L'intervento
L'Ue pensa a nuove sanzioni per bloccare chi aggira le sanzioni contro Mosca
Pronto il nuovo pacchetto di provvedimenti. Nel mirino due imprese cinesi, che forniscono materiali alla Russia eludendo l'embargo. Secondo tentativo di David O'Sullivan per convincere i paesi a non partecipare alle triangolazioni. “Non sarà facile”
L’undicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia conterrà poche novità, ma potrebbe far fare un balzo in avanti all’Unione europea nella capacità di colpire paesi e imprese di altri paesi che contribuiscono allo sforzo di guerra di Vladimir Putin contro l’Ucraina. La Commissione ha inviato la bozza agli stati membri il 5 maggio. La prima discussione tra gli ambasciatori ci sarà mercoledì 10 maggio. Un accordo non sarà facile. Ma per la prima volta l’Ue potrebbe sanzionare alcune imprese cinesi che forniscono chip e altri materiali alla Russia. Il nuovo dispositivo potrebbe consentire anche di bloccare le esportazioni europee verso quei paesi che, grazie alle triangolazioni commerciali, fanno arrivare in Russia beni sotto l’embargo dall’Ue.
L’undicesimo pacchetto di sanzioni dell’Ue contro la Russia si concentra sulla “messa in opera, l’efficacia e il modo per evitare che siano aggirate”, ha spiegato lunedì il portavoce della Commissione presieduta da Ursula von der Leyen. In particolare, l’Ue vuole “evitare” che i beni la cui esportazione in Russia è vietata dai precedenti pacchetti di sanzioni “trovino un modo per arrivare alla Russia e al suo complesso industriale-militare”, ha detto il portavoce. Da diversi mesi l’elusione delle sanzioni è diventato un rompicapo per l’Ue. Dopo l’aggressione della Russia contro l’Ucraina, i ventisette stati membri hanno adottato il più vasto blocco di misure restrittive, che include un embargo sulle esportazioni di centinaia di prodotti utilizzati per la fabbricazione di armi o lo sforzo bellico. Ma, con il passare del tempo, Mosca ha trovato nuovi fornitori in paesi extra europei o nuove rotte per far arrivare il materiale europeo sotto embargo. In questo sforzo la Cina gioca un ruolo essenziale. Se il presidente Xi Jinping ha assicurato ai leader europei di non aver fornito armi alla Russia (e che non lo farà in futuro), le imprese cinesi continuano a fornire microprocessori e altro materiale. Secondo il Financial Times, nella lista nera dell’Ue saranno inserite due società cinesi già sanzionate dagli Stati Uniti (3HC Semiconductors e King-Pai Technology), a cui si aggiungeranno diverse società con base a Hong Kong, di cui due colpite anche dagli americani (Sinno Electronics e Sigma Technology).
Non è la prima volta che l’Ue prende di mira società di paesi terzi implicate nello sforzo bellico russo. Alcune società con base in Iran sono già state sanzionate per la fornitura di droni e altro materiale. L’effetto rischia di essere limitato, dato che alcune di queste società non operano nell’Ue. L’inserimento nella lista nera comporta solo il congelamento dei beni e dei conti bancari presenti sul territorio dell’Ue. Tuttavia la decisione di colpire in Cina, primo partner commerciale e paese che gli europei sperano possa giocare un ruolo costruttivo per porre fine alla guerra, rappresenterebbe una svolta politica. Sempre che sia effettivamente confermata dai ventisette stati membri, che sulle sanzioni decidono sempre all’unanimità. “Non sarà facile”, confida al Foglio un diplomatico.
L’altra innovazione dell’undicesimo pacchetto riguarda la possibilità di bloccare le esportazioni dall’Ue verso i paesi che stanno aiutando la Russia a eludere l’embargo. I dati commerciali mostrano un ricorso sempre più ampio alle triangolazioni. Le merci europee che non possono essere esportate direttamente in Russia per le sanzioni dell’Ue, prima vengono esportate in un paese extra europeo e poi riesportate in Russia. I principali sospettati sono Turchia, Armenia, Kazakistan, Kyrgyzstan, Georgia ed Emirati Arabi Uniti. L’Ue ha nominato un inviato speciale per le sanzioni, David O’Sullivan, che ha fatto il giro delle capitali di questi paesi per convincerli a non partecipare alle triangolazioni, presentando un elenco di prodotti che dovrebbero essere sottoposti a restrizioni perché usati nello sforzo di guerra o dall’industria bellica russa (dalle videocamere ai laser). La pressione è arrivata anche dall’Amministrazione Biden. Ma la “moral suasion” finora non ha portato risultati. O’Sullivan ci riproverà. Ma, se la diplomazia continuerà a non essere efficace, il dispositivo proposto dalla Commissione potrebbe permettere all’Ue di vietare o limitare le esportazioni di alcuni prodotti ai paesi terzi sospettati di riesportarli in Russia. Non sarà efficace come il regime delle sanzioni secondarie degli Stati Uniti, a cui i paesi europei si sono sempre opposti. Ma per l’Ue rappresenta un’innovazione inimmaginabile prima della guerra.