “Vogliamo progetti che producano in Europa”, ha detto il commissario. “A causa di questa guerra ad alta intensità che probabilmente nessuno aveva previsto, ci mancano le munizioni per sostenere l’Ucraina ovunque, non solo in Europa, ma anche tra i nostri alleati negli Stati Uniti”, ha spiegato Breton, assicurando che gli europei “sono in grado di rispondere più rapidamente di altri”. L’Ucraina consuma 5 mila proiettili al giorno contro i 20 mila della Russia. Breton si è rifiutato di dire quale sia la capacità di produzione attuale perché è un’informazione “confidenziale”. Ma nella sua proposta di febbraio, l’Estonia aveva indicato la stima di 230 mila proiettili l’anno. Alla fine, al di là degli annunci, la parte più efficace dell’“Asap” riguarda la prioritizzazione degli ordini. La Commissione ha proposto una misura di emergenza temporanea per dare priorità agli ordini europei su quelli di paesi terzi: i contratti firmati dall’industria europea con il resto del mondo dovrebbero essere rinviati. “Non possiamo accettare che i contratti di export siano privilegiati rispetto alle esigenze dell’Ucraina e dei nostri stati membri”, ha detto Breton.