i rischi per l'eliseo

Parigi alle prese con il fine vita e con la cautela su cui insistono i medici

Mauro Zanon

A tre mesi dal parere favorevole all’“assistenza attiva a morire” emesso dalla Convenzione sul fine vita,  il governo francese si prepara a presentare un progetto di legge, affidato alla ministra Agnès Firmin Le Bodo, che va nella stessa direzione. Per il presidente Emmanuel Macron sarà uno dei dossier più delicati

Parigi. Per il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, sarà uno dei dossier più delicati della prossima rentrée: il disegno di legge sul fine vita. A tre mesi dal parere favorevole all’“assistenza attiva a morire” emesso dalla Convenzione sul fine vita, una commissione composta da 184 cittadini rappresentativi della diversità della popolazione francese e lanciata dall’inquilino dell’Eliseo lo scorso autunno, il governo di Parigi si prepara a presentare un progetto di legge che va nella stessa direzione. Secondo le informazioni del Monde, il progetto attualmente in fase di definizione mira a introdurre un diritto all’assistenza al suicidio, ossia la possibilità di chiedere la prescrizione di un farmaco letale al termine di una procedura molto rigorosa. Tale procedura sarà aperta esclusivamente alle persone maggiorenni, colpite da una malattia incurabile e la cui prognosi di vita va dai sei a dodici mesi. Le persone, inoltre, dovranno essere in condizione di esprimere la loro richiesta direttamente e di reiterarla. 

 

Incaricata di elaborare il progetto di legge, Agnès Firmin Le Bodo, ministra con delega all’Organizzazione territoriale e alle Professioni sanitarie, ha orchestrato fino al 20 luglio una serie di riunioni con i parlamentari di ogni corrente per “co-costruire”, secondo le sue parole, il testo sul fine vita. In parallelo, la ministra ha radunato un gruppo di rappresentanti del personale sanitario, in maggioranza contrario all’assistenza attiva a morire, secondo quanto riportato dal Monde. Nel settembre dello scorso anno, contro il futuro progetto di legge, si era già espresso il presidente dell’Ordine dei medici francese, François Arnault, dicendo che il ruolo del personale sanitario è, in casi irreversibili, accompagnare i pazienti verso la morte, non somministrarla. In seguito, tredici associazioni di categoria, che raggruppano circa 800 mila medici e infermieri, avevano chiesto al governo di lasciare il mondo sanitario “al di fuori di qualsiasi implicazione in una forma di morte amministrata”, perché “renderebbe fragili l’etica e la pratica del personale sanitario”. Senza dimenticare le parole dell’ex ministro della Salute François Braun, che alla vigilia di Pasqua aveva dichiarato: “Il dibattito sull’assistenza attiva a morire è ancora aperto. Un testo legislativo che va in questo senso cambierebbe profondamente la nostra società e il nostro rapporto con la morte”.  

 

Agnès Firmin Le Bodo ha assicurato che una prima versione del testo, che sarà presentata “entro la fine dell’estate”, sarà “moderata” e terrà conto delle varie posizioni, proprio per evitare “di dividere il personale sanitario”. Le riunioni con i parlamentari e i rappresentanti del personale sanitario riprenderanno i prossimi 6 e 7 settembre. Nel frattempo, l’Eliseo dovrà risolvere questo dilemma: per i malati che non saranno in grado di mettere fine da soli alla propria vita, è necessario che la futura legge preveda l’intervento di una terza persona? Secondo quanto sottolineato dal Monde da un esperto vicino al dossier, il parere sul fine vita è a ogni modo “rischioso per Macron”. Se si accontentasse di legalizzare l’assistenza al suicidio, il capo dello stato francese potrebbe essere accusato di aver approvato una “mezza misura” . Nel caso in cui invece Macron spalancasse le porte all’eutanasia, potrebbe provocare una levata di scudi da parte di quelli che allertano sul pericolo di una “frattura antropologica”.