La scuola polacca
Il viaggio-studio dei veterani di guerra per immaginare l'Ucraina del futuro
“Abbiamo combattuto Putin, ora dobbiamo sconfiggere anche la corruzione”. Racconto di dieci giorni in Polonia di chi ha rischiato la vita per il proprio paese e adesso cerca di ricostruirlo
L’Hotel Chopin è un piccolo e grazioso albergo nel centro di Varsavia dove in continuazione si suona musica, si allevano api sul tetto e, nella grande sala da pranzo al piano terra, dove una simpatica equipe di cuochi e inservienti ucraini servono cibi buonissimi, si possono incontrare i più singolari personaggi da tutto il mondo. Molte camere, nell’ultimo anno e mezzo, sono state date a famiglie di ucraini, con i rispettivi cani e gatti. Le hanno pagate per loro generosi donatori della città. Proprietario e animatore di tutto questo è il vulcanico Jarek Cholodecki, militante sin da giovane nell’opposizione e poi in “Solidarnosc”, tornato nella capitale polacca dopo molti anni trascorsi negli Stati Uniti. Il 20 aprile un gruppo di 20 veterani di guerra ucraini – uomini e donne che hanno prestato servizio nell’esercito durante l’invasione russa dell’Ucraina – si sono riuniti in una sala dell’Hotel Chopin al termine un viaggio di studio di dieci giorni in Polonia promosso e finanziato da imprenditori polacchi (come il proprietario dell’Hotel e Andrzej Blikle, erede di una delle più antiche pasticcerie, celebre per i suoi krapfen con la marmellata) e veterani del movimento Solidarnosc (tra i quali l’ex capo negli anni della clandestinità, Zbigniew Bujak). L’obiettivo del programma era quello di trovare un modo efficace per aiutare a preparare la comunità ucraina di veterani di guerra, molti dei quali feriti e mutilati in combattimento, a svolgere un ruolo attivo nella trasformazione del loro paese. Questi veterani svolgono e svolgeranno un ruolo fondamentale nella lotta alla corruzione in Ucraina. Come è stato detto: “Il più grande nemico dell’Ucraina ora è Putin, ma la corruzione è al primo posto nella lista delle sfide che l’Ucraina dovrà affrontare quando la guerra finirà. Centinaia di migliaia di veterani e invalidi di guerra che hanno perso la salute per il loro paese possono diventare la forza trainante che contribuisce alla crescita di una società civile, all’eliminazione della corruzione dalla vita pubblica e allo sviluppo del governo locale”.
Perché i veterani? Jarek Cholodecki ha ricordato che esiste uno studio americano, condotto sui veterani della guerra nel Vietnam, che mostra come chi abbia rischiato la vita per il proprio paese è poi meno disposto a tollerare che gli venga chiesta una bustarella per un servizio per il quale avrebbe diritto o assistere fatalisticamente alla corruzione di politici e funzionari. La prima settimana del tour in Polonia ha portato gli ucraini a Ciechocinek, una nota località termale a ovest di Varsavia, dove i leader della comunità locale, tra cui il sindaco Jaroslaw Jucewicz, hanno condiviso con il gruppo ucraino la loro esperienza amministrativa del governo locale e delle organizzazioni di volontariato, e offerto loro un trattamento alle terme. A Varsavia, i veterani hanno discusso con i maggiori esperti polacchi di corruzione e sviluppo delle piccole imprese e con i principali difensori della Costituzione polacca e attivisti per i diritti umani. Sono state loro presentate analisi della trasformazione della Polonia e delle attuali sfide alla sua democrazia. Si sono poste le basi per la creazione di reti con ong polacche e ucraine e incontrato i vigili del fuoco volontari e i leader di organizzazioni comunitarie. Come ha chiarito il più anziano dei volontari ucraini, con il perdurare della guerra e l’aumento del numero di veterani e invalidi, la loro preparazione a svolgere ruoli di primo piano nella ricostruzione e nella riforma dell’Ucraina diventa una priorità, soprattutto in considerazione dei problemi che l’Ucraina dovrà inevitabilmente affrontare all’inizio della pace e degli ostacoli per l’ingresso nella comunità internazionale.
