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Gli agricoltori in rivolta in Olanda ce l'hanno con Rutte, non con l'Ue
Il professore di Diritto costituzionale Voermans ci spiega perché l'exploit del Movimento dei contadini non è un segnale di euroscetticismo: riguarda per lo più questioni tutte interne
Venezia. C’è un mito da sfatare: i trattori, con ruspe e forconi, c’entrano poco. Almeno quelli guidati dal BoerBurgerBeweging, il Movimento dei contadini-cittadini piombato al centro della scena politica dei Paesi Bassi. “E’ senz’altro un partito che si rifà all’immaginario populista. Ma per contenuti è conservatore: non costituisce una minaccia per il Green deal dell’Unione europea più di quanto lo siano i cristiano democratici. Cioè poco”. A spiegare l’equivoco è Wim Voermans, professore di Diritto costituzionale all’Università di Leida. Ha seguito da vicino la scalata del Bbb, dall’1 al 19 per cento in due primavere. E ci tiene a sottolineare che “si tratta di una questione tutta olandese. Vi dirò di più: il recente incontro tra Caroline van der Plas, leader del Movimento, e il vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans ha avuto esiti positivi. Legittimando la credibilità istituzionale del Bbb”.
Il mese scorso si sono tenute le elezioni provinciali, dove i contadini-cittadini hanno fatto incetta di voti. Conquistando 15 seggi al Senato: oltre ogni previsione, più di ogni altro partito. “La dinamica ricorda quella di quattro anni fa”, dice al Foglio l’accademico. “Anche allora ci fu l’exploit di una forza emergente: il Forum per la democrazia, euroscettico e di estrema destra. Poi il Forum si ritrovò sovrarappresentato al Senato e nelle province, ma rimase con pochi seggi alla Camera”, la vera sede del potere legislativo. “Quindi non ebbe i numeri per incidere politicamente: il Bbb oggi si trova nella stessa situazione”. Ma quello di van der Plas potrebbe non essere un fuoco di paglia. “I populisti di destra si sono dimostrati impreparati, finendo dilaniati dalle lotte intestine. I contadini-cittadini invece si presentano in modo diverso: non sono circoscrivibili con esattezza all’interno dello spettro politico, ma per gli altri partiti è più facile collaborare con loro”.
Voermans suggerisce di andare oltre le mascherate da campagna elettorale, con i vertici del Bbb in marcia assieme agli agricoltori inferociti. “Molti militanti provengono dai cristiano democratici, hanno esperienza istituzionale e tutto vogliono fuorché battere i piedi e spingere Rutte a rinegoziare le condizioni del Green deal con Bruxelles”. E qui la storia si fa curiosa. “Il panorama politico olandese rischia di cambiare durevolmente”, continua il professore. “Tutto per via di due date: 2035 e 2030”. La prima rappresenta il termine originario entro cui l’Atto di salvaguardia ambientale, aggiornato nel 2018, si impegnava a ridurre le emissioni di azoto del 75 per cento nelle aree sensibili dei Paesi Bassi. La seconda è una rettifica recente, formulata all’interno degli accordi di coalizione del governo Rutte IV, per anticipare l’obiettivo di cinque anni. “Ed è ciò che ha scatenato le proteste: la transizione sarebbe troppo veloce, l’innovazione richiederebbe certe tempistiche di adattamento anche nel settore primario e l’Olanda resta un paese a forte trazione rurale. Il Bbb ha semplicemente intuito il potenziale elettorale di tutto questo”.
Mentre i partiti di maggioranza, anche in virtù dei 25 miliardi di euro stanziati a sostegno degli agricoltori, sono rimasti inflessibili. “E ne hanno fatto una questione di bandiera. Soltanto le due formazioni cristiano democratiche sarebbero disposte a tornare sui propri passi perché il loro elettorato è in fuga”. Dritto fra le braccia del Movimento, appunto. Se in alcuni punti il Bbc può ricordare il M5s, il professor Voermans delinea le differenze: “Questo non è un organismo antisistema. Van der Plas ci ha messo qualche settimana a stringere la mano ai funzionari Ue: i pentastellati, invece?”. Qualche legislatura. “Ecco. Nell’agenda del Bbb si cerca di guadagnare tempo, di rivedere le modalità di misurazione delle emissioni inquinanti”, che al momento, fonte Eurostat, pongono i Paesi Bassi tra i negligenti d’Europa. “E di lavorare a un’altra legge sull’azoto, nel rispetto dei parametri Ue: di nuovo, la partita è solo interna”.
Le forze emergenti riusciranno a portarla a casa? “Aspettiamo le elezioni politiche”, riflette Voermans. “Nei prossimi due anni si capirà davvero se il Bbb sarà in grado di alzare l’asticella: se fosse, la nostra classe dirigente andrebbe verso una svolta storica. Gli altri paesi però non se ne accorgerebbero nemmeno”.