alleanze storte
Quanto costa a Mosca comprare un elmetto cinese?
Il rappresentante della Cina ha lasciato l'Ucraina e la sua visita ha presentato due inconvenienti: il primo è linguistico, e ha a che fare con la traslitterazione ambigua del suo nome, il secondo diplomatico
La Wagner ha acquistato caschi da un'azienda di Hangzhou, scrive il Fiancial Times. Pechino fa prove di mediazione armata e nel vertice con i paesi dell'Asia centrale si presenta come l'alternativa alla Russia. Putin rimane immobile a guardare Xi, che aspetta il ritorno del suo emissario a Kyiv
L’Africa è il centro degli affari di Evgeni Prigozhin e dall’Africa sarebbe partita una spedizione importante: ventimila elmetti per i suoi mercenari. A inviarli è stata una società di copertura della Wagner chiamata Broker Expert, ma i caschi provengono da una piccola azienda cinese, la Hangzhou Shinerain Import and Export Co., con sede nella provincia dello Zhejiang. E’ stato il Financial Times a rivelarlo, ha studiato i dati doganali, ha scoperto che la Broker Expert effettuava le sue spedizioni dal porto di Douala in Camerun, riuscendo così a eludere le sanzioni occidentali. L’acquisto degli elmetti è stato suddiviso in quattro spedizioni per un valore dichiarato di due milioni di dollari. Quando il quotidiano britannico ha contattato Prigozhin per un commento, ha ottenuto una sola risposta: ha detto di non aver mai sentito il nome dell’azienda e si è offerto di inviare “una grande borsa con la mia biancheria sporca in modo che possiate studiare le mie mutande, calze, carta igienica usata e tutto ciò che vi piace”. Anche l’impresa cinese è stata contattata e ha risposto di non conoscere Prigozhin o la Wagner, di attenersi sempre alle leggi dello stato e di aver prodotto dei caschi soltanto a “uso di gioco”.
Secondo uno scoop fatto dalla Cnn a gennaio, i funzionari dell’intelligence occidentali sono preoccupati della possibilità che le aziende cinesi inizino a rifornire l’esercito di Mosca con attrezzature non letali, come elmetti appunto. La Cina sa che la questione di armare la Russia è considerata dagli occidentali una linea rossa da non valicare, e potrebbe aver organizzato questa triangolazione anche per non spazzare via il ruolo da mediatore che Xi Jinping sta cercando di cucirsi addosso. Questa settimana il rappresentante scelto da Pechino per condurre la sua azione diplomatica tra Russia e Ucraina ha concluso la sua prima missione. E’ stato a Kyiv, per proseguire poi verso Varsavia, Berlino e Parigi. In Ucraina ha avuto contatti con molti esponenti del governo e non sono mancati gli inconvenienti. Il primo è stato linguistico. La stampa ucraina, prima del suo arrivo, ha dovuto cambiare la trascrizione del nome del diplomatico, dopo essersi accorta che Li Hui in caratteri cirillici sarebbe risultato la traduzione di Li Cazzo, per cui hanno optato per un meno ambiguo Li Huei. Il secondo inconveniente è emerso invece a missione conclusa, quando sono usciti i resoconti finali della visita da parte ucraina e cinese. Hui è stato a lungo ambasciatore a Mosca ed è stato insignito da parte di Putin della medaglia dell’amicizia. E’ arrivato a Kyiv con questo curriculum, ma gli ucraini non si sono tirati indietro, perché hanno cercato l’apertura di un canale di comunicazione stabile con la Cina dall’inizio dell’invasione. Il diplomatico è stato accolto dal ministro degli Esteri Kuleba, dal viceministro dell’Agricoltura Kubrakov e dal capo di gabinetto del presidente Yermak. Su questo punto però gli ucraini dicono che Yermak è stato “designato dal presidente” per parlare con Li Hui, mentre i cinesi parlano di un incontro proprio con Volodymyr Zelensky. La Cina ha esaltato la possibilità di una mediazione, ma parlando di un cessate il fuoco che Kyiv ha sempre escluso ed esclude anche nel comunicato finale. Qualcosa è andato storto, nulla di grave o di irrimediabile, ma per Kyiv la Cina può aiutare a risolvere questioni come il grano e come il nucleare. Il cessate il fuoco è un’idea che piace a Mosca, ne ha bisogno per riorganizzarsi, per spezzare l’organizzazione e la tempra ucraine, e finora la proposta della Cina è sovrapponibile a quella della Russia. Gli europei e gli americani sono pronti a dare credito a Xi, a coinvolgere nelle trattative, hanno visto in lui l’unico con il peso necessario per fare pressioni su Vladimir Putin. Sulla guerra però il presidente russo non accetta pressioni, e il Cremlino divide con ordine in quali campi vuole collaborare con Pechino e in quali no.
Ieri si è concluso il vertice organizzato dalla Cina nella città di Xi’an per ospitare i leader delle repubbliche dell’Asia centrale, il territorio su cui si incrociano tutti gli interessi contrastanti tra Putin e Xi. Pechino ha dedicato molta attenzione al presidente kazako Toqaev dedicandogli foto nelle prime pagine dei giornali cinesi: fra tutti, Toqaev è il più propenso ad allontanarsi da Mosca, viene anche chiamato il cinese. Durante l’incontro, che doveva essere economico e quindi politico, Xi Jinping ha però detto che la Cina “è pronta ad aiutare i paesi dell’Asia centrale a costruire le capacità di difesa”. Kazakistan, Kirghizistan e Tagikistan un accordo sulla sicurezza lo hanno già e li lega alla Russia, che ha scatenato una guerra per occupare l’Ucraina e sta perdendo invece gli alleati che considerava indubbi, al costo di ventimila elmetti.
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