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A Bruxelles

Accordo sui soldi a Kyiv ma non sulle risorse richieste dalla Commissione europea

David Carretta

Sulla facility per L'Ucraina c’è accordo all’Ecofin anche se ci sono ancora dubbi sulla posizione che adotterà l’Ungheria di Viktor Orbán. Per migranti e competitività non c’è fretta, l’intesa potrebbe slittare al 2024

La richiesta della Commissione di Ursula von der Leyen di prevedere 65,8 miliardi in più nel bilancio 2021-27 dell’Ue si sta scontrando con una seria opposizione dei paesi frugali. Con un’eccezione: i 17 miliardi in più da destinare a un apposito strumento per l’Ucraina per sostenere le spese correnti di Kyiv, la ricostruzione del paese e l’avvicinamento all’Ue. Un primo segnale positivo per l’Ucraina dovrebbe venire dall’Ecofin di oggi: i ministri delle Finanze discuteranno della proposta di revisione del quadro finanziario pluriennale (Qfp) presentata dalla Commissione a giugno. I soldi in più per Kyiv hanno “ampio sostegno”, spiega al Foglio un diplomatico dell’Ue. Sulle risorse aggiuntive per migrazione, competitività e aumento dei tassi di interesse “gran parte dei paesi ha dubbi”. Si sta facendo strada l’idea di spacchettare la revisione del bilancio pluriennale con una corsia preferenziale per l’Ucraina.

La proposta della Commissione della revisione del quadro finanziario pluriennale è stata presentata il 20 giugno scorso. Complessivamente l’esecutivo comunitario ritiene di aver bisogno di altri 65,8 miliardi di euro di qui al 2027. L’Ucraina è la priorità, con la creazione di uno strumento speciale (“facility”): la Commissione chiede 17 miliardi di soldi freschi per sovvenzioni a Kyiv, ai quali si aggiungerebbero 33 miliardi di prestiti garantiti dal bilancio comunitario. Aderendo alla dichiarazione del G7 sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina adottata durante il vertice della Nato di Vilnius, l’Ue si è impegnata a essere il principale finanziatore del bilancio corrente e dell’avvio della ricostruzione. L’Ecofin di oggi dovrebbe dare un via libero politico alla “facility” per l’Ucraina, anche se ci sono ancora dubbi sulla posizione che adotterà l’Ungheria di Viktor Orbán (sulla revisione del Qfp serve l’unanimità). In ogni caso, una decisione favorevole a Kyiv è attesa “in autunno”, spiega il diplomatico dell’Ue. Su tutto il resto, invece, “non ci sono ragioni di andare così rapidamente”.

Per i paesi frugali “le altre richieste non devono essere discusse o concluse allo stesso tempo” della “facility” per l’Ucraina, dice il diplomatico: “Non c’è fretta”. La Commissione, invece, dice di avere fretta. Le casse dell’Ue sono vuote, in parte per le spese straordinarie sostenute dal 2021, in parte per l’inflazione che erode i margini di spesa, in parte per l’aumento dei tassi di interessi che incrementa il costo del debito per finanziare i Pnrr. La proposta di giugno prevede 15 miliardi in più per le politiche migratorie e le relazioni esterne, 10 miliardi per la competitività, 18,9 miliardi per gli interessi di NextGenerationEu, 1,9 miliardi per le spese dell’amministrazione comunitaria e 3 miliardi per lo strumento di flessibilità. L’Italia ha due priorità: migranti e competitività. Ma “gran parte dei paesi ha dubbi su tutte queste richieste da parte della Commissione”, dice il diplomatico dell’Ue. Un’intesa potrebbe slittare al 2024, ma solo dopo tagli sostanziali. O non arrivare mai.

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