Il ritratto
Chi è Dilan Yesilgöz, l'erede di Rutte che spinge l'Olanda a destra
Liberale che snobbò la sinistra (e ora flirta coi sovranisti), ministro della Giustizia che fu rifugiata (e ora è inflessibile coi rifugiati). Nel Vvd non ha rivali: può diventare la prima premier donna nella storia dei Paesi Bassi
Secondo Mark Rutte “è la migliore”. E tanto basta per consegnare a Dilan Yesilgöz la pesante eredità del premier uscente, verso la guida del Vvd e dei Paesi Bassi – elezioni permettendo. ‘Teflon Mark’ è stato il più longevo. Yesilgöz, 46 anni, si gioca la carta della precocità: sarebbe la prima donna e la prima immigrata di sempre a capo del governo. Ad alcuni – a partire dal quotidiano Trouw, una sorta di Avvenire olandese – “ricorda Nelson Mandela”. Ad altri la sua nemesi: profuga contro i profughi, spregiudicata e poliziesca. Lei preferisce farsi chiamare ‘pitbull empatico’. E a furia di carota e bastone si è presa la municipalità di Amsterdam, poi la Tweede Kamer e il ministero della Giustizia. Per ora.
Personaggio complesso, Yesilgöz. È figlia di un avvocato e sindacalista curdo, che da Ankara chiese asilo all’Olanda dopo il colpo di stato del 1980. Dilan lo raggiunse con la madre e la sorella quattro anni più tardi, al termine di un viaggio della speranza partito dal mar Egeo. Oggi è sposata con René Zegerius, manager della sanità pubblica, e da lui ha rivendicato pubblicamente questo secondo cognome di origine ebraica: ecco il paese multietnico. Yesilgöz-Zegerius si è interessata alla politica sin da ragazza, quando studiava scienze socioculturali alla Vrije Universiteit di Amsterdam. È invisa alla sinistra proprio perché vi ha flirtato a lungo: Partito socialista, PvdA, GroenLinks. Poi alla fine ha scelto i liberali. Viene eletta consigliera comunale di Amsterdam nel 2014, dove si fa notare per le agguerrite iniziative contro la piaga delle molestie di strada – fino alle perquisizioni corporali preventive. Chi non approva i suoi metodi la ribattezza ‘law and order’. “Sono una combattente”, ribatte lei. E non lo nasconde. Anche la sua bacheca Instagram, oggi, è intasata da due grandi filoni: i cani e la polizia. In secondo piano l’Ajax e gli arcobaleni Lgbtq – siamo pur sempre in Olanda.
Ma è grazie agli azzardi oratori, che Yesilgöz in pochi anni ha scalato le gerarchie del Vvd: linguaggio forbito e rabbia para-sovranista, tacchi alti e pugni in guardia. Il partito dominato dall’immagine di Rutte cercava da tempo nuove note di colore. E il profilo dell’inflessibile turco-curda si addice allo scopo: parlamentare nel 2017, quindi riconfermata e premiata con il ruolo di sottosegretaria di Stato all’economia e alla politica climatica dal 2021 al 2022. Su questo Yesilgöz non transige: “Il clima è uno dei temi più liberali che ci sono”, ha dichiarato. “E il Vvd ha la responsabilità verso le generazioni future di aumentare il suo impegno in materia”. Subito dopo, nell’ultimo governo Rutte, diventa un guardasigilli di ferro. Il che riscuote un certo consenso bipartisan, quando si tratta di lotta alla criminalità organizzata. Ma spacca il paese, appena introduce una legge per impedire alle forze dell’ordine di indossare indumenti religiosi. “La neutralità dell’uniforme è tutto”, spiega il ministro. “Ritengo che ogni visibile manifestazione di credo non sia appropriata per un ufficiale”. Yesilgöz inoltre è stata in prima linea per sostenere l’azione della Corte penale internazionale contro Vladimir Putin. Ma ha anche ribadito che i rifugiati ucraini nei Paesi Bassi saranno tenuti a pagarsi l’alloggio, non appena sistemata la loro situazione lavorativa.
Un falco a trecentosessanta gradi. Soprattutto sulle questioni migratorie, che a luglio hanno portato alla caduta dell’esecutivo. Rutte aveva scelto lei per gestire le trattative – presto fallite – con le altre forze di maggioranza: ancora una volta, Yesilgöz si è impuntata sulla necessità di limitare il diritto di riunificazione per le famiglie di rifugiati provenienti dalle zone di guerra. La Dilan del mar Egeo non c’è più. Al suo posto si fa largo una politica rampante, senza avversari di rilievo all’interno del Vvd e con alleati sempre più discussi al di fuori. In questi giorni il ministro della Giustizia ha esplicitamente pianto l’addio alla cosa pubblica di Lilian Helder, deputata del Vvd di Geert Wilders. “Una perdita per l’intero Parlamento”. E quando Ruben Brekelmans, pari ruolo in quota liberali, nel corso di un’intervista-shock a EW Magazine ha aperto all’alleanza con l’estrema destra perfino il dimissionario Rutte ha preso le distanze. Yesilgöz invece no. Lei vuole governare.