in germania
Merz parla di collaborazione tra Cdu e AfD, poi ci ripensa
Il presidente dei conservatori tedeschi scatena un putiferio aprendo a una possibile cooperazione a destra, ma il partito non è compatto sulla strategia da seguire. Immigrazione, asilo ed energia: ecco i temi per togliere voti ai sovranisti
Di rado le Zdf-Sommerinterview fanno tanto rumore. Inventate per riempire il palinsesto televisivo mentre il Bundestag è chiuso e i tedeschi sciamano verso l’Italia attraverso il Brennero, le interviste estive del secondo canale non lasciano troppo il segno. Tanto meno, poi, quando l’intervistato di turno non è il cancelliere federale ma, come nel caso di domenica, il capo dell’opposizione Friedrich Merz. Il presidente della Cdu ha scatenato un putiferio. Alle telecamere di Zdf, l’avvocato renano e anima conservatrice del partito che Angela Merkel ha spostato in anni recenti verso il centro dello schieramento politico, ha affermato che là dove i sovranisti di AfD strappino l’elezione di un sindaco o dell’amministratore di un circondario “è naturale che noi dobbiamo capire quali strade individuare per assicurarci di poter lavorare insieme”. Merz non stava parlando di un caso di studio: solo poche settimane fa nel distretto di Sonneberg, nell’orientale Turingia, il candidato di AfD, Robert Sesselmann, si è imposto con il 52,8 per cento su quello della Cdu, Jürgen Köpper, fermo al 47,2 nonostante l’appoggio trasversale delle altre formazioni democratiche. Merz è stato chiaro: noi dobbiamo rispettare il voto popolare, e le assemblee locali devono trovare il modo di amministrare la città o il distretto. Apriti cielo. I maggiorenti del partito, soprattutto quelli delle regioni occidentali, inclusi i fratelli separati della Csu bavarese, hanno aperto il fuoco contro l’avvocato colpevole di aver incrinato la diga costruita da Merkel proprio contro la formazione sovranista. Da anni l’indicazione è che con AfD non si parla, non si fanno accordi e non si governa: e se non lo si è fatto quando all’interno di quel partito c’era ancora qualche voce “potabile”, ancor meno lo si fa adesso che Alternative für Deutschland strizza l’occhio alla destra non solo no vax e filorussa ma apertamente eversiva, xenofoba e antidemocratica. “Di quale cooperazione si parla?”, ha eccepito il neosindaco conservatore della capitale, Kai Wegner, ricordando che il business model di AfD prevede solo “odio, divisione ed esclusione”. Secca anche la vicepresidente del Parlamento ed esponente della direzione della Cdu, Yvonne Magwas: “Anche se eletti localmente o al Bundestag gli esponenti di AfD restano estremisti di destra. E questi per la Cdu sono il nemico”. Con lei anche Söder (Csu), che a Merz ha ricordato le posizioni anti Ue e anti Nato di AfD. Fischi a Merz anche dalla Cdu dell’Assia, Bassa Sassonia e Schleswig-Holstein tanto che ieri mattina l’avvocato renano ha fatto una mezza retromarcia online.
Il silenzio dei leader nei Länder regionali, quelli cioè dove AfD corre fortissima nei sondaggi, superando il 30 per cento, mostra però che la Cdu non è compatta. Anche il governatore della Sassonia, il cristianodemocratico Michael Kretschmer, lunedì si è affrettato a ricordare perché la Cdu non può né intende avere nulla a che fare con la formazione sovranista, “che è radicalmente populista”. Eppure, ore prima l’ascoltato Kretschmer aveva suggerito di modificare la Legge fondamentale tedesca per restringere il diritto all’asilo, ricordando le oggettive difficoltà degli amministratori locali e regionali nell’accogliere i profughi in Germania. Per Kretschmer (e Merz) il successo di AfD è alimentato dalle politiche del governo in materia non solo di asilo ma anche di immigrazione e di sostenibilità energetica. Una sterzata a destra, argomentano, aiuterebbe a togliere benzina alla corsa dei sovranisti. Divisa sul da farsi, la Cdu di Merz è ben lungi dall’aver dimezzato i voti di AfD come promesso tempo fa dall’avvocato renano. Oggi metà partito moderato critica il proprio presidente che si è esposto al fuoco di socialdemocratici e verdi. Secondo il vicecapogruppo della Spd al Bundestag, Dirk Wiese, “le dichiarazioni di Friedrich Merz un anno prima delle elezioni statali nella Germania orientale sono sconcertanti”. Pungente, il vicecancelliere verde Robert Habeck che ha ricordato che “alla Germania serve un partito moderato affidabile; e affidabile significa dalle politiche stabili e orientate alla ricerca di soluzioni”. Destabilizzata dall’avanzata di AfD, oggi la Cdu non sa più che pesci prendere. E in Turingia i leader locali del partito cominciano ad aprire ai socialcomunisti della Linke. Nel 2018 il congresso della Cdu li aveva messi sullo stesso piano del partito sovranista.
Dalle piazze ai palazzi
Gli attacchi di Amsterdam trascinano i Paesi Bassi alla crisi di governo
Nella soffitta di Anne Frank