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Le garanzie dell'Ue

Le proposte di Borrell per l'Ucraina delineano un negoziato complicato

David Carretta

Oggi la prima discussione sugli impegni di sicurezza per Kyiv: sul tavolo un fondo da 20 miliardi per armare gli ucraini. Resta da sciogliere l'opposizione di Orbán

Un fondo apposito per armare l’Ucraina da 20 miliardi di euro fino al 2027 e una missione di politica di sicurezza e difesa comune sul territorio ucraino per addestrare l’esercito di Kyiv: i ministri degli Esteri dell’Unione europea oggi inizieranno a discutere degli impegni di sicurezza di lungo periodo promessi a Kyiv dalla dichiarazione del G7 adottata durante il vertice della Nato a Vilnius. Un documento preparato dal Servizio di azione esterna di Josep Borrell traccia i contorni di quello che si annuncia come un negoziato complicato tra i ventisette. Due delle proposte – il fondo da 20 miliardi e la presenza di addestratori europei in Ucraina – dovrebbero dimostrare che l’Ue fa sul serio sulle garanzie di sicurezza.

 

Al Consiglio europeo del 29 e 30 giugno i capi di stato e di governo avevano preparato il terreno per permettere all’Ue di partecipare al quadro del G7 sulle garanzie di sicurezza all’Ucraina. “L’Ue e i suoi stati membri sono pronti a contribuire, insieme ai partner, ai futuri impegni di sicurezza per l’Ucraina, che aiuteranno l’Ucraina a difendersi nel lungo periodo, scoraggiare atti di aggressione e resistere a sforzi di destabilizzazione”, avevano detto i leader nelle loro conclusioni. La dichiarazione adottata dal G7 (Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Germania, Canada, Italia e Giappone si sono impegnati a concludere accordi bilaterali di sicurezza) il 12 luglio ha messo in moto la macchina del Servizio di azione esterna di Borrell. Secondo le indiscrezioni raccolte dal Foglio, il suo documento spiega che l’Ue è già uno dei principali contributori per la sicurezza immediata e di lungo periodo dell’Ucraina attraverso assistenza militare, finanziaria, commerciale ed economica. Il documento di Borrell contiene “elementi di ulteriore sostegno di natura sia militare sia non militare”. La prima discussione tra i ministri dei ventisette si terrà al Consiglio Affari esteri di oggi a Bruxelles. Un altro dibattito è previsto per la riunioni informali dei ministri degli Esteri e della Difesa che si terranno a fine agosto in Spagna. L’obiettivo è arrivare ad un accordo al vertice informale di Grenada, o al massimo entro il Consiglio europeo di dicembre. Non sarà facile. In politica estera l’Ue decide all’unanimità e l’opposizione dell’Ungheria di Viktor Orbán potrebbe compromettere le garanzie di lungo periodo per l’Ucraina.

 

Una delle principali proposte di Borrell dovrebbe essere la creazione di un apposito Fondo per finanziare le forniture di armi all’Ucraina per il periodo 2024-27. Finora l’Ue ha usato l’European Peace Facility, uno strumento intergovernativo, fuori dal bilancio comunitario, che si è esaurito rapidamente ed è stato più volte rifinanziato (l’ammontare delle risorse è passato da 5 a 12 miliardi di euro dall’inizio della guerra). Concretamente l’European Peace Facility permette agli stati membri di farsi rimborsare una parte delle armi che forniscono a Kyiv. L’idea delineata dal “non paper” è di creare un nuovo fondo dedicato per il periodo 2024-27. Secondo le stime basate su quanto sarà stanziato dall’European Peace Facility per il 2023 per l’Ucraina (4 miliardi), il Servizio europeo di azione esterna ritiene che il fabbisogno complessivo per i prossimi quattro anni salirà a 20 miliardi. Se all’inizio del conflitto, i paesi europei trasferivano vecchie armi (in buona parte di fabbricazione sovietica) dai loro stock, il prolungamento della guerra impone di comprare equipaggiamento più avanzato e sofisticato con un aumento dei costi. Il fondo dovrebbe finanziare il trasferimento di carri armati, missili, munizioni. Uno dei molti dilemmi da risolvere per i ministri è se prevedere anche il rimborso per i caccia che la coalizione di F-16 ha promesso a Kyiv. Alcuni governi potrebbero obiettare per l’ammontare delle risorse. Ma la grande incognita rimane Orbán. “L’ottavo pacchetto dell’European Peace Facility (da 500 milioni) è ancora bloccato dall’Ungheria. Non ci aspettiamo che tolga il veto” al Consiglio Affari esteri di oggi, spiega una fonte dell’Ue.

 

Un’altra idea contenuta nel documento di Borrell potrebbe essere, per alcuni aspetti, ancor più controversa: portare la missione di addestramento dei militari ucraini in Ucraina. La missione di politica e sicurezza comune Eumam Ukraine è stata lanciata alla fine del 2022. Attualmente l’addestramento di 25 soldati avviene in Polonia e in Germania. La proposta di traslocare una missione militare in Ucraina, con gli addestratori europei sul terreno, è difficilmente realizzabile prima della fine della guerra. Un’altra missione di sicurezza, ma a fini civili, Euam Ukraine, potrebbe tornare nel paese più facilmente. Il documento di Borrell elenca anche gli “impegni più ampi” dell’Ue nei confronti dell’Ucraina. I principali sono il sostegno nel processo di adesione all’Ue, la promozione della formula di pace di Volodymyr Zelensky, gli aiuti finanziari di lungo periodo (la Commissione ha proposto un pacchetto di 50 miliardi fino al 2027), il mantenimento delle sanzioni contro la Russia e la giustizia internazionale incluso un tribunale per il crimine di aggressione. 

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