L'“Europa fortezza” è una vittoria di Meloni, ma non funziona

David Carretta

La Commissione sta subbappaltando a paesi terzi il lavoro sporco di fare respingimenti. Intanto salta il memorandum di intesa tra l’Ue e la Tunisia per fermare le partenze e aumentare i rimpatri, che doveva essere il "modello" per futuri accordi. E gli sbarchi aumentano, stando ai numeri di Frontex

Bruxelles. Giorgia Meloni sta vincendo la battaglia culturale sui migranti nell’Unione europea, dopo aver convinto la Commissione di Ursula von der Leyen a seguire la strategia della “Europa fortezza”, anche a costo di alzare le spalle quando annegano centinaia di persone e chiudere un occhio sulle violazioni dei diritti umani. Ma vincere la guerra culturale non significa dotare l’Ue di una politica migratoria che funzioni e porti risultati. L’ultima dimostrazione c’è stata ieri, quando è saltata l’annunciata firma di un memorandum di intesa tra l’Ue e la Tunisia per una partnership che ha come principale obiettivo quello di fermare le partenze e aumentare i rimpatri. Lunedì era stato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ad annunciare la firma sul memorandum con un viaggio a Tunisi del commissario responsabile del Vicinato, Olivér Várhelyi, per firmare un assegno da 105 milioni di euro per il “sostegno contro il traffico di esseri umani”. Il pacchetto include altri 150 milioni di sostegno diretto al bilancio della Tunisia. Ma la visita di Várhelyi è stata cancellata all’ultimo minuto perché Tunisi non accetta tutte le condizioni dell’Ue. I negoziati non riprenderanno prima di lunedì. L’obiettivo annunciato da von der Leyen e Meloni durante la visita a Tunisi dell’11 giugno di firmare il memorandum entro la fine di giugno non sarà rispettato. Secondo le fonti del Foglio, restano almeno due ostacoli. Il presidente tunisino, Kais Saied, continua a rifiutare le riforme chieste dal Fondo monetario internazionale per un salvataggio da 1,8 miliardi di euro, a cui dovrebbe aggiungersi un aiuto finanziario dell’Ue da 900 milioni. Inoltre Saied, che ha lanciato una campagna xenofoba contro i subsahariani, non è disponibile a riprendersi i migranti non tunisini che l’Italia vorrebbe rispedire in Tunisia in quanto paese di transito “sicuro”.

  

In una lettera di quattro pagine indirizzata ai leader in vista del Consiglio europeo di domani, von der Leyen ha fatto il bilancio di quanto fatto dall’inizio dell’anno e delle intenzioni per i prossimi mesi. I 650 morti annegati al largo di Pyros sono liquidati in un paio di righe per dire (in sostanza) che è “tutta colpa dei trafficanti”. “Il naufragio della scorsa settimana è un altro appello all’azione, che mostra l’urgenza di intensificare il nostro lavoro con i paesi partner, per raddoppiare gli sforzi nella lotta contro il traffico di migranti”, ha scritto von der Leyen. Nell’immediato la Commissione intende replicare con la Tunisia ciò che sta facendo assieme all’Italia da anni con la Libia: finanziarie ed equipaggiare la guardia costiera per intercettare i migranti in mare prima che arrivino nelle zone di ricerca e soccorso (Sar) di Italia e Malta. Ufficialmente, l’Ue vuole rafforzare le capacità di “search and rescure” di Tripoli e Tunisi con motovedette e risorse finanziarie. Nei fatti sta subappaltando a paesi terzi il lavoro sporco di fare respingimenti illegali, dato che la Libia è in guerra civile e la Tunisia non ha un sistema di asilo adeguato.

   

L’ambizione di von der Leyen è di usare la Tunisia come “modello” per il futuro con altri paesi. I “paesi partner” dovrebbero essere tutti quelli del Mediterraneo (Tunisia, Libia, Egitto, Turchia, Marocco e Algeria), a cui dovrebbero andare finanziamenti dell’Ue per rimpatriare i migranti irregolari, a prescindere dalla loro nazionalità, dal rispetto delle convenzioni sui rifugiati e dalle condizioni di accoglienza. Il grande scambio soldi-migranti viene chiamato da von der Leyen “partnership basata sulla cooperazione reciprocamente benefica”. Quali benefici ha portato finora la strategia “Europa fortezza” in mare? Secondo Frontex, nel Mediterraneo centrale da gennaio a maggio gli sbarchi sono aumentati del 158 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: 50.318 migranti. A maggio c’è stato un leggero calo, ma è stato più merito delle condizioni del mare che di Saied. A giugno i numeri sono ripartiti verso l’alto: il ministero dell’Interno ha registrato già 10.449 sbarchi in Italia.