Lo scontro
Chi le protegge, le donne? Le risposte del dibattito elettorale in Spagna
Il faccia a faccia tv tra Sànchez e Feijóo si infiamma sulla violenza di genere. L'attuale presidente spagnolo legge un florilegio di frasi di esponenti di Vox mentre il leader del Pp ridicolizza la legge del “solo sì è sì”, voluta dalla ministra dell’Uguaglianza, Irene Montero
L’esito dell’unico faccia a faccia tv tra il premier spagnolo uscente, il socialista Pedro Sánchez, e il probabile vincitore delle elezioni politiche del 23 luglio, il leader del Partito popolare Alberto Núñez Feijóo, può essere riassunto da due titoli convergenti apparsi ieri su giornali di diverso orientamento. “Il proiettile d’argento è andato a vuoto”, ha scritto il quotidiano governista El País. “Sánchez ha sprecato il suo ultimo colpo sparandosi nei piedi”, gli ha fatto eco El Español, che è più critico verso il premier. E dire che proprio Sánchez aveva preteso una serie di dibattiti con Feijóo, mentre il leader del Pp aveva fatto il prezioso concedendogliene soltanto uno. Nelle ultime settimane, d’altra parte, Sánchez aveva brillato nelle interviste e il suo staff confidava nel fatto che in un duello con Feijóo avrebbe potuto fare un figurone, grazie alla maggiore esperienza e alla “bella presenza”, che davanti alle telecamere ha sempre il suo peso. Sánchez voleva sfruttare l’occasione per giocare in attacco, dal momento che – nell’inversione delle parti determinata dalla débâcle dei socialisti nel recente voto amministrativo – il premier non veste i panni del “difensore del titolo” ma deve interpretare il ruolo dello sfidante.
Sánchez non ha commesso errori gravi, ma ha mancato il bersaglio. Neppure Feijóo, da parte sua, ha messo a segno particolari prodezze retoriche, se si eccettua la trovata del contratto cartaceo da lui berlusconianamente esibito, in cui c’era scritto, in sostanza: se il Pp otterrà meno voti del Psoe, allora permetterà ai socialisti di governare in minoranza e viceversa: “Io questo patto lo firmo adesso, davanti agli spagnoli”, ha detto Feijóo, siglando ostentatamente il foglio e facendo finta di non sapere che i popolari hanno appena scalzato i socialisti, che avevano preso più voti di loro, dal governo regionale dell’Estremadura, grazie a un’alleanza con i sovranisti di Vox. Ma, visto che i due sfidanti si sono interrotti di continuo, impedendosi reciprocamente di esprimere un qualsiasi concetto minimamente articolato, e visto che era Sánchez quello che doveva tentare la zampata, da questo battibecco inconcludente è uscito vincitore il suo avversario, che oltretutto è apparso come il meno concitato dei due.
In questo dibattito fatto di frasi smozzicate, lo scontro si è ulteriormente infiammato quando si è arrivati a discutere della violenza di genere. Sánchez ha avuto gioco facile nel leggere un florilegio di frasi di esponenti di Vox, il partito di estrema destra che è in predicato di diventare alleato di governo dei popolari: si va da “La violenza non ha genere” (che sembrerebbe un’affermazione ambigua ma tutto sommato innocua se chi l’ha pronunciata, il neo vicepresidente della regione di Valencia Vicente Barrera, non fosse un ex torero che ha chiamato “Caudillo” il suo cavallo) a “Il motivo per cui le donne sono tanto bellicose è perché gli manca il pene” (lo ha twittato il neo presidente dell’assemblea regionale delle Baleari, Gabriel Le Senne). Ma Feijóo ha avuto gioco altrettanto facile nel ridicolizzare la legge del “solo sì è sì”, fortemente voluta dalla ministra dell’Uguaglianza, Irene Montero, e dal suo partito Podemos, alleato di governo di Sánchez. Per goffaggine (e forse anche per eccessi ideologici) quella norma è stata scritta malissimo e ha garantito a molti molestatori una paradossale riduzione della condanna (“Per colpa vostra sono stati scarcerati 117 stupratori e più di mille violentatori machisti hanno avuto sconti di pena”, ha detto Feijóo). D’altra parte, mentre i leader di Vox, per conquistare visibilità, si vanno a cercare di proposito pretesti per essere accusati di maschilismo tossico, persino per la sinistra radicale il tema della violenza di genere, che ne era una bandiera elettorale, si è trasformato in un problema, a causa dell’imbarazzo generato dalle storture della legge del “solo sì è sì”: basti pensare che Yolanda Díaz, la leader della piattaforma Sumar che riunisce tutto ciò che sta a sinistra dei socialisti, ha preteso la clamorosa esclusione di Irene Montero dalle liste di cui la ministra aveva previsto di essere la star. Nella brutalità degli scontri sulla violenza machista (e su ogni altra cosa) la campagna elettorale spagnola si sta rivelando, come previsto, corta, brutta, sporca e cattiva. Ma anche dinamica e divertente, con continui aggiornamenti del borsino in cui gli analisti politici valutano chi “sale” e chi “scende”. Ecco: dopo alcune settimane di “remontada”, ora le quotazioni di Sánchez stanno andando giù.