a parigi
Il rimpasto del governo francese rafforza la premier Borne
Il presidente Macron fa uscire di scena la sottosegretaria Marlène Schiappa. Mentre entra nell'esecutivo Aurore Bergè, uno dei pesi massimi della maggioranza
Parigi. Era nell’aria, ma è sicuramente la notizia più importante del rimpasto ministeriale annunciato ieri: l’uscita di scena di Marlène Schiappa, macronista di lunga data e membro quasi permanente dell’esecutivo francese dal 2017. Schiappa, ex ministra per le Pari opportunità, era dallo scorso anno la segretaria di stato all’Economia sociale e solidale, un downgrade rispetto ai suoi precedenti incarichi che le era andato di traverso. La ministra-femminista paga il prezzo della cattiva gestione e dello spreco di soldi pubblici del cosiddetto Fonds Marianne, che lei stessa aveva lanciato nel 2021 dopo l’assassinio del professore di Storia e Geografia Samuel Paty per contrastare l’estremismo islamico e promuovere i valori repubblicani nei territorri corrotti dal separatismo.
A infastidire il presidente Emmanuel Macron era stata anche la sua intervista, con tanto di foto osé, rilasciata al magazine Playboy in piena protesta contro la riforma delle pensioni: un protagonismo giudicato eccessivo. L’altra notizia di rilievo è la promozione di Gabriel Attal, un altro fedelissimo di Macron, all’Éducation nationale, ossia al ministero dell’Istruzione. Attal, che fino a ieri era il ministro dei Conti pubblici, andrà a sostituire Pap Ndiaye, giudicato troppo fragile e ideologico per guidare un ministero che richiede carisma e autorità. Aurore Bergé, 36 anni, una delle Macron girls storiche, capogruppo dei deputati Renaissance, è stata scelta come ministra della Solidarietà.
Come sottolineato da BfmTv, Macron, con Bergé, fa entrare nel governo un peso massimo della maggioranza dallo stile molto offensivo. Cresciuta nei ranghi della destra, la parlamentare macronista si è affermata come uno dei volti più grintosi dall’inizio della legislatura, cercando di mantenere l’unità della maggioranza relativa e allo stesso tempo di destabilizzare i suoi avversari. C’è una nomina, invece, che sta già creando parecchie polemiche: quella di Aurélien Rousseau, ex patron dell’Agenzia regionale della Sanità dell’Île-de-France ed ex capo di gabinetto dell’attuale primo ministro, Élisabeth Borne, al ministero della Salute. Con la sua promozione, “rischiamo di avere un’accelerazione della politica di distruzione dell’ospedale pubblico”, ha denunciato il medico di pronto soccorso Christophe Prudhomme. “Durante il suo passaggio all’Agenzia regionale della Sanità dell’Île-de-France, non ha fatto nulla per sviluppare il settore pubblico”, ha aggiunto Prudhomme, che è anche portavoce dell’Associazione dei medici di pronto soccorso francese. Rousseau è stato al vertice dell’Agenzia regionale della Sanità dell’Île-de-France nel periodo più critico della crisi da coronavirus. Da questa scelta, a sorpresa, esce rafforzata Borne, quella che tutti davano per spacciata, pronta a lasciare Matignon all’ambiziosissimo Gérald Darmanin, ministro dell’Interno. Libération aveva dedicato la scorsa settimana un’inchiesta alla campagna dietro le quinte di Darmanin per diventare capo di governo: missione fallita. Per ora.