tv e guerra
Mariupol 24, il canale della propaganda russa nella città occupata
Convincere i russi non è poi così difficile, convincere gli ucraini che hanno subìto l'assedio è molto più arduo. I metodi, i compiti e gli obiettivi della nuova televisione finanziata da un fedelissimo di Prigozhin
L’occupazione russa di Mariupol, la città portuale affacciata con le sue acciaierie sul Mare d’Azov, ha tolto vite, distrutto case ed edifici, impoverito e ucciso. Nei primi giorni dopo la fine dell’assedio, i cittadini rimasti andavano in giro con quello che avevano, vendevano e compravano, spesso tornavano in case pericolanti e dopo aver trascorso intere settimane nel buio e nell’umidità delle cantine e dei rifugi, trascorrevano tempo per le strade in cui i soldati di Mosca avevano installato schermi che trasmettevano i canali della televisione russa. L’occupazione ha distrutto anche i media del posto e negli studi televisivi in cui un tempo i giornalisti avevano raccontato l’inizio della guerra, i bombardamenti, e anni prima, nel 2015, la fine dell’assalto dei sedicenti separatisti mandati da Mosca, è sorta una nuova emittente: Mariupol 24.
Il finanziatore di Mariupol 24 si chiama Alexander Malkevich, già conosciuto per aver investito in altri progetti televisivi in Russia, tutti vicini alla propaganda, e per aver incentivato la creazione di nuove emittenti nei territori occupati in Ucraina. Malkevich si definisce uno smascheratore di notizie false, un difensore dei valori nazionali e all’inizio dell’invasione aveva proposto di creare un esercito cibernetico del popolo russo volto a depotenziare i canali telegram ucraini. L’emittente Mariupol 24 è tra i suoi progetti più ambiziosi, è nata con un slogan molto preciso: “La prima a essere liberata”, con riferimento al fatto che Mariupol è stata la prima città a finire sotto l’occupazione di Mosca. Raccontare ai russi, lontani dal fronte, che l’esercito del Cremlino è in Ucraina per “un’operazione militare speciale” e non per una guerra, che i militari liberano dei cittadini oppressi dal regime di Kyiv è un compito semplice dopo tutto: i cittadini russi non vedono il conflitto. Portare la propaganda sugli schermi degli ucraini di Mariupol è un’operazione ben più complicata: fino al 24 febbraio del 2022 vivevano in pace, poi hanno subìto i bombardamenti continui, la morte, la perdita, la distruzione del teatro che serviva come rifugio per i civili, la fame, la sete, la mancanza di medicine. Questi cittadini hanno visto cosa ha portato l’esercito di Mosca e Mariupol 24 vuole convincerli che la vita di ora è migliore di quella di prima e se esiste un pericolo concreto sono i soldati di Kyiv. Mariupol 24 ha assunto giornalisti ucraini, persone che conoscono il territorio ed esaltano i cambiamenti. Uno dei volti di punta è una studentessa, Ksenia Misyurevich, originaria di Donetsk. Gli studi utilizzati dall’emittente, così come le attrezzature, sono gli stessi in cui più di un anno fa lavoravano le televisioni locali: sono stati occupati come il resto della città.
Il 23 settembre scorso, giorno del referendum orchestrato dal Cremlino per decretare il passaggio delle zone occupate sotto il controllo di Mosca, Mariupol 24 ha mandato in onda un servizio in cui lodava le lunghe code che si erano formate dalla mattina presto, piene di cittadini entusiasti di poter votare per la Russia. L’emittente trasmette regolarmente comunicati del ministero della Difesa russo, interviste a capi militari, programmi sulla cucina locale in cui i cittadini raccontano le loro ricette o discutono di quanto sia appropriato festeggiare ricorrenze occidentali come San Valentino. Tra la propaganda di guerra e la vox populi, Mariupol 24 cerca di russificare la società.
Malkevich è un personaggio importante, non è soltanto il finanziatore delle emittenti sorte nei territori occupati, come il canale ZaTv nella regione di Zaporizhzhia o Tavriya in quella di Kherson, ma più che essere vicino al Cremlino, ha legami molto stretti con Evgeni Prigozhin, il capo delle milizie della Wagner. La russificazione di Mariupol e dell’Ucraina occupata segue uno schema e Prigozhin sembra immaginare quest’ultima come un suo feudo.
Cose dai nostri schermi