Guerra di nervi e di droni
Attacco al porto russo di Novorossiysk: la flotta che bombarda Odessa non è al sicuro da nessuna parte
Gli attacchi con i droni che si infittiscono – in questo momento in cui la controffensiva non sfonda – sono lo strumento a disposizione di Kyiv nella guerra di nervi con Putin, che è più pericoloso quando si sente in una posizione di forza
Anche questa volta sono stati i blogger militari russi a dare un dispiacere al ministero della Difesa e a Vladimir Putin: il video dell’attacco con droni marini al porto di Novorossiysk, nel sud-ovest della Russia, lo hanno messo in circolo loro sui canali social nazionali smentendo la versione data dalle autorità. Nelle immagini in bianco e nero, girate dall’occhio che ha sul dorso il drone-barchetta Magura, si vedono i danni alla Olenegorsky Gornyak, una nave da sbarco russa che trasporta carichi pesanti, truppe e mezzi militari che ora è piegata su un fianco mentre imbarca acqua nel Mar Nero. Mosca aveva detto subito di essere riuscita a respingere l’attacco – l’unico a un porto commerciale russo in diciotto mesi di guerra – ma, dopo i primi post su Telegram dei blogger militari, in rete si sono affastellate le immagini inequivocabili dei danni subiti dalla nave. Il porto di Novorossiysk è rimasto chiuso per alcune ore. Allo stesso tempo sopra i cieli di Feodosia, sulla costa della Crimea, si vedevano i bagliori della contraerea in funzione e l’amministrazione di occupazione locale dice di aver abbattuto tredici droni ucraini tra la notte e l’alba. La flotta russa nel Mar Nero non è un bersaglio casuale, Mosca la utilizza per sparare missili contro le città ucraine e contro Odessa, che è stata presa di mira con una violenza e un’insistenza eccezionali per la città da quando Putin ha abbandonato l’accordo sul grano. Anche il porto di Novorossiysk non è un bersaglio casuale: è quello da cui la Russia spedisce il suo grano.
E’ il porto più vicino alle regioni meridionali che coltivano i cereali nel paese, il più grande esportatore di grano del mondo, ed è il più comodo per raggiungere i clienti in Asia, in America latina e in Africa. Ieri sui mercati globali i futures del grano sono aumentati di prezzo, come è già successo moltissime volte da quando Putin ha dato l’ordine di cominciare l’invasione totale un anno e mezzo fa, e poi dopo che Mosca si è ritirata dall’accordo mediato dal presidente turco Recep Tayyip Erdogğan e quando ha iniziato a bombardare senza sosta il porto di Odessa per impedire all’Ucraina di provare a vendere i propri cereali al resto del mondo anche senza il consenso del suo carnefice al Cremlino.
La guerra lunga, come quella che si combatte fra truppe trincerate al fronte, che in questo momento è frustrante per la Russia perché comunque perde terreno, ed è frustrante per Kyiv perché non ne libera abbastanza e non riesce a farlo in fretta, è anche una guerra di nervi. Mentre la linea che separa i due eserciti si muove di poco e lentamente, Kyiv non può permettersi di restare a guardare mentre i missili di Mosca colpiscono le infrastrutture civili e gli ucraini, e con i suoi droni dice a Putin e al mondo: non sottovalutateci di nuovo, non pensiate che siamo ancora disposti a subire, ogni attacco contro l’Ucraina avrà un costo – spesso simbolico e mai paragonabile in termini di distruzione a quelli di Mosca – in Russia.
Gli attacchi con i droni che si infittiscono, in questo momento in cui la controffensiva non sfonda, sono il migliore strumento a disposizione di Kyiv nella guerra di nervi con Putin, che è più pericoloso quando si sente in una posizione di forza. E’ un piano studiato con perizia e da tempo perché le capacità ucraine di colpire in profondità nel territorio russo che oggi sono evidenti si spiegano soltanto con programmi militari per costruire in casa armi sofisticate e potenti cominciati con molto anticipo. Il progetto di Kyiv “Army of drones” – l’esercito dei droni autoctoni – ha compiuto un anno una settimana fa.