l'editoriale del direttore
Difendere Kyiv fa bene all'occidente. E non fa male all'Italia
Dal gas all’economia, le tre buone notizie che arrivano dal rapporto presentato dall’Arera (l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente). Altra brutta giornata per gli utili idioti del putinismo
L’Italia, si sa, è un paese che si è abituato da tempo a trasformare in notizie spendibili solo le notizie negative, hard news are only bad news, e quando le notizie positive si presentano lì di fronte, in modo dirompente, succede che gli osservatori si ritrovano impreparati, disorientati, spesso incapaci di capire come sia possibile che tutto quello che doveva andare male, malissimo, invece sia andato bene, quasi benissimo. Ieri è stato uno di quei giorni drammatici per i catastrofisti, gli allarmisti e i professionisti dell’apocalisse. E lo è stato in particolare per tutti coloro che un anno fa avevano scommesso su un’equazione rivelatasi fallace: il sostegno all’Ucraina è sbagliato perché produrrà infiniti problemi alla nostra economia, alle nostre esportazioni, alla nostra crescita, al nostro benessere e al nostro fabbisogno energetico. In sintesi: smettiamola di rompere le scatole alla Russia, sennò il disastro in casa ce lo ritroveremo noi. Ieri, su questi temi, per i catastrofisti è stata una doppia doccia fredda.
La prima doccia, non economica, è quella che si è materializzata a Vilnius, in Lituania, tra i palazzi che in questi giorni stanno ospitando il vertice della Nato: la Russia aveva iniziato la sua guerra contro l’Ucraina anche per ribellarsi all’idea di poter avere vicino ai suoi confini nuovi paesi dell’Alleanza atlantica e si ritrova oggi grazie all’ingresso della Finlandia prima e della Svezia poi ad avere in comune con i paesi della Nato il doppio dei confini che aveva due anni fa (erano 1.300 km, oggi sono 2.600 km).
La seconda doccia fredda, freddissima, è quella arrivata ieri mattina in Italia e coincide con una serie di notizie contenute in un rapporto presentato dall’Arera (l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente). Notizia numero uno: le importazioni lorde di gas sono stabili (72,6 miliardi di metri cubi) ma la dipendenza dal gas russo in un anno e mezzo si è dimezzata (era del 40 per cento all’inizio del 2021, è del 20 per cento oggi). Notizia numero due: la presenza del mercato libero, nel settore dell’energia, è divenuta maggioritaria tra le famiglie italiane e nel 2022 si è superata la soglia dei due terzi dei clienti sul mercato libero (e avere un mercato più libero significa riuscire ad avere piani energetici più efficienti, più adatti alle condizioni di ciascuna famiglia, tarati in modo tale da poter risparmiare di più). La notizia numero tre è forse quella più clamorosa ed è una notizia che permette di evidenziare la grande capacità di adattamento che hanno avuto gli italiani di fronte alla transizione energetica. Nel 2022, si legge nel rapporto, i consumi complessivi di gas sono crollati del 10 per cento, i consumi industriali di gas sono scesi del 15,5 per cento, i consumi domestici di gas sono scesi del 13,5 per cento. Si dirà: come si può differenziare il risparmio generato dal calo delle temperature dal risparmio generato dalla responsabilità degli italiani, che in una fase delicata come quella vissuta lo scorso anno hanno capito che moderare il consumo di gas era necessario non solo per salvaguardare la bolletta ma anche per aiutare lo stato a non avere problemi con lo stoccaggio? Le principali società energetiche italiane hanno calcolato, utilizzando un algoritmo, che solo un terzo del risparmio registrato in Italia è dipeso dalle temperature più alte. Il che significa che buona parte dei consumi in meno è dipesa dalla responsabilità dei cittadini e delle imprese nell’utilizzo dell’energia.
E se a tutto questo sommiamo il fatto che l’Italia, nonostante la guerra in Ucraina, nonostante le sanzioni alla Russia, sta vivendo una fase economica caratterizzata da un pil che cresce come in nessun altro grande paese europeo (+1,2 per cento), da esportazioni che crescono come mai nella storia d’Italia (nel 2022 sono stati superati i 600 miliardi), da una occupazione che cresce come non mai (61,2 per cento) si capirà facilmente perché l’algoritmo della zizzania azionato dagli utili idioti del putinismo non è più efficace come un tempo. Viva gli ottimisti.