la sponda d'oltralpe
Il ministro francese Le Maire aiuta l'Italia sulle auto green
Il titolare dell'Economia di Parigi chiede all'Ue di non insistere con norme troppo severe per il nuovo motore Euro7, una delle richieste di Roma. Così l'attivismo di Timmermans inizia a perdere quota
Nel giorno in cui inaugura in Francia la gigafactory per costruire batterie per l’industria automobilistica , Bruno Le Maire, ministro dell’Economia francese, chiede anche all’Europa di non insistere con norme troppo severe per il nuovo motore Euro 7. L’industria automobilistica europea si lamenta infatti per gli standard di emissione contenuti nel regolamento proposto che costano miliardi senza ottenere miglioramenti sostanziali. Non potete chiedere di investire sull’elettrico e contemporaneamente chiedere di spendere cifre enormi sui motori termici è in sostanza il ragionamento. Per standard che Stati Uniti e Cina si guardano bene dall’imporre alla loro industria.
Poche settimane fa anche Macron si era rivolto alla Commissione europea chiedendo di rallentare con le misure a sostegno della transizione ecologica. La Francia manifesta il suo disagio apertamente ma anche in altri paesi comincia a farsi vivo un certo malumore per l’attivismo del Commissario di Timmermans. Auto, case, imballaggi, agricoltura, tassonomia verde e naturalmente energia. Una mole di provvedimenti destinati a incidere profondamente sull’industria europea. Ma i critici fanno osservare che tutto questo comporta costi enormi per l’industria e i consumatori europei. Con effetti inflazionistici e regressivi dal punto di vista sociale e con il rischio di favorire l’industria di altri paesi (l’impatto positivo sulle emissioni è assai ridotto anche tenendo conto del ruolo ormai marginale dell’Unione nel computo delle emissioni mondiali).
In Germania molte contestazioni riguardano per esempio la decisione del ministro dell’Economia e clima, il verde Robert Habeck, di introdurre il divieto di installare nuove caldaie a gas e a favore delle più costose pompe di calore. Il fatto è che, avvicinandosi le elezioni europee, molti nella coalizione Ursula, soprattutto fra popolari e socialdemocratici, oltre che nel polo liberale, cominciano a domandarsi se a far soffiare in Europa il vento di destra non contribuisca anche l’eccesso di misure green, spesso anche poco razionali, percepite dalle famiglie come costose e contestate da ampi settori dell’industria europea. Limitare quindi la libertà di manovra di Timmermans, che ha goduto fino ad oggi di ampia discrezionalità in nome della battaglia climatica, appare a tanti opportuno. Primum vivere.