Sei mesi all'auto-rinnovo
Pechino fa lobby per la Via della seta a Roma
Le missioni in Italia e in Europa per screditare la linea americana
Liu Jianchao, capo del dipartimento per le relazioni internazionali del Partito comunista cinese, tra qualche giorno sarà in Italia per una missione diplomatica. L'obiettivo? Parlare con il centrodestra e trovare una soluzione al progetto strategico da cui Meloni vorrebbe uscire
La prossima settimana Liu Jianchao, ministro a capo dell’International Liaison Department, il dipartimento per le relazioni internazionali del Partito comunista cinese, sarà a Roma per una missione diplomatica. Secondo quanto risulta al Foglio, la missione si svolgerà dal 25 al 27 giugno.
Liu è uno degli uomini più vicini al circolo ristretto di decisori attorno alla figura del leader Xi Jinping: ha lavorato al ministero degli Esteri di Pechino per anni, anche come ambasciatore, ma la sua scalata ai vertici del Partito comunista cinese inizia nel 2017, quando diventa capo della commissione disciplinare della sezione provinciale del partito del Zhejiang. E’ proprio in quella provincia orientale che Xi Jinping ha raccolto consensi quando era prima governatore e poi capo del Partito provinciale all’inizio degli anni Duemila.
Non a caso tra i nuovi volti nominati da Xi per rafforzare il suo potere al terzo mandato ci sono molti della cosiddetta “cricca dello Zhejiang”. Il sistema di relazioni del Partito è fondamentale per capire chi sussurra alle orecchie del leader a Pechino: Liu Jianchao è un personaggio potente e influente, vicino a Xi e membro della sua fazione. Non a caso da un anno è l’uomo a capo delle relazioni internazionali del Partito comunista cinese. Martedì scorso, Liu è stato ricevuto all’ambasciata italiana a Pechino dal nuovo ambasciatore, Massimo Ambrosetti, che ha iniziato il suo mandato da appena un mese. Lo scorso 20 aprile Liu aveva incontrato anche l’ambasciatore degli Stati Uniti in Cina, Nicholas Burns. Due diverse fonti hanno rivelato al Foglio la missione di Liu in Italia, che secondo Politico è parte di un viaggio più ampio in Europa che lo porterà anche nel Regno Unito e in Irlanda, ma l’agenda degli incontri romani è in via di sviluppo.
Secondo una fonte diplomatica non autorizzata a parlare della questione, la missione in Italia di Liu avrebbe a che fare con il lavorìo diplomatico degli ultimi mesi dell’ambasciatore cinese a Roma, Jia Guide, e la costruzione di un rapporto diretto con i rappresentanti dell’esecutivo e soprattutto dei partiti di centrodestra della maggioranza. Con un obiettivo: fare lobby sulla Via della seta, il progetto strategico cinese del quale l’Italia fa parte sin dal 2019 e dal quale il governo Meloni vorrebbe uscire entro dicembre. In queste settimane, gli imprenditori e i consulenti italiani coinvolti nel mercato cinese sarebbero stati contattati uno per uno dall’ambasciata cinese in Italia per chiedere all’improvviso di smettere di parlare della Via della Seta, scriveva martedì Intelligence online, sito di news molto vicino ai servizi francesi: “L’ambasciatore ha chiesto di evitare qualsiasi attività che possa essere associata alla Via della seta, almeno fino alla fine dell’anno, per aumentare il margine di manovra dell’ambasciata su questa difficile questione lobbistica”. Liu non ha menzionato la Via della Seta con Ambrosetti, e il suo arrivo a Roma dimostra che le negoziazioni su come trattare l’Italia si stanno svolgendo ai massimi livelli.
Ma non solo in Italia, anche in Europa è in corso un push della diplomazia cinese per cercare di separare le questioni politiche da quelle del business, e separare la politica estera dei paesi membri dell’Unione da quella della Casa Bianca, che ha due sole priorità al momento: fermare la Russia, mettersi in sicurezza contro la Cina. Domenica, mentre il segretario di stato americano Antony Blinken atterra a Pechino, il premier cinese Li Qiang inizierà la sua missione in Germania e in Francia. La visita, che durerà fino a venerdì prossimo, sarà la prima all’estero di Li da quando ha assunto l’incarico nel marzo scorso, ma il numero due cinese non sarà accolto con i tappeti rossi. Tre giorni fa il governo del cancelliere Olaf Scholz ha pubblicato la sua Strategia di sicurezza nazionale dove la Cina viene definita un “partner, un avversario e un rivale sistemico” che mette a rischio la sicurezza europea. Il governo francese di Emmanuel Macron, che dopo il suo ultimo viaggio a Pechino aveva preso le distanze dalla politica americana di contenimento della Cina, sta al contrario facendo pressioni sulla Commissione europea perché dichiari “la guerra commerciale” contro la seconda economia del mondo, accusata di fare concorrenza sleale e mettere a rischio la sicurezza economica europea.
Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno alle 20 ed è stato aggiornato il 17 giugno alle 10:48