Si chiude il vertice di Putin con i leader africani con due parole chiave: multipolarità e neocolonialismo

Micol Flammini

Sul grano Mosca non raccoglie applausi, ma sulle alleanze l’aggiornamento è fra tre anni. Il missile caduto nella regione russa di Rostov, le bandiere russe in Niger e Burkina Faso e le foto del capo del Cremlino esposte in Corea del Nord

Mentre Vladimir Putin era chiuso con i leader africani invitati a San Pietroburgo, a Taganrog, nella regione russa di Rostov, è  caduto un missile. Per dare la notizia a Putin, i suoi collaboratori hanno atteso che si aprissero le porte, hanno riferito i giornalisti di Ria Novosti che seguono il Cremlino. La portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha annunciato che ci saranno ritorsioni, mentre Kyiv ha detto che la responsabilità è di Mosca. I frammenti dell’S-200 che hanno colpito Taganrog non hanno fermato la seconda giornata del vertice, in cui Putin aveva promesso ai leader presenti  che avrebbe risposto alle loro domande sull’Ucraina. In molti, nei loro interventi, hanno augurato la fine rapida della guerra, qualcuno si è invece schierato apertamente con la Russia e con la necessità di costruire un nuovo ordine mondiale. Sul grano ci sono stati molti imbarazzi, perché nessuno dei leader africani, neppure quelli che si erano portati le magliette con il disegno della faccia di Putin, è riuscito a dire che la fine dell’accordo, che più di un anno fa aveva sbloccato il Mar Nero permettendone la navigazione ai mercantili per il trasporto dei cereali, sia stata una decisione giusta. Neppure la promessa di Putin di mandare a sei paesi tonnellate di grano gratis li ha convinti. L’influenza della Russia in Africa si fa sempre più forte, dove c’è instabilità spunta Mosca e l’obiettivo del Cremlino con questo vertice era proprio avvicinare il continente a Putin. 

 

Questa settimana, le bandiere russe in Niger e Burkina Faso e le foto di Putin esposte ieri al Palazzo del sole di Kumsusan in Corea del nord sono le vittorie della diplomazia della guerra del Cremlino che per uscire dall’isolamento avvinghia nuovi alleati, utili nella guerra per ricattare l’occidente o per avere armi. Alla fine del vertice Russia-Africa è stata adottata una risoluzione finale i leader africani hanno convenuto che c’è la disponibilità di Putin a dialogare sull’Ucraina. Ma dal presidente russo è arrivato un solo messaggio con due parole chiave: multilateralismo e neocolonialismo. “Esiste un sistema neocoloniale… possiamo vedere l’egemonia nei settori finanziario, tecnologico e alimentare”, ha detto Putin. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)