La diga di Kherson
Gli alluvionati nell'Ucraina libera temono per i dispersi nelle zone occupate che i russi non cercano
Marichka, che vive a Kherson e ha la sorella sull'altra sponda del fiume intrappolata dai russi dall’inizio della guerra totale, dice al Foglio: “Sapremo mai quanti ucraini sono spariti lì? Chi può credere che i russi stiano cercando i dispersi? Da quando interessa loro la vita degli ucraini?”
Nella prima giornata di soccorsi agli alluvionati della regione di Kherson i russi hanno bombardato l’Ucraina quaranta volte con gli aerei e hanno lanciato contro il paese trentacinque missili a lungo raggio in ventiquattro ore. Le evacuazioni sono cominciate la mattina stessa del disastro sulla sponda nord, quella controllata da Kyiv; contemporaneamente sulla sponda sud, occupata dai russi, il sindaco di Nova Kakhovka imposto da Mosca registrava un video per dire a tutti di non preoccuparsi, che nessuno era in pericolo imminente, mentendo. La sponda sud è quella più colpita, ci sono due villaggi completamente sott’acqua e almeno sette persone disperse, ma i dati sono provvisori, incompleti, inaffidabili e Marichka, che vive a Kherson, che ha la sorella a Nova Kakhovka intrappolata dai russi dall’inizio della guerra totale quindici mesi fa, dice al Foglio: “Sapremo mai quanti ucraini sono spariti lì? Chi può credere che i russi stiano cercando i dispersi? Da quando ai russi interessa la vita degli ucraini come mia sorella?”.
Il presidente Volodymyr Zelensky ha detto che centinaia di migliaia di ucraini rischiano di rimanere senza acqua potabile. Il collasso della diga comporta un danno a lungo termine per l’Ucraina libera perché quella barriera che fermava il flusso del fiume Dnipro e che non si può aggiustare pompava acqua in quattro grandi canali più a nord che erano fondamentali per rifornire le case di un pezzo della regione di Zaporizhzhia, oltre che per irrigare i campi di una delle zone più fertili del paese. Anche il lago di Kryvyi Rih, la città del sud dove è nato Zelensky, aveva come garanzia la diga di Nova Kakhovka per assicurarsi un approvvigionamento di acqua costante per alimentare i condomini, l’area industriale e il grande allevamento di pesci nel bacino idrico. Il presidente ucraino risponde elencando le ferite e i danni permanenti al suo paese a chi dice che non possono essere stati i russi a causare l’inondazione perché in questo modo hanno perso una fonte di acqua potabile sicura per la penisola della Crimea che occupano dal 2014. Marichka, da Kherson, ricorda: “Quante vite di russi ha già sprecato Putin in questa guerra inutile? E vi sembra più probabile che noi ci siamo inondati da soli, perché proprio non riuscite a credere che un esercito come quello di Putin abbia sacrificato i rubinetti degli abitanti della Crimea pur di provare a fermare i soldati ucraini che vogliono avanzare?”.
Il New York Times ha scritto che gli esperti di munizioni e di ingegneria idraulica – anche se non è ancora possibile avere certezze definitive perché non è possibile reperire prove sul campo – considerano probabile una detonazione dall’interno e non un bombardamento o un crollo della diga dovuto all’incuria o al sovraccarico di acqua (nei quindici mesi di occupazione russa la centrale elettrica è stata molto sotto stress e ha toccato sia il suo picco minimo sia massimo in decenni, c’erano delle perdite anomale già prima del collasso). L’esercito russo ha ammesso di aver minato la diga il 21 ottobre, e allora aveva detto che l’avrebbe fatta saltare nel momento in cui gli ucraini avessero tentato di passarci sopra per avanzare. Anche Kyiv, in passato, aveva detto di essere pronta a far saltare la diga se fosse stato necessario a fermare l’invasione di Putin, e che in quel caso avrebbe evacuato la zona. Ma fuor d’ipotesi: le mine lì le avevano piazzate i russi ed è chiaro quale esercito stia provando ad avanzare in questo momento e quale abbia interesse a far saltare i ponti dietro alle proprie spalle per provare a fermalo: la diga è saltata la mattina dopo il giorno in cui proprio il ministero della Difesa russo ha comunicato che la controffensiva ucraina era cominciata.
Nel bollettino ufficiale del comando militare centrale di Kyiv c’era scritto che i soldati ucraini martedì stavano combattendo trenta battaglie in vari punti dei 1.200 chilometri di linea del fronte ed è un’intensità che non si vedeva da tempo. Il governo mantiene la politica del silenzio sulla controffensiva che, come previsto, almeno in una prima fase consiste in piccoli tentativi sparpagliati per testare la reattività delle difese russe, ma gli alleati di Kyiv parlano e hanno cambiato tono quando commentano le possibilità di successo del contrattacco ucraino. David Ignatius ha scritto sul Washington Post che i funzionari dell’Amministrazione Biden “sono stati incoraggiati dai progressi” fatti dagli ucraini già il primo giorno, lunedì, che sono “migliori del previsto”, e che “le unità degli ucraini sono riuscite a spingersi attraverso aree pesantemente minate dai russi per avanzare anche di dieci chilometri in alcune zone del fronte”. Il ministro della Difesa britannico Ben Wallace ha detto che crede l’Ucraina abbia serie possibilità di riconquistare la Crimea in un anno. Il segretario di stato americano Antony Blinken ha detto che l’esercito russo è in difficoltà perché avrebbe subìto più di 100 mila perdite soltanto negli ultimi sei mesi e che se prima molti pensavano “che quello russo fosse il secondo esercito più forte del mondo, ora molti pensano che sia il secondo più forte fra quelli che combattono oggi in Ucraina”. Per il professore e analista militare Philip O’Brien, se la prudenza delle scorse settimane ha lasciato spazio a questo genere di dichiarazioni è un segnale che l’intelligence occidentale è ottimista sull’esito della controffensiva di Kyiv.