Nella cena conclusiva, con l’ex presidente polacco Bronislaw Komorowski, una giovane ex soldatessa ha detto che ucraini, polacchi e paesi baltici sentono una minaccia comune, mentre i paesi occidentali cercano un compromesso: “Questo sarebbe il via libera per Putin ad andare oltre”. Una donna più anziana ha aggiunto: “Gli occidentali possono voltarsi dall’altra parte, smettere di guardare: noi no. La guerra ha già distrutto un’intera generazione. I russi mobilitano la popolazione locale nei territori occupati dall’età di 16 anni!”. La responsabile dell’Associazione delle donne veterane ucraine ha raccontato che in memoria delle donne ammazzate in guerra vengono piantati degli alberi di mele: “Diciannove alberi di mele sono stati piantatati nelle città di Odessa, Irpin, Kyiv, Frankivsk, Lviv, Kramatorsk in memoria delle donne soldato decedute già prima del 24 febbraio dello scorso anno”. La senatrice polacca Magdalena Kochan, che si occupa delle questioni migratorie, ringraziando le volontarie ucraine a nome della Polonia e dell’Europa, ha sottolineato l’importanza dei governi locali (“Questa è la riforma più importante che l’Ucraina dovrebbe intraprendere”) e loro ruolo fondamentale di controllo. Anche il sindaco di Nowa Sól, Wadim Tyszkiewicz, ha insistito sull’importanza dell’autogestione amministrativa: “Costruire un forte autogoverno è il fondamento della democrazia”. Nel suo intervento, l’ex ministro e senatore Krzystof Kwiatkowski ha spiegato l’evoluzione e l’involuzione della Polonia: “Nel 1989 la Polonia era in bancarotta: il pil pro capite era inferiore del 30 per cento a quello dell’Ucraina. Ma avevamo Solidarnosc e colui che lo rappresentava simbolicamente: Lech Walesa. Grazie a ciò, abbiamo negoziato la cancellazione di parte del debito e avviato riforme politiche ed economiche. A differenza della Russia, e anche dell’Ucraina e altri paesi ex sovietici, in Polonia non abbiamo mai avuto oligarchi economici che hanno influenzato la politica. Ciò ha portato a un sistema politico relativamente buono, che è però cambiato negli ultimi anni e sta trasformando i meccanismi di funzionamento delle istituzioni.”
L’europarlamentare Pawel Kowal, cofondatore del Museo dell’Insurrezione di Varsavia, ha detto ai veterani ucraini che il mondo non ha bisogno di analisi e teorie politiche, ma di testimonianze e storie umane veritiere e oneste: “La memoria degli ucraini è fresca, quindi ora, prima di tutto voi ex combattenti, dovete registrare e raccogliere testimonianze. Le persone più stanche della guerra non sono quelle che combattono, ma la gente comune. A che serve raccontare le storie della guerra? Il trauma della guerra dura tre generazioni: per quel periodo c’è una maggiore possibilità che non si ripeta. La memoria è vaccino”. I veterani si sono detti convinti dell’importanza di costruire da subito una memoria e una narrazione che non sia retorica nazionalistica: “I russi sono più avanti di noi quando si tratta di propaganda. Questi miti devono essere sfatati”. Al momento dei saluti, il pasticciere filantropo Andrzej Blikle (la sua famiglia inviava ogni anno a Charles De Gaulle, per il suo compleanno, un pacco di krapfen, dei quali il Generale era golosissimo sin dai tempi della guerra russo-polacca del 1920, al cui successo dette un notevole contributo come addetto militare) ha detto: “Siamo ora certi che i polacchi potrebbero aiutare i nostri fratelli e sorelle ucraini condividendo la nostra esperienza di trasformazione e poi di adesione all’Unione Europea. L’Ucraina potrebbe evitare gli errori che abbiamo commesso noi e adottare le pratiche che hanno dato i migliori risultati per il nostro paese e le sue istituzioni democratiche”.
Cose dai nostri schermi