Le difficoltà del derisking
Nella commissione von der Leyen esplode la cacofonia sulla Cina
Le proposte concrete sulla Strategia per la sicurezza europea sono ben al di sotto delle aspettative: l’Ue nel commercio con Pechino continuerà con il “business as usual”. Lo scontro con Borrell e le responsabilità della presidente della Commissione
Bruxelles. Se Ursula von der Leyen voleva inviare un messaggio di fermezza alla Cina sulla volontà dell’Ue di difendere i suoi interessi strategici, non ci è riuscita. Ieri la Commissione ha presentato la Strategia per la sicurezza economica europea, che doveva mettere in pratica l’idea del “derisking” (riduzione del rischio) promosso da von der Leyen in un discorso sulla Cina a fine marzo. Il documento prevede di agire su tre fronti: rafforzare la competitività dell’Ue, usare gli strumenti commerciali esistenti per combattere la coercizione economica e le pratiche predatorie cinesi e inventarne uno nuovo per limitare gli investimenti in Cina nei settori sensibili (semiconduttori avanzati, intelligenza artificiale, quantum computing). “Ci stiamo concentrando sui rischi che le nostre interdipendenze economiche siano usate come armi da paesi terzi”, ha spiegato la vicepresidente della Commissione, Margrethe Vestager: “Useremo un filtro geopolitico quando valuteremo i rischi” e “non possiamo trattare una dipendenza da un rivale sistemico allo stesso modo che quella da un alleato”. Vestager ha citato Cina e Russia come rivali. Ma le proposte concrete sono ben al di sotto delle aspettative della vigilia.
Innanzitutto, il documento presentato ieri dalla Commissione non menziona esplicitamente la Cina. La strategia “è agnostica sui paesi”, ha detto von der Leyen, spiegando che su gran parte del commercio con Pechino si continuerà con il “business as usual”. Pubblicamente, poi, è andato in scena uno scontro con Josep Borrell. L’Alto rappresentante ha declassato la strategia del “derisking” di von der Leyen a un “discorso da conferenza” che era “interessante”, ma “non fissa la posizione dell’Ue”. Borrell ha fine aggiunto che tutte le decisioni sui controlli di esportazioni e investimenti saranno prese dai governi nazionali, non dalla Commissione. La cacofonia dell’esecutivo von der Leyen riflette le divisioni tra gli stati membri. Alcuni non vogliono alimentare tensioni con la Cina per timore di ritorsioni economiche. Altri vedono nella “sicurezza economica” una scusa per lanciarsi in politiche protezioniste. Il dibattito strategico sulla Cina tra i capi di stato di governo al Consiglio europeo della prossima settimana si annuncia acceso.
Von der Leyen ha le sue responsabilità. La presidente della Commissione fa spesso grandi annunci, prima di fare marcia indietro. Ieri è accaduto anche sul Fondo per la sovranità europea, che sarebbe dovuto arrivare con la revisione del Quadro finanziario pluriennale dell’Ue (il bilancio 2021-27) per aiutare i paesi a investire nelle tecnologie green, nei chip e nella difesa. Nelle proposte della Commissione ha lasciato il posto a un “Marchio per la sovranità” che dovrebbe permettere di accedere più facilmente ai fondi europei esistenti.