Bjoern Hoecke (foto Jens Schlueter/Getty Images) 

In Europa

Riassunto per le destre italiane: leader, idee ed estremismo dell'AfD 

Daniel Mosseri

Meloni assiste allo scontro fra Tajani e Salvini, che vuole andare alle europee 2024 a braccetto con i sovranisti, tra cui l'impresentabile Alternative für Deutschland. Un'ipotesi che rischia di fare crollare tutta la strategia centrista di FdI

Matteo Salvini dice sì, Antonio Tajani dice no. Il primo vuole andare alle europee nel 2024 a braccetto coi partiti sovranisti assieme ai quali la Lega siede nel gruppo Identità e democrazia, fra i quali i tedeschi di Alternative für Deutschland (AfD). Per Tajani (Forza Italia e dunque Ppe) i sovranisti sono incompatibili sia con la costruzione europea sia con il centrodestra italiano. E Giorgia Meloni, appena rieletta presidente dell’Ecr (i Conservatori e riformisti che a Strasburgo siedono proprio fra Ppe e Id) assiste allo scontro tra i suoi due vicepremier non senza difficoltà.

 

Vista da Berlino però le traiettorie di Fratelli d’Italia e di AfD non potrebbero apparire più divergenti. Da quando guida l’esecutivo la premier è rimasta nel solco economico tracciato da Mario Draghi ma soprattutto ha fatto un chiaro voto di atlantismo, una scelta non scontata in tempi di guerra ai confini della Nato, tantomeno per un partito nipote del Msi. Una manovra di avvicinamento ad AfD rischia invece di mandare a carte quarantotto tutta la strategia della Giorgia di governo. Perché per esempio AfD non crede che si possa arrivare alla pace con il sostegno militare a Kyiv ma chiede il ripristino di buone relazioni fra Germania e Russia, a cominciare dalla ripresa immediata delle importazioni di gas russo attraverso ciò che resta dei quattro gasdotti diretti Nord Stream. AfD è così: del tutto antisistema.

   

Mentre la Germania si sforzava di vaccinare i suoi cittadini nel pieno della pandemia da coronavirus, AfD marciava in piazza contro le mascherine e contro i sieri strizzando l’occhio ai gruppi di facinorosi, non ultimi i Reichsbürger, che il 30 agosto del 2020 hanno tentato l’assalto al Bundestag. Se oggi il nemico sono la Nato e l’Ucraina e ieri era Big Pharma, l’altro ieri erano i profughi. Sulle difficoltà oggettive della gestione da parte del governo di Angela Merkel dell’oltre milione di rifugiati mediorientali arrivati nell’estate del 2015 sui confini tedeschi si è già molto scritto. In quell’ondata umana, nell’integrazione difficile e nei numerosi casi di atti di terrore condotti in Germania da lupi solitari ispirati dall’Isis, AfD ha trovato nuovo carburante per le proprie battaglie contro lo straniero. Un conto però è volere frontiere chiuse, un altro è applaudire agli assassini di Walter Lübcke, il presidente del distretto governativo di Kassel iscritto alla Cdu e ucciso nel 2019 dal neo-nazista Stephan Ernst per aver sempre difeso la linea dell’accoglienza dettata dalla cancelliera Merkel. Fu il leader provinciale di AfD nella nordica Dithmarschen, Mario Reschke, a farsi beffe della morte di Lübcke pochi giorni dopo il suo omicidio, un atto che invece aveva turbato la Germania democratica. Reschke fu allontanato dal partito che lo definì “una pecora nera” ma la tendenza anzi il compiacimento dei dirigenti sovranisti tedeschi per le uscite a gamba tesa fa credere a una scelta stilistica anziché a una mancanza di stile. Nel 2016 l’allora leader di AfD, Frauke Petry, invocò l’uso delle armi per respingere i profughi alle frontiere.

  

AfD ne ricavò la cacciata dal gruppo Ecr, quello oggi presieduto da Meloni, ma più significativo è il fatto che nel 2017 Petry abbandonò AfD denunciandone la deriva estremista. Il resto è una valanga: nel 2018 l’allora numero uno della formazione, Alexander Gauland, disse che era venuto tempo di smetterla di chiedere scusa per i crimini del Terzo Reich, che, alla fine dei conti, altro non fu che “una cacchina di uccello nella storia della Germania”. Lo stesso anno la polizia di Colonia denunciò Beatrix von Storch dopo che l’eurodeputata sovranista si lamentò su Twitter e su Facebook dei tweet in arabo da parte della polizia di Colonia a seguito del Capodanno segnato da centinaia di abusi a sfondo sessuale commessi da giovani nordafricani. “Perché un sito ufficiale della polizia scrive in arabo? Lo fanno per placare i barbarici gruppi di strupratori musulmani?”.

 

Parole in libertà pronunciate da politici a oggi senza la minima esperienza di governo: a differenza della Lega (ma anche del Fpö austriaco), AfD non ha la minima esperienza di governo comunale, regionale o nazionale. Parole come quelle scritte molto più di recente nella chat interna di AfD al Parlamento europeo dal deputato Nicolaus Fest in occasione della morte del presidente dell’Europarlamento David Sassoli: “Finalmente quel bastardo non c’è più”. Il capogruppo Jörg Meuthen censurò l’uscita “inquietante, profondamente ripugnante e imperdonabile” del collega. Ma come già Frauke Petry nel 2017, Meuthen ha lasciato AfD nel 2023 denunciandone la deriva radicale che l’ha trasformata in “un partito di destra con posizioni nazionaliste dominate da una sola persona, e questo è Björn Höcke”. Perché se è vero che oggi il partito è formalmente guidato da Tino Chrupalla, un tedesco dell’est che bene incarna la frustrazione dei tedeschi dell’ex Ddr che per reddito e servizi continuano a sentirsi di serie B, e che accanto a lui c’è Alice Weidel, lesbica accompagnata con una donna indiana a dimostrare che AfD non ce l’ha proprio con nessuno, secondo tutti gli osservatori Höcke è il vero leader del partito. Lui e il suo Flügel, corrente estremista già in odore di eversione, sono la ragione per cui i servizi tedeschi tengono AfD sotto osservazione. Contro l’Europa, l’euro, gli stranieri, la famiglia non tradizionale, la stampa, Big Pharma e ovviamente i servizi segreti, “che devono essere sciolti”, Höcke è un odiatore di professione a cui piace riciclare vecchi slogan come “Alles für Deutschland!”, un motto usato dalle SA, le prime camicie brune del Partito nazista. L’assioma di Franz Josef Strauß, secondo cui a destra di Cdu-Csu non ci deve essere alcun partito, deve forse essere aggiornato. Un partito oggi c’è, e anche forte di un quinto dei voti secondo i sondaggi. Un partito che oggi anziché di alleanze internazionali ha bisogno di guardarsi dentro e decidere se da grande vuole essere conservatore o eversivo.