la sollevazione popolare in Francia
I moti di Parigi e un dilemma: che succederà ora che l'Illuminismo è morto?
La società multietnica e multiculturale esiste e persiste nel tempo solo là dove un’identità di volontà e potenza è salda. Quelli che non si omologano a un’esistenza di diritti
Tutto l’Illuminismo che fa dritto il legno storto dell’umanità non contiene l’urto di vita d’una folla cui non basta il pride, la green economy o il wokeismo della nostra accogliente contemporaneità per dirsi cittadini di Francia. Gli ultimi destinati a libertà, uguaglianza e fratellanza – alla democrazia, manco a dirlo – fanno dunque la loro guerra ma, sorpresa, spengono i Lumi. Piedi tutti neri, giunti dall’Africa – forgiati nell’islam – non si lasciano convincere dalla nostra teoria. Non si omologano a un’esistenza di diritti. Non i nonni, neppure i genitori, nemmanco i figli e così i nipoti – e sono quattro le generazioni di immigrati – rinunciano alla comunità per entrare nella società multiculturale facile a chiacchiere ma impossibile nell’apnea laicista e progressista.
Dove c’è il vuoto arriva immancabilmente il pieno. Una scolaresca di bambine e bambini parigini si ritrova in gita in un santuario. C’è la statua di una fanciulla sulla facciata del tempio e solo un bimbo – di sangue algerino – la riconosce: “E’ Giovanna d’Arco”. Gli altri che sono tutti francesi invece no, non ne conoscono neppure la storia, sciamano dentro le navate per istruirsi mentre l’unico saputo, al contrario, indietreggia. Non entra in chiesa certificandone la sacralità. E’ vuota e non vuole riempirla di sé, del suo sé collettivo, del dilagare inconsapevole di un Dio che sa attendere per prendersi tutto.
Dove c’è il pieno, la pienezza convive. La società multietnica e multiculturale esiste e persiste nel tempo solo là dove un’identità di volontà e potenza è salda. Così nel Regno Unito e nella Turchia neo ottomana di Recep Erdogan. Come perfino in Cina e negli Stati Uniti. E come nella Russia dei suoi dodici fusi orari, dove il patriarca delle chiese cristiane ortodosse può abbracciare il santo Corano e dire “qui da noi non si brucia il Libro dei nostri fratelli”, col sottinteso “e non come fate voi in nome del laicismo, del progresso e del gender…”.
Sono dunque moti quelli di Parigi. Che ci interrogano su una questione cruciale: quali sono le conseguenze della fine dell’Illuminismo?
E’ quindi una sollevazione popolare. Che ci impegna al confronto con la tecnologia – l’unica frontiera che salda gli uni agli altri, i sommersi e i salvati – con la sua intima funzione unificante che porta chissà dove, forse verso il primato del banale?
E le cannonate ci vogliono allora per fermare la rivolta. Qualcuno davvero accarezza l’idea di un Bava Beccaris tra i flic che faccia bum sui marciapiedi e non per cavarne due di ragazzi morti – questo è il bilancio di queste ore di fuoco in Francia – ma almeno ottantuno cadaveri secchi, quanti ce ne furono in quell’8 maggio del 1898 a Milano.
E sono Vespri quelli di Parigi. Il poliziotto uccide Nahel e come quando il ceffo francese il lunedì dell’Angelo del 1282 insolentisce la ragazza di Palermo per ritrovarsi tutta la Sicilia in guerra, così da giorni tutte le ragazze e i ragazzi dai piedi neri che restano ancora da ammazzare scendono in strada per farne sacro di sangue il suolo, per farne il loro nuovo suolo, e non per ius, piuttosto per riempirlo. Tutto di pienezza.