La diga intercettata
I russi a Nova Kakhovka erano pronti a far saltare in aria tutto. Un'inchiesta
Un'esclusiva di Radio Svoboda e Slidstvo.info svela che "Poligono" e "Il georgiano" aspettavano l’ordine di far esplodere la diga. La strategia dell'acqua di Mosca a Tokmak
Roma. Dopo le prove del New York Times che attribuiscono l’esplosione della diga di Nova Kakhovka ai russi, i giornalisti del programma “Schemes” di Radio Svoboda e Slidstvo.info hanno identificato i nomi dei membri dell’esercito di Mosca che controllavano la centrale idroelettrica la notte del disastro, lo scorso 6 giugno, combattenti della 205esima brigata separata di fanteria motorizzata “cosacchi” delle forze di terra della Federazione russa, e hanno ricevuto le intercettazioni delle conversazioni telefoniche tra i soldati e i loro comandanti alle due di quella notte: “Com’è la situazione? Preparatevi al comando”, “Qui è tutto andato”, “Vai lì al punto, prendi tutto”, sarebbe lo scambio di battute dopo la distruzione della diga. “E’ stato fatto tutto dall’interno. La diga era chiaramente pronta per essere fatta saltare in aria”, ha detto il geniere militare ucraino Mykola Shchegelskyi alla squadra investigativa.
Che le postazioni nei pressi della diga fossero occupate della 205esima brigata era stato confermato dai russi stessi: nell’inchiesta si può vedere l’intervista su RuTube, lo YouTube russo, in cui i soldati della brigata si vantano delle loro armi e delle loro postazioni di tiro “organizzate con successo” vicino alla centrale idroelettrica. Grazie a questi video di propaganda girati nei pressi della diga e della centrale i giornalisti sono riusciti a identificare molti dei soldati della brigata, nonostante i volti oscurati e i passamontagna: il 35enne Arsen Pitzhelauri, con il soprannome “Il georgiano”, il sergente Ruslan Magomedov, “Poligono”, e il comandante, Roman Titov. Secondo le intercettazioni ottenute dai giornalisti, i soldati russi nella regione di Kherson si stavano preparando ad agire “a comando” per poi lasciare il territorio, notizia confermata anche dal capo dell’intelligence ucraina, Kyrylo Budanov. Un soldato della Guardia nazionale russa ha confermato alla squadra investigativa che i soldati della 205esima brigata sono ancora a Nova Kakhovka, e ricordano nell’inchiesta che il 30 maggio, una settimana prima dell’esplosione della diga, il governo russo ha emesso un documento che vieta di fatto le indagini sugli incidenti negli impianti idrotecnici: “E’ stato semplicemente deciso che tali indagini non saranno condotte fino al 2028”, si legge nell’esclusiva pubblicata su Radio Svoboda mercoledì.
Dall’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina le dighe si sono rivelate spesso un obiettivo militare, sia da parte di Kyiv sia di Mosca. Ieri il sito investigativo Bellingcat ha pubblicato nuove immagini satellitari che suggeriscono come la Russia “abbia creato una diga alla periferia della città ucraina occupata di Tokmak nell’oblast di Zaporizhzhia prima della controffensiva dell’Ucraina”. La diga improvvisata si trova all’interno della linea difensiva che avvolge la città occupata di Tokmak, che a sua volta si trova dietro molte altre linee difensive, e le immagini satellitari mostrano come dalla costruzione della diga all’inizio di maggio, il fiume Tokmachka si sia notevolmente allargato a est della città e abbia inondato alcuni campi più vicini alla diga. Nonostante le inondazioni della diga non si avvicinino “neanche lontanamente” alla scala osservata a Nova Kakhovka, Maichael Sheldon, ricercatore per Bellingcat, scrive: “L’aumento del livello dell’acqua del fiume Tokmachka potrebbe far parte di uno sforzo maggiore per rallentare l’avanzata delle forze ucraine. Nello specifico, potrebbe essere parte di uno sforzo per rallentare un accerchiamento orientale di Tokmak in caso di sfondamento ucraino, vicino alla città”.