Kyiv si riorganizza
Le brigate ucraine create apposta per la controffensiva funzionano meno di quelle “anziane”. Riassetto in corsa
La lentezza della controffensiva di Kyiv non si spiega soltanto con uno svantaggio materiale che pure esiste – la mancanza di copertura aerea – ma anche con un difetto organizzativo per cui ora ci si assesta
Roma. In questa controffensiva Kyiv ha schierato due tipologie di brigate, quelle rodate che combattono fin dall’invasione totale o da prima, dalla guerra del Donbas cominciata nel 2014, e quelle di nuova generazione, create soltanto di recente e addestrate all’estero dai paesi Nato appositamente per questa controffensiva d’estate. Dopo i primi giorni del contrattacco, che è iniziato il 5 giugno, è diventata subito chiara una cosa: l’esperienza sul campo paga più di un addestramento molto sofisticato ma teorico e inevitabilmente piuttosto rapido.
Nonostante le brigate del primo tipo fossero più affaticate dai mesi trascorsi al fronte, erano più efficaci di quelle fresche che però hanno meno consuetudine con i luoghi in cui si combatte e con la guerra vera, che è diversa dalle simulazioni su un campo di addestramento. Gli avanzamenti visti finora nell’est e nel sud sono opera soprattutto delle brigate “anziane”. Quelle giovani hanno armi migliori – i mezzi occidentali come i Leopard e i Bradley – ma sono più insicure e avendone perse troppe (in proporzione al piccolo numero che era stato schierato) all’inizio, per proteggere le altre al momento non le usano. Questo comporta che la controffensiva a cui assistiamo non sia ancora quella che ci si poteva immaginare quando americani ed europei hanno deciso di dare a Kyiv i carri armati occidentali e altri mezzi potenti: la controffensiva “immaginata” si basava sull’utilizzo di quelli.
Alcuni militari ucraini avrebbero preferito lasciare prima Bakhmut ai russi che l’avevano già distrutta, per permettere ai propri soldati esperti che hanno difeso la città del Donbas di partecipare all’addestramento sui nuovi mezzi occidentali. Le linee di difesa ucraine oltre Bakhmut erano possenti e uno sfondamento russo verso ovest dopo la presa della città sarebbe stato comunque improbabile. Le nuove brigate addestrate in occidente sono composte in parte da uomini che non hanno esperienza in combattimento, in parte da soldati che prima appartenevano alle brigate anziane. Rispetto a questi ultimi però, come ha notato l’analista militare Rob Lee: “Se vai a chiedere a un comandante che sta difendendo Bakhmut di darti una parte dei suoi uomini, con tutta probabilità si terrà i migliori e ti consegnerà quelli non indispensabili”. Tra i fattori che non hanno aiutato la costituzione delle nuove brigate potrebbe esserci questa specie di selezione avversa, ma umanamente comprensibile se ci si mette nei panni dei comandanti. Un altro fattore è che, con il senno del poi e guardando a come è cominciata la controffensiva, gli analisti dicono che forse sarebbe stato meglio formare da zero nuovi battaglioni, che sono più piccoli e leggeri delle brigate, e inserirli nelle vecchie brigate. In sostanza creando un ingranaggio nuovo da immettere però all’interno di una grande macchina già rodata, invece che costruire la grande macchina da zero.
La lentezza delle controffensiva di Kyiv non si spiega soltanto con uno svantaggio materiale che pure esiste – la mancanza di copertura aerea – ma anche con un difetto organizzativo, per cui ora ci si assesta e che non è irrecuperabile. Per debellare le fittissime linee di difesa di Mosca sono molto efficaci le manovre coordinate, quelle in cui i movimenti sul terreno sono contemporanei agli spari, e non successivi. Significa togliere le mine, proteggersi, colpire i russi dentro le trincee e avanzare – tutto in sincrono. L’esercito americano e pochissimi altri sanno farlo ed era un obiettivo ambizioso insegnarlo alle brigate di recente costituzione di un esercito che è tutto giovanissimo come quello di Kyiv. Ma le nuove brigate ormai combattono al fianco delle altre da due mesi e ora conoscono meglio il territorio e il nemico, l’addestramento non è finito e nelle settimane e giorni di pausa continuano a esercitarsi per prendere confidenza con le nuove tecniche. Nel frattempo si procede secondo una strategia più lenta, che vuole innanzitutto ripulire il terreno dalle mine per rendere più semplici le manovre coordinate in futuro. E si usa uno schema con cui gli ucraini hanno più consuetudine: logorare i russi sulla linea di contatto e al contempo bombardare depositi e linee logistiche da lontano.
Anche alla fine dello scorso luglio si sprecavano le analisi sullo “stallo insostenibile”. Le condizioni sono molto diverse ma, anche con quelle più favorevoli dell’epoca (non c’erano linee di difesa russe paragonabili), nessuno credeva a uno sfondamento ucraino. Poi Kyiv aveva annunciato la fase cruciale del contrattacco estivo il 29 agosto ed era dilagata subito dopo. Le condizioni meteo per la controffensiva sono buone fino a ottobre compreso.