Il dibattito
In Francia la futura legge sull'immigrazione rischia di diventare un'altra via crucis
I gollisti francesi propongono uno “scudo costituzionale” anti migranti che piace a Zemmour. I macroniani sono divisi a metà: Dussopt e Darmanin giudicano la richiesta di modifica della Costituzione “irricevibile”
A poche settimane dalla tumultuosa approvazione della riforma delle pensioni, l’iter della futura legge sull’immigrazione, che il governo francese giudica prioritaria e vorrebbe promulgare entro il prossimo autunno, rischia di trasformarsi in un’altra via crucis. Lo scorso 9 maggio, il primo ministro, Élisabeth Borne, ha incaricato il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, di trovare un compromesso sul disegno di legge con i suoi ex compagni gollisti, i Républicains (Lr), per evitare di dover ricorrere ancora una volta al 49.3, l’articolo-salvagente della Costituzione che permette di approvare una legge bypassando il voto del Parlamento e che è stato utilizzato lo scorso 16 marzo per far passare la riforma del sistema previdenziale. Borne ha dato un mese di tempo a Darmanin per portare a buon fine le negoziazioni, ma nel fine settimana, a sorpresa, i gollisti hanno presentato le loro controproposte, senza aspettare le consultazioni con il capo dell’Interno.
“I francesi si aspettano che venga ripreso il controllo dell’immigrazione in maniera energica”, ha dichiarato Olivier Marleix, capogruppo dei deputati gollisti, che assieme al suo omologo in Senato, Bruno Retailleau, e al patron di Lr, Éric Ciotti, ha delineato sul Journal du dimanche le linee guida del piano immigrazione. I gollisti chiedono di inasprire le condizioni per ottenere i permessi di soggiorno e i ricongiungimenti familiari, di rendere meno generosa l’assistenza sanitaria, di concedere l’accesso alla protezione sociale e alle sovvenzioni statali ai cittadini stranieri solo dopo cinque anni di residenza in Francia, di facilitarne le espulsioni quando sono stati condannati ad almeno un anno di prigione, di integrare nella legge una “presunzione di maggiore età” quando un minore non accompagnato rifiuta un test osseo, ma anche di rifiutare lo ius soli a un bambino nel caso in cui i genitori fossero in situazione irregolare al momento della nascita. Accanto a queste misure, i Républicains, ed è questo il punto scivoloso, invocano uno “scudo costituzionale” anti immigrati, che comprende una modifica della Costituzione per “permettere la tenuta di un referendum sulla politica migratoria” francese e “la possibilità di derogare al primato dei trattati e del diritto europeo (…) quando sono in gioco gli interessi fondamentali della nazione”. Sono posizioni estreme, che infatti hanno trovato d’accordo il leader della destra identitaria francese Éric Zemmour: “Molto interessanti”, ha commentato il presidente di Reconquête.
Il grande cambiamento promesso dalla destra gollista, che sa di poter alzare l’asticella perché il governo, privo di maggioranza in Parlamento, ha bisogno dei 61 deputati Lr, si regge dunque su due gambe: la restaurazione della sovranità in materia migratoria e una modifica della Costituzione con l’obiettivo di dare più potere al Parlamento dinanzi alle Corti supreme (Consiglio costituzionale e Corte europea dei diritti umani). Secondo le parole del senatore Retailleau, è l’unico modo per contrastare la “rivoluzione giuridica silenziosa” e il “governo dei giudici”. Le proposte dei Républicains hanno scatenato l’indignazione dell’ala sinistra di Renaissance, il partito del presidente Macron. “Le posizioni di Lr sono ormai allineate a quelle del Rassemblement national: primato del diritto francese sui trattati, referendum populista, soppressione delle misure di assistenza sanitaria pubblica”, ha detto il presidente della Commission de Lois e deputato macronista Sacha Houlié. Un consigliere dell’esecutivo sentito dal Parisien, invece, ha spiegato che ci sono varie proposte “su cui si può dibattere” mentre altre “sono contrarie alle convenzioni internazionali”. Il ministro del Lavoro, Olivier Dussopt, che assieme a Darmanin guiderà le consultazioni con i gollisti, ha giudicato la richiesta di modifica della Costituzione “irricevibile”, perché “è il contrario della costruzione europea”, dicendosi tuttavia ottimista sul raggiungimento di un accordo. Il ministro dell’Interno, invece, è pronto a tendere la mano su tutte le proposte. Dal suo entourage, commentano così: “Pensiamo che esista ancora una strada per trovare un compromesso, perché questo testo è assolutamente necessario”. Non sarà semplice per il premier Borne trovare un punto di equilibrio tra le due ali della maggioranza.