Altro che Cina. Taiwan è il nostro alleato naturale, dice Picierno

La vicepresidente del Parlamento europeo incontra l'ambasciatore Li-Kuo Chen. Un messaggio a Pechino

Giulia Pompili

"L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha aperto gli occhi al mondo". Ecco perché fare affari con le autocrazie è stato un errore, anche delle sinistre europee

L’Europa arriva da mesi di confusione sulla politica estera sulla Cina, nonostante Pechino e la questione taiwanese siano sempre di più al centro della discussione  internazionale. Siamo passati dalle parole del presidente francese  Macron sulla necessità di una “autonomia strategica” che consideri Taiwan “una crisi che non ci riguarda”, a quelle dell’Alto rappresentante dell’Ue per gli affari esteri, Josep Borrell, che ha invitato le Forze armate degli stati membri a “pattugliare lo stretto di Taiwan”. 


“Taiwan condivide con noi la stessa idea di stato di diritto e democrazia e per questo è un partner naturale”, dice al Foglio la vicepresidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, del Partito democratico, che ieri ha incontrato il rappresentante diplomatico di Taiwan presso le istituzioni europee, Remus Li-Kuo Chen – cioè l’ambasciatore di Taiwan, se Taiwan fosse riconosciuta formalmente. E’ un segnale istituzionale e politico importante, perché la Repubblica popolare cinese rivendica Taiwan come proprio territorio e si oppone ai contatti diretti e formali tra istituzioni occidentali e rappresentanti di Taipei. Molti politici europei evitano di incontrare o di pubblicizzare i loro incontri con i diplomatici taiwanesi per evitare di urtare Pechino. “E’ stato un colloquio atteso che volevo e che cercavo”, dice al Foglio Picierno. “Per l’Ue, Taiwan è un partner importante, lo è stato in passato e diventa sempre più decisivo”. 

 L'incontro tra la vicepresidente del Parlamento europeo Pina Picierno e il rappresentante diplomatico di Taiwan nell'Ue, Li Kuo-Chen, il 3 maggio 2023 (via Twitter)


E’ cambiato qualcosa, nel rapporto tra l’Unione  e Pechino, il 22 marzo del 2021, quando la Cina ha imposto sanzioni contro 10 persone e 4 entità nell’Ue, e in seguito l’accordo sugli investimenti negoziato con la Cina (Cai) è stato congelato. Parallelamente, grazie anche alla spinta di Taipei che sta cercando di diversificare i suoi investimenti, i rapporti commerciali tra Ue e Taiwan si sono intensificati. C’è una visione commerciale – Taiwan è cruciale per la produzione di microchip che servono all’Europa, per esempio – ed è ancora in sospeso il negoziato per un trattato sugli investimenti  “di cui si parla da diverso tempo, e che io sostengo”. Ma parte delle attività per promuovere le relazioni con Taipei riguarda naturalmente anche la Cina. A dicembre Picierno ha firmato un’interrogazione parlamentare sulle stazioni di polizia cinesi in Europa, a Strasburgo è stato organizzato un evento sulla repressione dei dissidenti da parte di paesi come Russia, Cina e Iran anche sul territorio europeo. “Occuparsi di Cina in maniera diversa da come l’abbiamo fatto in passato è una decisione cruciale”, dice Picierno. “Per molto tempo abbiamo dato per scontato che il benessere economico e la democrazia fossero un tutt’uno, abbiamo espunto la questione dei diritti umani dalla nostra politica estera ed è stato un grandissimo errore. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha aperto gli occhi al mondo, finalmente è stato chiaro che non basta fare affari”. Eppure non tutti sono d’accordo. Macron, forse, ma anche il governo di Giorgia Meloni in Italia sembra non aver capito ancora cosa fare con il memorandum sulla Via della Seta firmato dal governo gialloverde nel 2019: ha tempo fino a dicembre per decidere se comunicare l’uscita oppure no.

 

“Chiariamo una cosa: la politica comune commerciale è comune, tutti i trattati commerciali devono essere redatti a livello europeo, non esistono trattati commerciali bilaterali, e quindi il memorandum ha solo un valore politico, su questo non ci sono dubbi”, dice Picierno. “Dobbiamo farci delle domande oggi, e dovrà porsele pure il governo Meloni, sull’opportunità e la pericolosità di quell’intesa. Al G7 e poi al prossimo Consiglio di giugno ci sarà un focus sulla Cina, e la mia opinione, essendo un’europeista convinta che crede nell’Ue come soluzione e non come carta di propaganda, è che queste due occasioni debbano servire a maturare una posizione strategica comune sulla Cina, perché così siamo più forti ed evitiamo problemi come la firma del memorandum sulla Via della Seta dell’Italia. Che non abbiamo ancora capito a cosa è servito”. C’è però un fatto: che Taiwan, e la sua vibrante democrazia, sulla carta sarebbe una battaglia perfetta per la sinistra. Una sinistra che però non è stata in grado, secondo Picierno, “di avere una strategia negli ultimi decenni su questi temi. Ora è arrivato il momento di averla, e partendo dai fondamentali, e dagli errori enormi che abbiamo commesso, tra questi il fatto che abbiamo ritenuto non centrali i temi dei diritti e della libertà. Non sono così ingenua da pensare che siano gli unici elementi, ma è ancora più ingenuo pensare che si possano fare affari con autocrati che poi usano la forza”. 
 

  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.