libero scambio
L'Ue ritarda gli accordi commerciali con l'America latina. Così vince la Cina
La priorità agli interessi agricoli di alcuni paesi europei capitanati dalla Francia rallenta gli accordi con il Mercosur, il Messico e il Cile, mettendo a rischio una possibile relazione strategica per l'Europa
I leader dell’Unione europea speravano di usare il vertice con i paesi dell’America latina e dei Caraibi per riallacciare i rapporti e recuperare il terreno perduto negli ultimi anni sulla Cina, che ha esteso la sua influenza economica e politica. Ma dopo due giorni di incontri carichi di tensioni sulla guerra della Russia contro l’Ucraina e di rivendicazioni sui danni e lo sfruttamento del passato coloniale europeo, si sono dovuti arrendere a un’evidenza: i vertici non sostituiscono gli accordi di libero scambio. La priorità data da alcuni paesi europei agli interessi dei loro agricoltori sta ritardando l’approvazione degli accordi con il Mercosur, il Messico e il Cile e degradando profondamente la relazione con un continente strategico per l’Ue. (Carretta segue a pagina tre)
Gli accordi commerciali tra l’Ue e i paesi dell’America latina sono stati, con la guerra in Ucraina, uno dei temi più controversi nei negoziati sulla dichiarazione conclusiva del vertice Ue-Celac. Il testo finale ne è uscito annacquato. I paesi dell’America latina volevano accelerare, ma l’Ue non è stata in grado di esprimere una posizione univoca. I ventisette sono troppo divisi al loro interno. La Francia si è messa alla testa di un gruppo di paesi che, per proteggere il loro settore agricolo, fa resistenza all’approvazione degli accordi di libero scambio con il Mercosur (Brasile, Argentina, Paraguay e Uruguay), il Messico e il Cile. I negoziati sono stati conclusi anni fa con successo dalla Commissione, ma con una scusa o un’altra – dall’ambiente ai diritti sociali – gli accordi non sono stati firmati né ratificati dall’Ue. Il sentimento dei 33 paesi della Comunità degli stati latinoamericani e caraibici è stato riassunto così dal primo ministro di Saint Vincent e Grenadine, Ralph Gonsalves, che ha la presidenza di turno del Celac: “La maggior parte dell’Europa era, ed è tuttora, in modo schiacciante il beneficiario asimmetrico di un rapporto in cui la nostra America latina e i nostri Caraibi sono stati e sono aggiogati in modo ineguale”.
Il Mercosur è il caso più eclatante: dopo quasi vent’anni di trattative, l’accordo si è concluso nel giugno del 2020. Secondo le stime della Commissione, gli scambi commerciali tra le due regioni dovrebbero salire a oltre 100 miliardi di dollari l’anno, grazie al taglio dei dazi e al maggiore accesso all’Ue degli esportatori agricoli del Mercosur e al Mercosur delle industrie e dei servizi europei. Ma appena conclusi i negoziati, la Francia e altri paesi hanno alzato le barricate. Usando la scusa della deforestazione dell’Amazzonia, hanno spinto l’Ue a presentare nuove richieste, in particolare un nuovo protocollo sul clima. Di fatto, significherebbe riaprire i negoziati. A marzo la Commissione ha inviato una lettera ai paesi del Mercosur, che non hanno ancora risposto. Una visita nella regione della presidente Ursula von der Leyen a giugno non ha sbloccato lo stallo.
“La difesa dei valori ambientali, che tutti condividiamo, non può essere una scusa per il protezionismo”, ha detto il presidente brasiliano, Luiz Inácio Lula da Silva, prima del vertice Ue-Celac. La Commissione spera di trovare una soluzione con il Mercosur entro al fine dell’anno. Lo stesso obiettivo è stato fissato per l’accordo con il Messico, che contribuirebbe a ridurre le dipendenze dell’Ue dalla Cina su macchinari e materie prime. Concluso nel 2018 e finalizzato nel 2020, l’accordo è bloccato da una richiesta dell’Ue di spacchettare l’intesa, cosa inaccettabile per i messicani. L’accordo con il Cile concluso nel 2022 dovrebbe essere il più semplice da adottare. Ma c’è sempre il rischio che “per qualche tonnellata di manzo, l’Ue rinunci al litio cileno”, spiega al Foglio una fonte europea. In attesa, la Cina ha superato l’Ue come primo partner commerciale dell’America latina.