dopo la parata del 9 maggio

Il vertice di Mosca contro Israele (e Ucraina)

Micol Flammini

Il Cremlino organizza un incontro tra i ministri degli Esteri di Turchia, Siria e Iran. Al centro ci sono la normalizzazione dei rapporti tra Ankara e Damasco ma anche il piano di Putin per il medio oriente e i progetti di Teheran contro lo stato ebraico, ancora colpito dai missili

Il giorno dopo la parata della vittoria, in cui il Cremlino è riuscito a racimolare la presenza della maggior parte dei leader della Comunità degli stati indipendenti, la Russia ha mandato un altro segnale per dimostrare all’occidente che non soltanto non è isolata, ma con i suoi alleati è pronta a rimodellare il medio oriente. Mercoledì Mosca ha ospitato una riunione dei ministri degli Esteri di Turchia, Siria e Iran con l’obiettivo di promuovere la normalizzazione delle relazioni tra Ankara e Damasco, che si sono interrotte con la guerra in Siria. Era dal 2011 che i ministri degli Esteri dei due paesi non si incontravano e oggi i rapporti con il dittatore siriano Bashar el Assad sono anche al centro delle elezioni presidenziali turche: si vota domenica 14 maggio.  Sia il presidente in carica,  Recep Tayyip Erdogan,  sia il suo sfidante,  Kemal Kiliçdaroglu,  vorrebbero restaurare i rapporti con Damasco, il secondo in modo più spedito del primo, a tutti e due sta a cuore la possibilità di rimandare in Siria i 3,6 milioni di rifugiati che sono in Turchia.

 

Al termine dell’incontro a Mosca, i quattro ministri hanno detto di essere impegnati a rispettare  la  sovranità della Siria sul suo territorio e nella necessità di combattere il terrorismo. Il comunicato conteneva anche una richiesta di aiuti internazionali per la ricostruzione del paese, che è la parte che più interessa in questo momento ad Ankara per il ritorno dei profughi siriani nelle loro case.  Il Cremlino teneva molto a questo incontro e la normalizzazione dei rapporti tra Erdogan e Assad è tra i suoi obiettivi principali per motivi che hanno anche a che vedere con l’Ucraina. Non a caso alla riunione è stato invitato anche l’Iran,  in attesa  che dalla Siria  si ritirino quanto prima la missione americana e i militari turchi che sono nel nord del paese. Teheran cerca di aumentare la sua influenza in Siria  e Mosca sta cercando di renderlo possibile. Nel paese  devastato, l’Iran cerca un altro punto da cui minacciare Israele: i fronti israeliano e ucraino sono vicini come non mai. 

 

Da alcuni mesi Gerusalemme registra un aumento pericoloso degli attacchi contro il suo territorio. Il mese scorso dal Libano, gli uomini di Hamas che si trovano a sud del paese, hanno lanciato razzi contro Israele, che ha risposto colpendo gli obiettivi legati al gruppo terroristico palestinese, lasciando fuori Hezbollah, le milizie  finanziate e armate dall’Iran. Questa settimana invece, dopo i razzi di inizio maggio sparati dal Jihad islamico per  la morte in carcere del terrorista palestinese  Khader Adnan, Israele ha risposto con un raid nella Striscia di Gaza per eliminare alcuni uomini del Jihad islamico durante l’operazione “Scudo e freccia”. I terroristi hanno reagito con centinaia di missili che sono arrivati fino a Tel Aviv. Non è stato possibile negoziare un cessate il fuoco, nonostante il tentativo di mediazione egiziano, e Israele ha continuato a eliminare altri obiettivi del Jihad islamico, decidendo di tenere fuori gli uomini di Hamas, che difficilmente non erano al corrente del lancio dei missili dalla Striscia. Dietro tutti questi attacchi contro Israele c’è la regia dell’Iran, che da tempo tenta di mettere insieme i nemici di Gerusalemme e qualora Teheran riuscisse a stabilire il suo controllo in Siria avrebbe più opportunità, tutte ovviamente con l’assenso di Mosca. Nei piani del Cremlino, i destini di Israele e dell’Ucraina sono molto uniti. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)