narcotraffico
Perché la Cina ignora la coalizione internazionale contro il fentanyl
Il presidente messicano Obrador unisce gli "Amigos" nella lotta all'oppioide. Xi non aderisce e attacca l'amministrazione Biden sulla vicenda
E’ normale tra i governanti populisti latino-americani cercare di fare sponda con la Cina in chiave anti americana o nel tentativo di riequilibrare quella che viene percepita come una storica disparità: questi flirt però non si traducono necessariamente in involuzioni autoritarie o totali rotture con Washington. Il presidente messicano Andrés Manuel López Obrador, detto Amlo dalle iniziali, è per molti versi un populista classico, anche se ha sempre cercato di conservare i rapporti con gli Stati Uniti. Specie in quel sistema di vertici nordamericani che si estende al Canada, e che viene definito dei “tre amigos”. Ma adesso anche lui è entrato in polemica con Pechino su un tema che invece lo mette in sintonia con i “gringos” del nord: la grave crisi del fentanyl. Il fentanyl è un oppioide sintetico il cui consumo è decollato durante la pandemia, che uccide sempre più gente negli Stati Uniti e in Canada, che rafforza i cartelli messicani, e che è prodotto a partire da precursori chimici made in China: il governo cinese però non sembra avere troppa intenzione di mettere sotto controllo l’export.
Oggi si chiude una seconda riunione del Comitato trilaterale per il fentanyl a Città del Messico. Originariamente sviluppato per soddisfare la necessità di antidolorifici più forti e utilizzato negli ospedali per le procedure chirurgiche, il fentanyl è diventato un ingrediente economico e abbondante nel traffico illegale di droga, spesso utilizzato per rafforzare o espandere le scorte di altre droghe illecite. Fino a 100 volte più potente della morfina nella sua forma di prescrizione e 50 volte più potente dell’eroina, il fentanyl può provocare una overdose fatale con soli due milligrammi, e infatti secondo i dati ha ucciso nel 2021 80.000 persone negli Stati Uniti e più di 8 mila in Canada. Negli Stati Uniti è ormai la principale causa di morte per le persone di età compresa tra i 18 e i 49 anni.
E’ stato dopo il vertice dei “Tre Amigos” tenutosi all’inizio di quest’anno tra Trudeau, Biden e Amlo che si è concordato di creare un meccanismo di alto livello in modo che i tre paesi possano cercare insieme delle misure per fermare il traffico di fentanyl. Secondo la dichiarazione congiunta che hanno rilasciato il 14 aprile dopo il loro primo incontro a Washington, “i tre governi si sono impegnati a migliorare le capacità di sorveglianza della droga” e a incontrarsi nuovamente. A Città del Messico si sono visti il segretario alla sicurezza messicano Rosa Icela Rodríguez; il consigliere per la sicurezza nazionale americano Elizabeth Sherwood-Randall con il sottosegretario al dipartimento di stato, Richard Verma: il consigliere per la sicurezza nazionale e l’intelligence canadese Jody Thomas assieme al capo dell’ufficio del consigliere per la sicurezza nazionale e l’intelligence Ramzi Nashef.
Per smantellare i cartelli della droga che inviano il fentanyl dal Messico agli Stati Uniti e al Canada i due paesi del nord stanno facendo pressione sul Messico per rafforzare le azioni contro i narcos, superando l’approccio di quasi tregua con cui Amlo aveva provato a porre fine alla “guerra alla droga”. Il Messico, da parte sua, ha tra le sue principali richieste che gli Stati Uniti intervengano per fermare l’ingresso illegale di armi nel suo paese, che aumenta la violenza delle bande di narcotrafficanti. Ma se su questi due punti è possibile che i tre partner polemizzino tra loro, c’è invece sintonia sulla lotta ai precursori chimici, dopo che la Cina non solo non ha voluto aderire alle proposte degli Stati Uniti di creare una coalizione internazionale contro il fentanyl, ma nell’ultima settimana ha alzato i toni contro l’Amministrazione Biden su questa vicenda, con articoli e comunicati in cui ha parlato di un “problema interno degli Stati Uniti”. Già ad aprile Amlo aveva accusato la Cina per il flusso di precursori chimici, aveva detto: “Abbiamo le prove”.
Cosa c'è in gioco