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L'ultimo attacco russo contro Kyiv in un'immagine

Micol Flammini

Mosca ha bombardato la capitale ucraina e sono morte tre persone. Putin, in modalità elettorale, riceve ospiti e parla di Babbo Natale anziché di guerra e dei buchi della difesa russa, che hanno due cause: supponenza e corruzione

L’attacco russo di giovedì contro la capitale ucraina è stato catturato in un’immagine: una coperta di stagnola stesa sul corpo di una bambina. Accanto, seduto su una sedia, suo nonno a testa bassa. Forse piange, forse prega, forse impreca. Mosca ha colpito Kyiv con una raffica di dieci missili Iskander, il sistema di difesa ucraino è entrato in azione, ha abbattuto i razzi, la bambina e sua madre non hanno fatto in tempo a entrare nel rifugio, tutte e due sono state uccise. Le difese aeree hanno intercettato i razzi appena sei minuti dopo che gli allarmi avevano iniziato a suonare, i cittadini hanno avuto poco tempo per mettersi in sicurezza e, al pericolo dei missili, si è aggiunto quello dei detriti dei sistemi di difesa entrati in azione per respingere l’attacco. Il sindaco della capitale Vitali Klitschko ha chiesto di indagare sulle tempistiche e sulle condizioni dei rifugi.  Il sistema antimissile di Kyiv funziona, Mosca sta cercando di  farlo arrivare a saturazione e in città i rifugi devono essere impeccabili, raggiungibili, sempre aperti. Ieri a Kyiv sono morte tre persone. 

 

Secondo il sito di notizie russo Meduza, anche la Russia sta costruendo i suoi rifugi, un investimento da trentacinque milioni di rubli, circa cinquecentomila euro, per un nuovo bunker antiaereo per alti funzionari dello stato dotato di tutto: attrezzature mediche, sistemi di comunicazione, anche i più segreti. Il problema degli attacchi contro la regione di Mosca e quelli ancora più frequenti nelle regioni russe di confine con l’Ucraina – ieri a Belgorod c’è stato un nuovo attacco – non possono essere ignorati dal ministero della Difesa: la Russia deve pensare a difendersi, la guerra che pensava non avrebbe mai raggiunto il suo territorio è arrivata. Se il sistema di difesa di Kyiv si sta perfezionando, quello di Mosca sembra invece che abbia bisogno di essere creato quasi da zero. In queste settimane, dopo i droni abbattuti sul Cremlino e lo sciame arrivato nella regione di Mosca, è stato impossibile non domandarsi come quella che era considerata la seconda potenza militare al mondo sia così penetrabile. La spiegazione ha due ragioni. La prima è ideologica e dipende appunto dalla fama militare di Mosca, molto al di sopra delle sue condizioni reali. Nonostante tra i pretesti dell’invasione dell’Ucraina, il Cremlino abbia addotto il suo sentirsi in pericolo a causa dell’espansione della Nato, a quanto pare non pensava molto a difendersi,  credeva piuttosto che  nessuno avrebbe tentato di attaccare la Russia, una potenza nucleare. Quindi: Putin diceva di doversi difendere dall’occidente, e nello stesso tempo non ha pensato di dare al suo paese un capillare sistema difensivo. La fama della pericolosità di Mosca doveva funzionare da deterrente per qualsiasi attacco. 

 

La seconda ragione è pratica e ha a che fare con la corruzione che da una parte ha permesso di alimentare il sistema di potere russo e dall’altro ha reso la Russia una potenza senza fondamento. Sulla carta, secondo il canale telegram VChK-OGPU, di solito ben informato, il sistema di difesa antimissile russo dovrebbe essere in grado di rilevare un oggetto grande quanto un pallone da calcio a una distanza di 8.000 chilometri. Droni, anche più grandi di un pallone, hanno bucato i cieli di Mosca. Presso il Centro di controllo della difesa nazionale è in corso un’indagine sull’utilizzo dei fondi che ha portato all’arresto del maggiore Vjacheslav Lobuzko, che per la costruzione dei sistemi di difesa avrebbe utilizzato materiale non adatto, economico. Di storie simili l’industria bellica russa è piena e il ministero della Difesa con il suo tenutario Sergei Shoigu ne sarebbe al corrente da tempo. Martedì Putin ha detto che la contraerea russa ha fatto un buon lavoro, ma bisogna perfezionarla. Non ha detto come, non ha parlato dei problemi di corruzione che sono alla base dei fallimenti del suo esercito. Putin vuole evitare panico e allarmismi e ultimamente si fa vedere spesso in giro: ieri era in videocollegamento con alcune famiglie. Raccontava di come dorme – sei, sette ore, a volte meno – di tè e alla domanda di un bambino se fosse più importante lui o Babbo Natale, ha risposto: ovviamente Babbo Natale. Putin è già in clima elettorale. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)