IL RITRATTO
Chi è il ministro dell'Energia saudita che decide sul petrolio del mondo
il principe Abdulaziz, fratellastro del ben più noto e più giovane Mbs, muove i fili della politica energetica saudita da quasi 30 anni. È una delle figure più influenti del panorama politico di Riad.
Se la vita dell’Arabia Saudita si basa sul petrolio, la politica energetica del regno è legata da decenni al nome di un uomo: il principe Abdulaziz bin Salman Al Saud. Ministro dell’Energia dal 2019, il suo nome è già tutto un programma. Si chiama Abdulaziz come il nonno, primo sovrano e fondatore della dinastia che domina la penisola arabica dal 1932; porta il nome di suo padre Salman, l’attuale re dell’Arabia Saudita che da tempo ormai ha delegato il potere nelle mani del principe ereditario Mohammed bin Salman (Mbs, come lo chiama la stampa); porta infine il cognome della famiglia Saud, la stirpe regnante da cui provengono non solo il re e il primo ministro, ma anche gran parte degli esponenti del governo di Riad.
Il principe Abdulaziz, fratellastro del ben più noto e più giovane Mbs, muove i fili della politica energetica saudita da quasi 30 anni. Nato nel 1960, dopo la laurea alla King Fahd University ha lavorato come docente nell’ateneo, occupandosi ovviamente di studi sull’energia. Successivamente, è stato responsabile della divisione di ricerca economica e industriale presso lo stesso istituto. Nel 1995 ha ottenuto il suo primo incarico istituzionale come viceministro dello stesso dicastero, sotto il regno di Fahd Al Saud. Dopo dieci anni, nel 2005, è passato al ruolo di assistente ministro del Petrolio e delle risorse minerarie durante il regno di Abdullah al Saud. Successivamente, nel 2017, ha ottenuto la carica di ministro di Stato per lo stesso dicastero (una figura a metà strada fra viceministro e sottosegretario), per poi approdare nel 2019 alla carica ministeriale.
Occorre tener presente che l’Arabia Saudita è il più classico esempio di stato rentier, che basa cioè la sua intera economia sull’esportazione di un bene. Il petrolio, in questo caso. Basti pensare che la Saudi Aramco, compagnia nazionale saudita di idrocarburi, è il più importante finanziatore del governo saudita, che ne controlla quasi il 100 per cento. Riad è anche paese fondatore e leader de facto dell’Opec, cartello di 13 paesi produttori di petrolio fondato nel 1960.
Questo scenario implica che la guida del ministero dell’Energia non può che essere affidata a persone di peso come il principe Abdulaziz, che non a caso ha dedicato a questo settore i suoi studi e la sua carriera politica. Vale la pena ricordare, inoltre, che la politica energetica saudita finisce inevitabilmente per plasmare ed essere a sua volta influenzata dalla politica estera di Riad. Abdulaziz è stato protagonista di vari episodi significativi in questo senso, per esempio quando nel 2019 ha favorito la ripresa della produzione petrolifera nella cosiddetta “zona neutrale”, un’area di quasi cinquemila chilometri quadrati al confine con il Kuwait.
Oggi il principe saudita è sicuramente una delle figure più influenti del panorama politico di Riad. Già nel 2001, il libro “Succession in Saudi Arabia” dello studioso Joseph Kechichian sosteneva che Abdulaziz ha intessuto negli anni una fitta rete di sostenitori, che a loro volta hanno tratto profitto dalla sua protezione e influenza politica. Le scarse fonti indipendenti sul suo conto lo descrivono anche come un uomo capace di arguzie e spunti salaci, talvolta anche cinici. Ne ha dato prova quando l’Opec+, che comprende anche la Russia, ha confermato nei giorni scorsi il taglio volontario della produzione petrolifera fino al 2024, facendo crescere i timori di un probabile aumento dei prezzi di benzina e diesel. “Dovrei chiamarlo il lecca-lecca dell’Arabia Saudita”; ha dichiarato Abdelaziz in riferimento all’accordo.
Sarebbe interessante, barcamenandosi nell’intricato albero genealogico della casata di Riad, sapere quale posto occupa Abdulaziz nella linea di successione al trono. Tuttavia, nella monarchia assoluta dell’Arabia Saudita il passaggio di potere da un sovrano all’altro non è assolutamente operazione meccanica, né automatica. Basti pensare che re Salman ha nominato ben tre principi ereditari nel giro di soli due anni: il fratellastro Muqrin a gennaio 2015, sostituito con il nipote Mohammed bin Nayef ad aprile dello stesso anno, e infine Mbs a settembre 2017.
A livello privato, il ministro dell’Energia Abdulaziz è sposato solo con una donna: Sara bint Khalid bin Musaid bin Abdulaziz, da cui ha avuto tre figli, due maschi (Khalid e Salman) e una femmina (Sultana). Come da tradizione, il ministro dell’Energia occupa anche poltrone e incarichi in vari board, fondazioni pie e poli di ricerca universitaria. E’ membro del consiglio di amministrazione dell’Oxford Institute for Energy Studies, dell’Oxford Energy Policy Club e dell’Institute of Petroleum di Londra. E’ infine il supervisore generale della fondazione Fahd bin Salman, una charity che si occupa di ricerca a favore dei malati di insufficienza renale.