The Kerala story, l'ultimo kolossal nazionalista di Bollywood che piace a Modi
Le ultime battaglie culturali del premier indiano: un film sul "jihad dell'amore" che fomenta l'islamofobia, i nuovi libri scolastici da cui sono scomparsi i temi scomodi al Bjp e il documentario della Bbc sulle rivolte in Gujarat finito in tribunale
Nella più grande democrazia del mondo le battaglie culturali del premier nazionalista Narendra Modi si susseguono una dietro l’altra. L’ultima notizia ad aver fatto scalpore è il film uscito nelle sale indiane a inizio maggio – e già un successo al botteghino – The Kerala story. Il film racconta la storia di tre donne indù e cristiane che vengono reclutate dall’Isis nello stato meridionale indiano del Kerala da alcuni uomini musulmani, e portate in Afghanistan: lì una di loro viene però individuata da un drone e portata in una prigione militare, dove confessa il grande piano terroristico per convertire milioni di indù. Il rimando è a una teoria del complotto della destra indù, il “jihad dell’amore”, secondo cui in India i musulmani starebbero seducendo le donne indù solo per convertirle, con lo scopo finale di imporre la regola della sharia agli indù e cancellare l’induismo dal paese. Una teoria fomentata dagli estremisti del Bharatiya janata party (Bjp), il partito di Narendra Modi, che in questi nove anni di governo ha varato alcune leggi proprio sul jihad dell’amore, che criminalizzano le conversioni attraverso il matrimonio.
Le critiche sono nate ancor prima dell’uscita del film: già nel trailer, uscito a novembre, aveva fatto scalpore l’affermazione che il film riflettesse le vere storie “tragiche e strazianti di 32 mila donne” del Kerala che si sono unite all’Isis. Da questo numero è nato un dibattito controverso: non ci sarebbe alcuna prova a sostegno di questa tesi, alcuni analisti dicono che il numero veritiero sarebbe di una ventina di giovani uomini e donne che nel 2016 hanno lasciato il Kerala per unirsi allo Stato islamico; così gli autori del film hanno dovuto modificare la descrizione del film su YouTube, nonostante si basi “su anni e anni di ricerca”.
Se per i leader dell’opposizione il film, che dopo l’uscita ha scatenato scontri, un morto e oltre cento arresti, è pura propaganda volta ad alimentare i confitti religiosi nel paese – da sempre un problema enorme – e la fobia nei confronti della minoranza musulmana, molti politici indiani lo hanno elogiato, tra cui il premier Modi, che durante un comizio elettorale nello stato del Karnataka ha detto che The Kerala story “smaschera le conseguenze di una nuova forma di terrorismo nella società”. Secondo molti, quest’ultimo episodio mette in luce le minacce al cinema indiano: il nazionalismo è arrivato in sala, e anche l’industria Bollywood, che finora si era tenuta lontana dai conflitti religiosi e anzi proponeva affascinanti connubi tra comunità indù e musulmane, è in pericolo.
Oltre al cinema, Modi ha introdotto la narrativa induista in vista delle elezioni del 2024 anche nelle scuole. Lo scorso mese avevano fatto scalpore le modifiche ai nuovi libri di testo scolastici indiani: sono stati eliminati interi paragrafi su centinaia di anni dell’impero Mughal, qualsiasi riferimento alle rivolte in Gujarat del 2002 in cui morirono centinaia di musulmani mentre Modi era primo ministro della regione, e sono spariti i dettagli sull’estremismo di Nathuram Godse, il nazionalista indù che assassinò il Mahatma Gandhi. Questa settimana è stata anche annunciata la convocazione della Bbc in tribunale per il documentario sul ruolo di Modi nelle rivolte in Gujarat – le stesse cancellate dai libri di testo – in una causa per diffamazione intentata da un’organizzazione indiana con sede in Gujarat. Pochi giorni dopo l’uscita del documentario nel Regno Unito, la polizia indiana aveva fatto irruzione nella redazioni della Bbc di New Delhi e Mumbai, ufficialmente per motivi fiscali. Ora è uscito fuori il motivo: quel documentario, al contrario dell’ultimo kolossal, non è piaciuto proprio a Modi, e va cancellato.