i segnali

La controffensiva di Kyiv tra la palude di Mosca

I quattro canali che in decenni hanno rivoluzionato il sud del paese e l'esempio della Crimea

Micol Flammini

L'Ucraina passa dalla difesa al contrattacco e la Russia si prepara allagando. Oltre a Nova Kakhovka, il ricatto delle dighe si estende in vari punti della regione di Zaporizhzhia. Il rischio non colpisce soltantro l'industria e l'agricoltura del paese invaso, ma è globale

Mentre dal ministero della Difesa di Kyiv veniva rotto il silenzio sulla controffensiva e annunciato che le truppe ucraine erano avanzate nella zone di Bakhmut, e mentre aumentavano le conferme sui ripetuti contrattacchi di Kyiv nella zona occupata di Zaporizhzhia, il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, è andato nella regione di Kherson a seguire le missioni di evacuazione che vanno avanti da lunedì. Ha promesso che tutto verrà ricostruito dopo l’esplosione della diga di Nova Kakhovka. Poi si è spostato nell’oblast di Mykolaïv, che pure sta subendo i danni dell’inondazione. Con precisione vendicativa, la stessa strada visitata dal presidente ucraino è stata bombardata poco dopo.  Il presidente russo, Vladimir Putin, che oggi scriveva cartoline ai soldati  alle prese con la controffensiva di Kyiv che Mosca dice di aver respinto – “Buona fortuna”, “Tutta la Russia è con voi”, “Aspettando la vittoria”, ha augurato Putin  – ha definito la distruzione della diga un atto “barbarico”.  Nel comunicato del Cremlino si legge che la distruzione della diga “ha portato a una catastrofe ecologica e umanitaria su larga scala”. Tutto vero, il danno è enorme, il rischio per la vita umana e animale è alto, ma le dighe, nella strategia di Mosca contro l’Ucraina, sono importanti e lo dimostra la breve storia degli impianti costruiti o distrutti nella parte occupata della regione di Zaporizhzhia in questi quindici mesi di guerra. Il perverso gioco dell’acqua è fatto di costruzione e distruzione e secondo il Centro di indagini giornalistiche, un organo ucraino che si occupa di inchieste, i soldati russi stanno erigendo o smantellando dighe per fare in modo che l’acqua trabocchi e allaghi strade e campi, probabilmente per fermare la controffensiva dell’esercito di Kyiv. Mosca dovrebbe essere interessata a blandire un territorio che ha messo sotto la sua occupazione, dovrebbe fare di tutto per convincerlo che “il mondo russo” è migliore dell’occidente. Sulla riva sinistra del Dnipro il mondo russo sta invece diventando una palude, con tutti i rischi e gli svantaggi e arrivano poche notizie sulle evacuazioni affidate a un fedelissimo di Putin: il ministro delle Emergenze, Aleksander Kurenkov. 

 

Vicino Berdyansk, città portuale occupata, i russi hanno eretto una diga sul fiume Tokmachka, che ha provocato, secondo il Centro di indagini, un notevole innalzamento del livello dell’acqua. Una diga che conteneva l’acqua del fiume Molochna, che attraversa la città di Melitopol, è stata distrutta con conseguenze sui campi di alcuni villaggi. Mosca si sta preoccupando di bloccare la controffensiva,  è  ossessionata dal poter perdere territorio, ma non è interessata ai danni sulle persone, fisici o morali. Tanto meno sembra curarsi del fatto che quelle terre occupate, così impoverite, non soltanto sono più difficili da tenere ma sono anche un problema economico per Mosca e un rischio per il mondo. 

 

L’inondazione nell’Ucraina meridionale, che siano zone sotto l’occupazione di Mosca o sotto il controllo di Kyiv, non avrà un impatto limitato soltanto all’agricoltura ucraina. Per il Cremlino è sempre importante mostrarsi come il difensore dei paesi più poveri, ma questi allagamenti, bloccando anche la ricchezza agricola del paese invaso, sono un rischio per il fabbisogno di molti altri paesi in tutto il mondo. Tutto il territorio meridionale di Kyiv  era ormai plasmato dalla diga e dai suoi canali, che avevano consentito di rendere fertili anche terre considerate meno produttive. A questi quattro canali era stato anche dedicato un francobollo in epoca sovietica, perché non soltanto erano il prodotto di un ottimo lavoro ingegneristico, ma arricchivano il territorio ucraino dirigendosi verso Kryvyi Rih, Kherson, Zaporizhzhia e verso la Crimea. Nella zona di Kryvyi Rih, da cui proviene Zelensky, sono le acque artificiali ad alimentare i campi, le industrie e anche le case. E’ il canale Hachynskyi a irrigare i campi di Zaporizhzhia, è quello di Kherson a fornire anche acqua potabile. Per capire come potrebbe cambiare il territorio se la guerra bloccherà le riparazioni, e per provare a quantificare l’impatto globale delle inondazioni, basta guardare la Crimea, verso la quale era diretto il quarto canale e dove l’acqua non scorre dal 2014: la fisionomia della penisola è cambiata e i raccolti  hanno subìto le conseguenze della riduzione della superficie coltivabile che dai 140.000 ettari del 2013  è  arrivata al minimo di 10.000 nel 2015.   

 

 Il Kommersant oggi scriveva che Putin ha rinviato ancora una volta il filo diretto con i cittadini – era una sua iniziativa: si sedeva in uno studio televisivo e riceveva le domande dei russi che arrivavano via telefono o via messaggio. Tutto rimandato, forse a novembre: la linea diretta durante la controffensiva di Kyiv e le inondazioni dei territori occupati potrebbe dare risultati non brillanti, soprattutto per un Putin con sorrisi da campagna elettorale. 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)